[14/06/2006] Rifiuti

Tommaso Sodano: «A serio rischio il diritto ambientale»

ROMA. Il senatore Tommaso Sodano (Rifondazione comunista) è stato eletto nei giorni scorsi presidente della Commissione ambiente di Palazzo Madama. Napoletano e di professione agronomo, Sodano è stato eletto in Senato la prima volta nel 2001 ed è stato membro tra le altre, dell´ultima commissione d´inchiesta sul ciclo dei rifiuti. In una delle sue prime dichiarazione ha affermato la necessità di istituire anche in questa legislatura la bicamerale sui rifiuti.

Presidente perché ritiene che ci sia questa necessità?
«Ritengo utile proseguire l´esperienza che la Commissione bicamerale ha fatto nella passata legislatura, portando alla luce le tante sofferenze ambientali legate ad una sbagliata gestione del ciclo dei rifiuti in gran parte del Paese, ma anche punti di eccellenza che andrebbero valorizzati ed elevati a sistema. E´ uno strumento necessario nella lotta alle ecomafie, che rappresentano un vero business internazionale con centrali operativi sparse in giro per il mondo. Mi è rimasto il rammarico per non avere ultimato il lavoro di inchiesta sul traffico di rifiuti verso la Somalia e il probabile coinvolgimento di questo traffico nell´uccisione di Ilaria Alpi».

Perché secondo lei è importante il riconoscimento del delitto ambientale nel codice penale?
«Perché sono molteplici i fattori che allo stato attuale rendono di scarsa efficacia la protezione prestata dal nostro sistema penale all´ambiente; si basa sostanzialmente su misure come le sanzioni pecuniarie che a volte vengono messe "in conto" dalle industrie come spese necessarie per le loro attività. Si tratta di qualificare come delitti le condotte di trasgressione dolosa della criminalità ambientale, che è sempre di più criminalità di impresa e di profitto, spesso su base organizzata. Diventano dunque indispensabili misure che vadano a colpire i patrimoni arrivando alla confisca dei profitti del reato».

La legislazione ambientale, già ridondante e soggetta a libere interpretazioni prima del varo del Testo unico (oltre 3.000 le pagine fra leggi nazionali, regionali, decreti, delibere ecc....), è ora in una fase estremamente confusa e pericolosa per l´ambiente, per i controllati e per i controllori. Da una parte ci sono prescrizioni cogenti, dall´altra annunci di abrogazione e sospensione che avranno tempi non brevi per affermarsi. Non ritiene che, in un ambito così delicato siamo formalmente e sostanzialmente in presenza di incertezza del diritto e, conseguentemente di incertezza del dovere? E gli enti di controllo, in questa situazione, come si possono/debbono muovere secondo lei?
«Condivido le preoccupazioni e ritengo necessario in prima istanza mettere mano alla Delega Ambientale che ha prodotto già una serie di decreti e regolamenti che mettono a serio rischio il destino del diritto ambientale nel nostro Paese. Indubbiamente c´è anche una esigenza di una rivisitazione del sistema delle competenze e dei controlli, largamente deficitario nel nostro paese, e soprattutto nel Mezzogiorno».

L’ambiente strettamente legato alle dinamiche dello sviluppo. Ma nel suo primo discorso il governatore della banca d’Italia Mario Draghi ha parlato di crescita, come priorità assoluta, senza mai citare una sola volta l’ambiente. Perché gli economisti stentano a riconoscere il ruolo della sostenibilità come fattore di sviluppo?
«Credo che ci sia ancora una profonda arretratezza nelle analisi di molti economisti che continuano a leggere le dinamiche ambientali legate soprattutto ad "animi gentili" piuttosto che come reali fattori di sviluppo. C´è ancora molta strada da fare ma nel programma dell´Unione si colgono elementi innovativi rispetto a queste analisi e credo che già nel Dpef e nella successiva Finanziaria si dovranno cominciare a leggere in modo chiaro questi segnali. Del resto il recente rapporto sullo stato dell´ambiente in Cina ci porta in modo drammatico ad una riflessione sulla condizione del modello di sviluppo tradizionale capitalistico, dove a tassi di crescita elevati corrispondono rischi concreti per il futuro del pianeta».

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