[23/01/2006] Consumo

«La decrescita? Colpirebbe ancora chi ha meno»

ROMA. «L’orizzonte che riesco a intravedere è quello della crescita della disuguaglianza. La ricchezza si accentra sempre di più su una fascia ristretta di persone. Come avrebbe detto il Giusti: i meno contano di più dei più». Valentino Parlato (nella foto), economista e giornalista, fondatore del quotidiano «il manifesto», non ha perso il gusto del paradosso. Quando argomenta sui consumi, rispondendo alle domande di una intervista cui greenreport ha già sottoposto Carla Ravaioli, Marco Missaglia, Francesco Gesualdi e Marco Lami, Parlato cita il contenuto di un libro. «Lo sto leggendo proprio ora – dice – ed è un bel lavoro di Luciano Gallino. Si chiama “L’impresa irresponsabile” e penso sia davvero interessante. Ne ricavo proprio questo: il restringimento della classe media, che negli anni passati era cresciuta molto. C’è un numero sempre crescente di persone che sopravvive non senza problemi».
Anche lei critica la spinta alla crescita senza limiti?
«Non direi che siamo in un momento di crescita straordinaria. Anzi, penso che la crescita si sia rallentata, almeno in occidente. I numeri complessivi della crescita mondiale sono positivi perché ci sono India e Cina che fanno da traino all’intero sistema. Nemmeno gli Stati Uniti vanno benissimo, nonostante siano aiutati dalla guerra».
Ritiene quindi che la guerra sia ormai uno strumento di crescita se non di promozione economica per la principale potenza del mondo?
«Gli Stati Uniti stanno praticando quello che ormai viene definito keynesismo militare. Non lo dicono, né lo teorizzano: ma lo fanno. Usano la guerra come mezzo per salvare, o almeno aiutare, un’economia balbettante».
E delle teorie che riguardano la decrescita che cosa pensa?
«No, non mi convince. Per il semplice fatto che innanzitutto dovrebbe esserci una decrescita demografica, il che invece non c’è. E’ una scelta che indebolisce».
Che cosa sarebbe necessario allora secondo lei?
«Una crescita di giustizia, come dicevo. Nel senso di una distribuzione della ricchezza maggiormente equa».
Quindi la riduzione dei consumi non le piace proprio?
«Finirebbe per colpire ancora una volta i più deboli. In una situazione come quella che abbiamo appena detto, se tu vai in una casa di gran signori, che mangiano ogni giorno caviale e fois gras, e gli chiedi di rinunciare a qualcosa, sai che sacrificio. Ma se lo chiedi a coloro che mangiano appena appena e ti prendono a calci in culo, penso che facciano proprio bene».

Torna all'archivio