[23/06/2006] Urbanistica

Piombino, gli effetti sull´ambiente del piano strutturale

Oggi pomeriggio il gruppo di lavoro di Agenda 21 incontrerà nella sede del Circondario della Val di Cornia Paolo Nicoletti, il professionista di Ambiente Italia incaricato di elaborare la Vea (Valutazione degli effetti ambientali) del piano strutturale d’area della Val di Cornia. Dalla prossima settimana partirà la discussione vera e propria, con tre incontri programmati sul territorio: lunedì prossimo alle 21 nella sala congressi dell´hotel Phalesia a Piombino, quindi martedì 27 a Venturina (delegazione comunale) e il 3 luglio a Suvereto (museo d´arte sacra).

Dottor Nicoletti, può spiegarci allora quali saranno gli effetti prodotti dal piano?
«In sostanza abbiamo studiato tutte le conseguenze che il piano avrà, anzi avrebbe, sulle risorse ambientali dell’area, quindi sulla disponibilità di acqua, sul consumo del suolo, sull’inquinamento dell’aria...»

Quindi quali valutazioni numeriche si dà di questo piano strutturale?
«I numeri sono legati alla quantità di trasformazioni che vengono previste, che il piano ipotizza ma non definisce in modo preciso soprattutto per quanto riguarda le possibili localizzazioni».

Cioè?
«Il Piano strutturale della Val di Cornia non agisce in modo preciso sulle varie aree, perché sarà il regolamento urbanistico a decidere su quali aree intervenire».

Quindi le vostre valutazioni in cosa consistono?
«Quello che noi abbiamo fatto è stato per prima cosa individuare le criticità dell’area di interesse. Immediatamente dopo e sulla base delle criticità individuate, abbiamo fornito allo strumento che è il Piano strutturale d’area, una serie di prescrizioni e direttive per poter intervenire in modo sostenibile dal punto di vista delle risorse».

Quali sono le criticità individuate?
«Sicuramente uno degli elementi di maggiore preoccupazione è la disponibilità di risorse idriche: le eventuali trasformazioni che il piano strutturale ipotizza potranno essere realizzate solo nel momento in cui viene mitigato l’impatto ambientale. Detto in parole ancora più povere la trasformazione può essere fatta se prima vengono fatte azioni utili a salvaguardare la risorsa idrica, ovviamente prese di concerto con l’autorità di ambito».

Il deficit idrico calcolato per l’area della Val di Cornia interessata dal piano strutturale è stato stimato in 3 milioni e mezzo di litri. Questa criticità è stata tenuta in considerazione?
«Certo, però è anche vero che da uno studio recente dell’Ato viene fuori che esiste una riserva idrica importante ancora non utilizzata, nel bacino acquifero di San Vincenzo. Tale disponibilità è stimata intorno ai 45 litri al secondo, per cui noi abbiamo calcolato che le nuove trasformazioni urbane previste non superino come necessità quel tipo di quantità di acqua disponibile. Quindi potrebbero essere messe in campo a patto di fare prima le azioni necessarie a rendere utilizzabile quella risorsa idrica al momento ignorata.

Che calcoli sono stati fatti per stimare questa sostenibilità?
«Dunque il calcolo non è semplicissimo, provo ad andare un po’ a memoria. Intanto io mi riferisco ad acqua per scopi idropotabili, quindi per le abitazioni. Le faccio un esempio: se nel piano strutturale si parli di 2000 nuove case tale valore va moltiplicato per 2,5 che è il coefficiente medio di abitanti. Viene fuori un numero di 5000 persone e siccome per ogni individuo si impone una dotazione di almeno 150 litri al giorno, la necessità complessiva di un intervento del genere è data dalla moltiplicazione 5000 x 150, ovvero 750.000 litri d’acqua al giorno. Questa è la necessità. Se la disponibilità è maggiore per noi l’intervento è sostenibile».

(nella foto: una panoramica di Piombino)

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