[21/06/2006] Rifiuti

Rifiuti hi tech, siamo a quota 800 mila tonnellate

ROMA. Giusto ieri la neonata Assoraee, l’associazione nata in Fise-Confindustria per rappresentare le imprese che si occupano di trattare e recuperare i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, lanciava l’allarme per la mancata stesura dei decreti di attuazione della normativa che recepisce la direttiva europea sulla gestione di questi materiali giunti a fine vita.

La Hewlett-Packard, uno dei maggiori produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, ha promosso un convegno sul tema «L’ambiente tra responsabilità e sfida competitiva», al quale ha partecipato anche il capo della segreteria tecnica del Ministero dell’ambiente, Fabrizio Fabbri. Proprio lui ha annunciato la volontà di recuperare «una situazione che abbiamo trovato e già in essere», con l’obiettivo di stabilire «regole certe» e di procedere all’attuazione delle norme introdotte.

Parlare del pianeta-Raee, come riferisce la stessa Hp, significa mettere sotto la lente d’ingrandimento un volume di rifiuti che ammonta a circa 800 mila tonnellate l’anno: 14 chili pro-capite tra elettrodomestici, computer, telefoni, fax, apparecchi radio, tv, videoregistratori, tubi al neon e videogiochi. Gran parte di questi oggetti, pur essendo comuni «compagni di viaggio» nella nostra vita quotidiana, sono rifiuti pericolosi, che contengono sostanze potenzialmente inquinanti. Il dato riguardante la raccolta, che risale al 2004, parla di circa 74 mila tonnellate. Oltre 700 mila tonnellate sfuggirebbero, dunque, alla corretta gestione, mentre in base alla legge la previsione di raccolta, ogni anno, dovrebbe toccare le 220 mila tonnellate, a partire dal 31 dicembre 2006.

La Hp, nel convegno che ha promosso, ha illustrato le sue strategie di recupero. Nel 2005 ha ritirato e riciclato oltre 64 mila tonnellate di prodotti usati, il 17% in più rispetto all’anno precedente. «L’impatto ambientale – ha detto l’amministratore delegato di Hp, Nicola Aliperti – ha sempre più rilevanza e noi produttori abbiamo molte responsabilità. Grazie a questa consapevolezza siamo impegnati in una pianificazione dei processi produttivi e gestionali non limitandoci al mero rispetto delle normative ma adottando specifici programmi e codici di autodisciplina in favore dell’ambiente».

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