[03/01/2006] Rifiuti

Tariffa rifiuti, conti più salati quando mancano gli impianti

LIVORNO. Vecchia Tarsu addio, ormai sono molte le città in cui le famiglie pagano direttamente al gestore del servizio rifiuti la Tariffa d’igiene ambientale. Livorno si è adeguata al volere del decreto Ronchi proprio in queste settimane. Ed il 2006 appena iniziato è l’anno che saluterà l’introduzione della Tia. Aumenti in vista per molte categorie di imprenditori e per le famiglie. Filippo Di Rocca (nella foto), presidente dell’Aamps, la spa del Comune che gestisce il ciclo dei rifiuti, ne spiega i motivi: «Gran parte degli aumenti sono dovuti oggettivamente alla carenza di impianti. La chiusura della discarica per noi rappresenta un elemento con il quale dover fare i conti, un fattore di incremento di costi non indifferente. Così come la necessità di avviare al recupero il materiale raccolto in modo differenziato: non abbiamo un impianto di compostaggio, quindi trasferire i rifiuti organici a Montespertoli comporta spese notevoli. Voglio dire che quando non hai impianti il ciclo dei rifiuti rischi, in buona sostanza, di subirlo. E per fortuna che abbiamo il termovalorizzatore: fra l’altro starà fermo per tre mesi, una fermata programmata per ragioni di manutenzione». Di Rocca esprime, comunque, soddisfazione perché l’azienda è riuscita a tenere fermi i costi di spazzamento e raccolta: «Nonostante l’adeguamento del Contratto collettivo nazionale di lavoro aumenti i costi di oltre il 6 per cento, siamo riusciti a recuperare produttività ed a mantenere il totale della spesa invariato».
All’Elba, invece, l’introduzione della tariffa non interessa ancora tutta l’isola. Giovanni Frangioni, presidente dell’Esa (Elbana servizi ambientali), che gestisce il servizio, fa il punto della situazione. «Solo a Portoferraio c’è la tariffa, gli altri sette comuni elbani hanno ancora la tassa. Abbiamo proposto all’assemblea dei soci Esa (7 comuni su 8, ndr) di passare a tariffa prima del gennaio 2008. Come? Intanto abbiamo sottoscritto un accordo con i comuni e avviato una discussione tecnica per rendersi conto di cosa succederà fra due anni, attraverso simulazioni. C’è stato un incontro coi responsabili degli uffici tributi per vedere se intanto è possibile almeno omogeneizzare il livello tariffario all’Elba, che vede vistose disparità tra comune e comune».
Anche Frangioni tira in ballo il problema del trasporto di rifiuti fuori dal territorio di competenza dell’azienda. «L’Elba – spiega – soffre per la mancanza di autosufficienza nel campo dei rifiuti ed i costi della logistica e del trasporto via mare si scaricano sul sistema delle imprese elbane e sulle famiglie. Abbiamo posto la questione anche all’Ato 4. Questa diversità, dovuta a condizioni oggettive territoriali e di impiantistica, sta creando disuguaglianze nel sistema tariffario, tra cittadini dell´isola ed il resto della popolazione dell´ambito provinciale. Va individuata una soluzione per spalmare i maggiori costi dell’Elba su un criterio di ambito, attraverso una tariffa d’area».

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