[07/07/2006] Energia

Silvestrini: «Invece di acquistare crediti all´estero, responsabilizziamo le Regioni»

ROMA. Il nuovo piano energetico nazionale che il ministro Pecoraro Scanio ha in testa, parte da un obiettivo sostanziale: arrivare entro la fine di questa legislatura a produrre almeno il 25% dell’energia nazionale da fonti rinnovabili. «Un obiettivo davvero ambizioso - commenta il direttore del Kyoto club e di Qualenergia.it, Gianni Silvestrini - che non so se riusciremo a raggiungere, ma che di sicuro dimostra almeno le buone intenzioni e che è in linea con quanto scritto all’interno del programma dell’Unione. In generale è però necessario pensare a un nuovo modello di piano energetico perché quelli fatti fino adesso sono ormai anacronistici e non tengono conto né della crescita dei consumi né della globalizzazione del mercato. Questo sarà sicuramente uno dei banchi di prova più importanti per questo governo».

Il ministro dell’ambiente, parlando dell’eolico, ha detto che bisogna puntare ai piccoli impianti e dire no alla “logica del gigantismo”. Che ne pensa?
«Per quanto riguarda i piccoli impianti c’è nuova normativa, che credo permetterà nei prossimi anni una grossa diffusione di questi impianti di piccole dimensioni, sotto i 20 kilowatt, che saranno utilizzati soprattutto in campo agricolo e nelle isole minori. Dopo di che bisogna dire che non tutto ciò che è grande è cattivo. Se per esempio si decide di fare un impianto eolico offshore in mezzo al mare è evidente che lo devi fare di grande taglia altrimenti non puoi ripagare i costi. La Gran Bretagna ha approvato in questi giorni un progetto gigantesco per mille megawatt. Quindi al ministro dico ben venga il minieolico, ma senza gli impianti da almeno un megawatt i numeri non si faranno mai».

Questione rigassificatori, Pecoraro parla di «strumento utile e necessario», ma prima di farli serve «un piano energetico nazionale o almeno una valutazione ambientale che ci dica quanti ne servono davero».
«Che i rigassificatori siano uno strumento utile siamo tutti d’accordo e non esistono dubbi, così come siamo altrettanto consapevoli, conoscendo il fabbisogno energetico dei prossimi dieci anni, che in Italia attualmente si può pensare a costruirne 3 o 4. Sono anche d’accordo sull’esigenza di avere un nuovo piano energetico nazionale per stabilire con esattezza il quanto e il dove, perché nella situazione attuale abbiamo visto spuntare una giungla di progetti locali in totale anarchia che non producono altro che inutili conflitti sociali con le popolazioni del luogo. Cosa intenda il ministro per valutazione ambientale, non lo so, di sicuro l’importante sarebbe fare chiarezza prima possibile su quali sono i progetti che servono davvero».

Un´altra affermazione del ministro è quella di potenziare i veicoli a trazione elettrica. Non pensa che in questo modo il gatto si rincorra la coda, visto che si andrebbe ad aumentare il consumo di energia elettrica?
«Sinceramente questo problema non me lo porrei, perché la percentuale di veicoli elettrici è davvero irrisoria e probabilmente resterà tale anche con queste iniziative. Quello che secondo me è importante è un’inversione di tendenza rispetto al protocollo di Kyoto. E per questo vorrei suggerire al ministro dell’ambiente di tentare la carta della responsabilizzazione delle Regioni».

Che cosa intende per responsabilizzare le Regioni?
«Le spiego: facciamo l’ipotesi, molto concreta e reale, che manchino all’appello 120 milioni di tonnellate di emissioni da recuperare ogni anno. Un terzo saranno riprese nei modi canonici come i certificati verdi e altre iniziative del genere. Un altro terzo attraverso nuovi interventi e infine, un terzo di queste emissioni, cioè 40 milioni l’anno per cinque anni, potrebbero essere allocate come responsabilità alle Regioni, riproducendo cioè l’approccio di “burden sharing” con cui l’Europa ha diviso tra gli Stati membri il proprio obiettivo assunto a Kyoto. In questo modo invece di acquistare crediti all’estero, sarà possibile destinare quei soldi risparmiati alle Regioni più virtuose. La responsabilizzazione delle Regioni è quindi secondo me un passaggio estremamente importante se si vogliono ottenere obiettivi ambiziosi di energia verde».

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