[10/07/2006] Comunicati

Ecco l’impostazione dei temi ambientali nel documento di programmazione

ROMA. Vediamo nello specifico come il Dpef varato dal ministro padoa Schioppa affronta le tematiche ambientali.
Affermare la Valutazione ambientale Strategica. La Vas, direttive 2001/42 CEE, si applica a piani e programmi (elaborati e/o adottati a livello nazionale, regionale o locale) che possono avere effetti significativi sull’ambiente, compresi quelli cofinanziati dall’UE. Specificatamente la direttiva indica i settori agricolo, forestale, pesca, industriale, trasporti, rifiuti, acque, telecomunicazioni, turismo, pianificazione territoriale e destinazione dei suoli.

Va ricordato che la Vas non si limita alla valutazione degli aspetti ambientali (comprendendo in questi biodiversità, quindi flora fauna, suolo, acqua, aria e fattori climatici), ma anche la salute umana, la popolazione, il patrimonio culturale, architettonico, archeologico, il paesaggio, nonché l’interrelazione tra questi fattori. Si supera in tal modo la logica del singolo progetto o intervento.

Gestione delle acque. Il problema della difesa del suolo va affrontato anche sul piano del coordinamento istituzionale e su quello della condivisione delle strategie individuate. Data l’esiguità dei fondi disponibili è indispensabile coinvolgere in termini di partecipazione finanziaria su progetti comuni e condivisi Regioni, Enti locali e privati. In relazione alla gestione dell’acqua, va riaffermata la corretta e piena applicazione della Direttiva 2000/60 che chiede una visione integrale dei bacini idrografici e della risorsa idrica e lega le problematiche di difesa del suolo con obiettivi di tutela della qualità delle acque. Le azioni e gli interventi in difesa del suolo e per una corretta gestione delle acque dovranno essere funzionali a combattere il processo di desertificazione in atto nelle regioni Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Campania; gli interventi dovranno essere coerenti a quanto previsto nella Convenzione Internazionale sulla Desertificazione, sottoscritta dal nostro Paese, e pertanto inseriti anche in una strategia internazionale che rafforzi il ruolo dell’Italia in questo ambito.

Tutela della natura. L’Italia ha sottoscritto la Convenzione Internazionale sulla Biodiversità e, anche nel quadro comunitario, ha condiviso il 2010 come termine temporale entro cui arrestare la perdita di specie animali e vegetali. Le azioni di conservazione devono andare oltre le aree protette e devono avere una visione d’insieme del territorio.

Bonifiche e rifiuti. In tema di bonifiche occorre garantire l’effettivo ripristino ambientale dei luoghi. I siti di interesse nazionale che devono essere sottoposti a bonifica sono oggi ben 54. Infine, in tema di gestione dei rifiuti occorre rafforzare gli interventi tesi ad incrementare la raccolta differenziata e a contenere la produzione e la pericolosità dei rifiuti stessi. L’impegno del Governo è quello di superare l’attuale fase di commissariamento nazionale che grava su ben cinque regioni con l’obiettivo di ricondurre la gestione del ciclo dei rifiuti nell’ambito ordinario della normalità. Il Governo è impegnato a contrastare con decisione le ecomafie che rappresentano non solo una grave ipoteca criminale sull’ambiente ma anche un aggravio dei costi economici e finanziari nell’intero settore.

Mare. La posizione geografica dell’Italia richiede una forte azione di tutela e gestione del mare. La piena applicazione della Convenzione internazionale di Barcellona, lo sviluppo di accordi tesi a diminuire gli impatti ambientali (dal traffico di sostanze pericolose ad alcune modalità di pesca), una maggiore attenzione alla salvaguardia e alla gestione integrata della fascia costiera (cercando di contrastare le gravi forme di erosione a cui il nostro Paese è oggi esposto), la diminuzione dell’apporto inquinante a mare di origine terrestre, una più efficace gestione delle aree marittime protette, sono aspetti integranti di una di una politica volta sia alla tutela ambientale sia alla preservazione di una risorsa cruciale per la nostra economia”.

Nel Dpef del governo Prodi è richiamata anche la necessità dell’attuazione degli impegni presi dall’Italia sul protocollo anti gas serra:

«Aggiornamento su adempimenti del protocollo di Kyoto. L’uso efficiente dell’energia è un elemento essenziale di una strategia diretta a contenere la dipendenza dell’Italia dall’estero in questo settore e rafforzare la competitività della nostra economia. Con la ratifica del “Protocollo alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, 11 dicembre 1997” (legge 1 giugno 2002, n. 120), l’Italia si è impegnata a partecipare ad un programma globale di riduzione delle emissioni di gas clima alteranti responsabili del c.d. effetto serra e che comporta, per il nostro Paese, la riduzione delle emissioni ad un livello medio, nel periodo 2008-2012, del 6,5 per cento inferiore rispetto al livello di emissione del 1990.

Elemento rilevante del programma è la possibilità per i Paesi di adempiere agli obblighi del Trattato sia riducendo le proprie emissioni, sia acquistando, attraverso appositi meccanismi (CDM – Clean Development Mechanisms) diritti di emissione (CER – Certified emission rights) da Paesi o soggetti che emettono al di sotto degli obiettivi loro assegnati. Stime recenti emerse nel corso del 2005, tuttavia, indicano maggiori emissioni di gas serra sul territorio nazionale rispetto a quanto previsto, e rideterminano in modo più stringente l’obiettivo di emissione, portandolo a 475 MtCO2, con un conseguente accresciuto scostamento dall’obiettivo (stimato in ca. 70 MtCO2).

Qualora tali stime trovassero conferma, ne conseguirebbe che il rispetto degli obblighi derivanti dal Protocollo di Kyoto e dalla direttiva emission trading implicherà con ogni probabilità oneri significativi, ma ancora da quantificare con precisione, sia per le nostre imprese, sia per la finanza pubblica. Il rispetto degli attuali parametri del protocollo di Kyoto e i nuovi obiettivi di riduzione di gas serra già indicati dalla comunità scientifica richiedono un ripensamento sulle forme di produzione, consumo e risparmio energetico oltre che sulle modalità di trasporto. Il Governo intende studiare forme di fiscalità ambientale per dare priorità ai progetti cofinanziati dalla Comunità Europea che hanno l’obiettivo della riduzione delle emissioni inquinanti.

In tale contesto, il Governo intende riprendere il processo di aggiornamento e revisione del “Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra”, al fine di verificare l’effettivo stato del percorso di avvicinamento agli obiettivi del Protocollo, ed individuare quelle misure che consentano di massimizzare i benefici indotti sull’economia nazionale in termini di tutela dell’ambiente e minimizzare i costi complessivi di adempimento agli obblighi del Trattato.

Il Governo valuterà con attenzione le strategie e le azioni che consentono di contenere la quantità di emissione e rispettare quindi gli impegni internazionali assunti. A titolo di esempio, si citano la piccola cogenerazione distribuita, l’incremento negli usi finali civili, la riduzione delle emissioni di N20 (ossidi di azoto), i biocarburanti e la definizione e attuazione di piani di mobilità urbana».

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