[20/06/2006] Parchi
Balene, Greenpeace pronta a nuove azioni negli oceani
ROMA. Arrivano brutte notizie dai Caraibi, dove il Giappone è riuscito a far passare nella cinquantottesima sessione della commissione internazionale baleniera, la «dichiarazione di St. Kitts e Nevis», una risoluzione – comunque non vincolante – a favore della caccia ai grandi cetacei.
Greenpeace decide di tornare nell’Oceano meridionale per riprendere la battaglia contro la caccia alle balene. Il Giappone non è riuscito a eliminare le misure di protezione dei piccoli cetacei, e a consentire la caccia delle balenottere minori e di Bryde nelle proprie acque territoriali, ad abolire il Santuario dell’Oceano meridionale. Da bordo della «Rainbow Warrior» di Greenpeace, Alessandro Giannì spiega che «è ridicolo che qualcuno all’interno della Commissione pensi davvero di promuovere la caccia alle balene in base al falso assunto che mangiano troppi pesci e quindi minacciano l’attività di pesca». «E’ come se si imputasse ai picchi – dice – la deforestazione del pianeta! Per milioni di anni pesci e balene hanno convissuto senza problemi. Negli ultimi anni, armate di pescherecci industriali, con le reti a strascico e le reti derivanti hanno portato al collasso gli stock ittici. La Rainbow Warrior è partita questa mattina da Genova proprio per denunciare la pesca illegale nel nostro mare, anche in pieno Santuario dei Cetacei».
Greenpeace specifica che secondo Nippon Research Center/Gallup più del 77 per cento dei giapponesi è contrario alla caccia alle balene in mare aperto e solo il 4,7 per cento mangia spesso carne di balena. Ma la commissione internazionale baleniera il prossimo anno si terrà proprio in Giappone che cercherà di sfruttare questa occasione per riaprire la caccia alle balene. «Le pressioni del Giappone sulle autorità di St. Kitts – conclude Giannì – hanno tenuto la nave di Greenpeace lontana dall’isola ma non zittiranno la nostra protesta. Torneremo nell’Oceano meridionale per cercare ancora di fermare le baleniere giapponesi».