[07/07/2006] Energia

Togni (Anev): «Per l´Italia i più adatti sono gli impianti eolici di medie dimensioni»

ROMA. L’eolico fa discutere e non solo gli ambientalisti. Sono di questi giorni le prese di posizione dell’Authority dell’energia e del ministro Pecoraro Scanio che pongono questioni e rilievi. Ne parliamo con Simone Togni segretario generale di Anev (associazione nazionale energia del vento).

Dottor Togni, cosa ne pensa della relazione dell’Autority che sembra dare uno spazio marginale alle energie alternative?
«Certamente siamo delusi, soprattutto per quanto riguarda la visione dell’Autority sul sistema elettrico, molto poco attenata alle rinnovabili.
L’Autority le vede più come costo che come opportunità. C’è una tendenza dell’Autorità ad essere un organo formatore piuttosto che regolatore, come invece dovrebbe essere».

A cosa si riferisce?
«Al fatto che invece di mettere in discussione gli impegni internazionali sottoscritti, il protocollo di Kyoto, bisognerebbe rispettarli. La stessa Autorità non considera poi quanto costerà all’Italia il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, intanto però si parla dei costi che il protocollo avrà per il sistema energetico».

Dove sta la contraddizione?
«L’autorità accetta passivamente che i grossi operatori delle energie fossili girino i costi dei crediti delle emissioni e dei certificati verdi sui consumatori. E´ come se io girassi una multa per divieto di sosta al comune, mentre le penali dovrebbero essere pagate dagli operatori. Questo comporta una sottovalutazione da parte delle imprese energetiche tradizionali della necessaria innovazione e della necessità della diversificazione delle fonti energetiche e l’atteggiamento dell’Autority da una mano al perpetuarsi di questa situazione ed alla conservazione di un modello energetico tradizionale».

Il ministro dell’ambiente ha detto no al gigantismo eolico e si ai piccoli impianti, che ne pensa?
«Per l’eolico abbiamo di fronte importanti obiettivi e per raggiungerli sono ugualmente importanti sia il maxi che il mini-eolico. Detto questo, per le macchine giganti da 2 e 3 MW, sono d’accordo con il ministro, per un territorio come quello italiano, con una orografia così tormentata, le tagli di aereogeneratori migliori sono quelle medie che si integrano in maniera migliore con il paesaggio».

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