[20/06/2006] Comunicati

L´ambiente, fra road map ed il pericolo «riserva indiana»

LIVORNO. Le difficoltà del nuovo governo a parlare il linguaggio dell’ambiente si fanno largo a giorni alterni. Quando, cioè, intervengono ministri e sottosegretari chiamati a occuparsi di economia e attività produttive, che dicono cose sostanzialmente e sostanziosamente diverse da chi, invece, guida l’ambiente. Un’occhiata ai quotidiani di oggi è sufficiente per comprendere il registro con il quale il ministro Bersani ed il sottosegretario alla presidenza Letta (Enrico, almeno il nome è cambiato) hanno preso parte all’assemblea di Assolombarda, appuntamento da non mancare per chi è chiamato a dirigere le politiche industriali del paese. Questione settentrionale, centralità delle imprese, valorizzazione della cultura della laboriosità patrimonio storico del nord, priorità alle grandi infrastrutture sono gli argomenti con cui il ministro ha cercato di toccare le corde giuste della platea di imprenditori (riuscendovi almeno in parte, secondo i commenti degli ambienti confindustriali). Poche parole sul lavoro, nessuna sulla sostenibilità. Che invece è il centro-motore di ogni dichiarazione che il ministro Pecoraro Scanio rilascia. La sua lista di grandi opere, illustrata la scorsa settimana, mette al centro le esigenze di tutela del territorio (anzi, dei territori) facendone un elemento di competitività diffusa. Ma quella che lui stesso ha chiamato «road map» appare differente dalle priorità individuate da Bersani.

Pur ribadendo, cosa che abbiamo già fatto anche la settimana scorsa, che con un esecutivo di segno politico opposto questi argomenti non sarebbero neanche stati in discussione, come non rilevare che l’ambiente è vissuto sempre di più come un settore separato dagli altri e non come una variabile che interessa, trasversalmente, tutti gli aspetti della vita politica, sociale ed economica del paese? La scelta di affidare a un esponente verde (di più: al capo dei Verdi) il ministero dell’ambiente tradisce un approccio che è, esso stesso, parte non irrilevante del problema di fondo. Con il rischio conseguente, per non dire scontato, che fra le due impostazioni di governo così evidentemente diverse, finiscano per prevalere i rapporti di forza e non una visione d’insieme delle esigenze di sostenibilità dello sviluppo che pure non era assente dal programma con cui l’Unione si è presentata al giudizio del voto popolare.

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