[05/07/2006] Rifiuti

Nuova proposta di legge sull´amianto: c´è tempo per correggere

ROMA. Una proposta di legge per l’adozione del testo unico in materia di esposizione all’amianto. E’ quella che i senatori dell’Ulivo hanno presentato ieri, a distanza di 14 anni dalla legge del 1992 e di 12 dal decreto attuativo del 1994. Legislazione buona, ma praticamente mai messa in atto, visto che le cause del fenomeno amianto non sono mai state aggredite e che quasi tutti i soldi sono serviti a risarcire le vittime dall’amianto, senza pensare che vittime dell’amianto sono anche, per esempio, tutti quei bambini che ancora oggi frequentano scuole coibentate con questa fibra e ancora da bonificare.

La nuova proposta di legge (primi firmatari Felice Casson, Ds; Milziade Caprili e Gigi Malabarba, Prc) si prefigge tre obiettivi prioritari: la bonifica del territorio, la realizzazione di forme adeguate di tutela sanitaria e la creazione del «Fondo per le vittime dell’amianto».

Riguardo al primo obiettivo si riconosce che «occorre prendere atto che, a quattordici anni dalla entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, sono ancora presenti migliaia e migliaia di tonnellate di fibre d’amianto e di cemento-amianto nelle fabbriche, negli edifici privati e pubblici, nell’ambiente. Bonificare il territorio è senza dubbio un obiettivo molto ambizioso per la cui realizzazione sono indispensabili: la mappatura della presenza dell’amianto nel nostro Paese, l’individuazione di discariche specializzate, “la fusione” delle fibre d’amianto prima del loro trasferimento nella discarica».

«Il problema che ci poniamo è la bonifica del territorio – esordisce uno dei primi firmatari, il vicepresidente del Senato Milziade Caprili – e mi auguro che trattandosi di un cosa così delicata e di una vera e propria emergenza nazionale, questo lavoro riguardi tutti i gruppi politici. Il testo è aperto a contributi e miglioramenti, perché noi stiamo cercando di dare risposte al problema, tenendo anche conto che la punta di malattia è prevista dal 2010 al 2015. E’ comunque una proposta di legge complessa, che nasce dal basso da diverse raccolte di firme e con tutte le coperture finanziarie necessarie».

Andiamo con ordine. La proposta di legge riconosce che di fatto la legge 1992 ha fallito i suoi obiettivi, almeno per quanto riguarda la bonifica del territorio, cioè le cause. E il primo pensiero è che neppure questo disegno di legge al momento pensa di affrontare le cause destinando una cifra irrisoria alla bonifica (30 milioni per risanare gli edifici pubblici, 15 milioni per quelli privati). Il secondo elemento su cui è necessario riflettere è che il disegno di legge parla di mappatura, ma non attribuisce alcun fondo a questo operazione preliminare per effettuare le bonifiche. Il che significa che nei 45 milioni di euro per le bonifiche devono rientrare anche i costi del censimento.

Terzo elemento. Le proposte di gestione del rifiuto amianto sono quantomeno discutibili perché impongono la termocombustione dell’amianto, la quale come minimo non è l’unica soluzione, come è già stato evidenziato dalla Dg 11 - Ambiente della Comunità europea. L’amianto infatti è una fibra che rimineralizza se messa isolata in discarica. La termocombustione dell’amianto invece, oltre ad avere costi molto più alti, porta con sé anche maggiori pericoli, perché spesso vengono "cotti" insieme all’amianto anche gli imballaggi utilizzati e gli indumenti di chi lo ha manipolato. E questo significa produrre ulteriori emissioni inquinanti nell’ambiente.

Detto questo, è necessario forse pensare in positivo ed augurarsi che sulla base di questa bozza, ora si sentano gli esperti delle Regioni che in questi anni hanno prodotto Piani di lavoro apprezzabili (la Toscana è certamente una di queste) e si raddrizzi il tiro, sia sulla quantificazione delle risorse necessarie, sia nella direzione da privilegiare (l´eliminazione delle cause) nell´utilizzo delle risorse che, infine, sulla ripartizione delle stesse.

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