[28/06/2006] Rifiuti

Fontanelli: «Rifiuti, impianti toscani a una sola azienda»

FIRENZE. «L’obiettivo potrebbe essere una società pubblica che gestisce la rete degli impianti dei rifiuti presenti in Toscana e la mette a disposizione dei gestori del servizio». E’ questa la proposta che Paolo Fontanelli (nella foto), presidente dell’Anci Toscana, avanza alla platea del convegno sui rifiuti, per un più efficace governo del sistema.

«La questione del recupero energetico – ha proseguito Fontanelli – va affrontata con minore timidezza. E’ ciò che abbiamo avvertito, anche nel confronto regionale. Invece bisogna insistere su questo, perché tanto il recupero di materia quanto quello di energia sono metodi di gestione dei rifiuti che hanno aspetti positivi». Quella dei rifiuti non può essere considerata una questione ideologica, né basata su principi astratti. Nessuno vuole le discariche. Bene, cominciamo a discutere di questo a partire dal punto di vista di chi le discariche sul proprio territorio le ha, sopportando anche l’arrivo di flussi extra-territoriali di rifiuti».

Fontanelli ha insistito sulla necessità del reale recupero dei materiali raccolti in modo differenziato. «E’ un terreno sul quale bisogna lavorare – ha spiegato – e con grande impegno. Voglio fare un esempio: Revet, alla quale tutti noi portiamo vetro plastica e lattine, può darsi che domani chiuda. Perché si tratta di un’azienda a maggioranza pubblica, sulla quale abbiamo investito una enorme quantità di risorse pubbliche, ma ha bilanci in rosso. Abbiamo piazzali di vetro pieni e per mandar via questo materiale bisogna pagare».

Il presidente dell’Anci Toscana ha invitato anche a creare un clima più ragionevole e costruttivo sulla realizzazione dei termovalorizzatori: «Bisogna capire bene se le forze politiche si oppongono ad essi lo fanno per la collocazione degli impianti, per il rischio di proliferazioni, o se lo sono per principio sempre e comunque. E’ il nodo che va sciolto. Se si verificasse che sono contro comunque, per principio, sarà difficile trovarci un accordo».

Infine, un passaggio non secondario sulla necessità di modificare la legge regionale. «Credo sia giusto modificarla – ha concluso – anche per evitare sovrapposizioni e allungamenti dei tempi. Penso alla competenza delle Province sui Piani provinciali e degli Ato sui Piani industriali. Bisogna riflettere sull’opportunità di questa distinzione, che crea dispersioni di tempo».

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