[19/01/2006] Rifiuti

La Toscana che recupera: il caso Lonzi metalli

LIVORNO. Oltre 40 mila tonnellate di rifiuti avviate al recupero nel solo 2005, numeri che fanno di Lonzi metalli uno dei soggetti più importanti della Toscana che recupera. Testa e cuore alla periferia nord di Livorno, dove un tempo c’erano solo campi ma ormai vicinissima all’insediamento commerciale della «Porta a terra» sorto in quella zona da un paio d’anni, Lonzi metalli è referente di molti consorzi obbligatori per il riciclo dei rifiuti. «Siamo piattaforma autorizzata per Comieco e Rilegno, ma anche per Cobat», dice Anna Lonzi, presidente della società.
Ciò significa che recuperate rifiuti di diverse tipologie. Quali?
«Nel 2005 abbiamo avviato al recupero 12.780 tonnellate di carta e cartone, 14.500 tonnellate di legno, 6.000 tonnellate fra ferro e altri metalli, 10.000 tonnellate di inerti, 350 tonnellate di pneumatici e 45 tonnellate di plastiche».
Come si svolge la vostra attività?
«Noi contiamo su una superficie complessiva di circa 20 mila metri quadrati, dei quali 3 mila metri quadrati coperti con capannoni industriali. Il resto è costituito da piattaforme destinate allo stoccaggio e al trattamento delle varie tipologie di rifiuti».
Su quali impianti potete contare?
«Abbiamo un moderno selezionatore (nella foto: l’esterno dell’impianto) che ci consente di ottenere il massimo dalla cernita dei rifiuti che riceviamo, proprio ai fini di un massiccio recupero e della riduzione dello smaltimento in discarica».
Ma è davvero così? Riuscite a recuperare elevati quantitativi di rifiuti o il ricorso alla discarica è prevalente?
«Abbiamo diversi buoni motivi per recuperare davvero i rifiuti. La filosofia di fondo dell’azienda è basata sulla qualità e sulla salvaguardia dell’ambiente. Ma recuperare per noi è anche conveniente dal punto di vista economico: sia perché dalla vendita dei materiali ricaviamo un utile, sia perché evitare la discarica rappresenta un risparmio non indifferente».
E’ una scelta che avete fatto di recente quella di finalizzare la vostra attività al recupero?
«Non direi. Anzi, sul territorio siamo stati fra i precursori del decreto Ronchi che ha introdotto l’obbligo delle raccolte differenziate. Penso che con il tempo la nostra si sia dimostrata un’opzione lungimirante»
Voi raccogliete anche batterie usate. Si tratta di materiale pericoloso: quali garanzie potete offrire nel trattare questi rifiuti?
«All’interno dei nostri impianti c’è uno spazio attrezzato per ricevere accumulatori esausti al piombo: abbiamo mezzi dotati delle caratteristiche indicate dal Cobat per il ritiro e il trasporto delle batterie».

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