[20/01/2006] Rifiuti

Siena, il cuore della Toscana che differenzia e recupera

SIENA. «Il nostro risultato più importante? Sicuramente la chiusura del ciclo, sia pure in mezzo alle difficoltà tipiche di un’attività come la nostra». Lucia Coccheri è presidente di Sienambiente, l’azienda che da un anno e mezzo è gestore unico dell’ambito senese dei rifiuti. Il problema più importante lo individua nella crescita dei rifiuti: «E’ continua, a ritmi ormai insostenibili, mediamente del 6 per cento l’anno, ben oltre l’aumento del Pil».
E pensare che l’impegno prioritario dovrebbe essere la riduzione dei rifiuti…
«Sono d’accordo che sia una priorità. Ma senza precise azioni di sistema, nel mondo economico, ma anche istituzionale e politico, credo che resterà una dichiarazione di intenti. Il nostro piano provinciale prevedeva 115 mila tonnellate, ora siamo a 160 mila. Se il contesto rimane questo, ritengo assai difficile ridurre i rifiuti. Quante istituzioni praticano il green procurement nei loro bandi per l’acquisto di materiale? Ripeto: non basta annunciare.
Come va con la raccolta differenziata?
«Siamo riusciti ad arrivare al 37 per cento. Un risultato positivo, anche se risultato finale non è: sappiamo che è solo una tappa per arrivare al 50 e anche oltre».
Su quali impianti contate?
«Abbiamo un impianto di selezione, valorizzazione delle raccolte differenziate e compostaggio alle Cortine, che è un po’ il cuore del nostro sistema di recupero. Poi ci sono due discariche previste dal Piano provinciale, ad Abbadia San Salvatore e Sinalunga, e un altro impianto di smaltimento provvisorio di Torre a Castello, che però dovrà chiudere. In più, il termovalorizzatore dei Fosci, nei pressi di Poggibonsi, che ci apprestiamo a potenziare, proprio per ribadire e consolidare la nostra autosufficienza di Ato».
L’autosufficienza porta benefici ai cittadini del vostro bacino per la tariffa?
«Non ci sono dubbi. In questi giorni stiamo approntando la tariffa 2006. Leggo sui giornali ciò che dicono le altre aziende, che si lamentano per il fatto che i costi di smaltimento fuori dai loro Ato raggiungono cifre altissime. Per noi, e quindi per gli abitanti di Siena e provincia, è un vantaggio poter contare su impianti propri».
Avete raggiunto il 37 per cento di raccolta differenziata utilizzando quali sistemi? Anche il porta a porta?
«Noi cerchiamo di sperimentare sistemi di raccolta porta a porta per alcune frazioni merceologiche: in alcuni comuni grandi, come Poggibonsi, Siena e Chiusi, ad esempio per la carta e per altre tipologie. Utilizziamo naturalmente un sistema misto, stiamo cercando di implementarlo tenendo conto anche delle caratteristiche urbanistiche dei centri storici, dei costi, del decoro che certe città debbono mantenere: pensi un po’ a che cosa significa operare in una città come Siena, fra le più belle del mondo. Andiamo per gradi, stiamo lavorando insieme ai tecnici ed alla Provincia: il nostro amministratore delegato è impegnato nel cercare di tirar fuori un modello compatibile con il nostro territorio».
Sienambiente partecipa ad altre aziende?
«Abbiamo un sistema di partecipate: in Toscana siamo entrati in Revet, la società che avvia al recupero vetro, plastica e alluminio, controlliamo la Bioecologia che gestisce impianti per rifiuti liquidi a Chiusi e Buonconvento. Nel Lazio siamo soci di Cogesa, una società di Rieti che opera nei rifiuti liquidi anche pericolosi. Abbiamo partecipazioni anche in due società di diritto polacco. Ma stiamo cercando di razionalizzare le partecipazioni e concentrarci sulla Toscana. E’ qui che abbiamo il nostro core business».
Che cosa pensa del contesto toscano, in tema di gestione dei rifiuti?
«E’ una situazione difficile: non ci aiuta molto il contesto normativo generale, caratterizzato da sovrabbondanza e contraddittorietà di leggi. Vi è necessità di un contesto normativo che segua un progetto industriale e non viceversa. Da questo punto di vista, la legge regionale sui servizi pubblici locali può essere una grandissima opportunità: so che l’assessore Fragai sta girando per il territorio regionale sentendo le esperienze delle aziende. Vuol partire da una visione concreta di ciò che c’è: questo è essenziale. La Toscana dei servizi pubblici locali è una realtà importante».
E della freschissima approvazione del Consiglio dei ministri della legge delega che cosa pensa?
«Che potrebbe rappresentare un terremoto. Anche per noi che siamo gestore unico. C’è il problema del passaggio degli impianti all’Ato, di queste gare per l’affidamento del servizio che non credo siano così appetibili, visto che i nostri ricavi sono, in qualche modo, già fissati e stabiliti. Il rischio è che tutto si riversi sui cittadini».

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