[13/06/2006] Comunicati

Nel Prs toscano l´ambiente non è un ospite indesiderato

FIRENZE. Ci saranno tempi e modi per capire quanto, nei fatti, sarà armonioso «il valzer fra sviluppo economico e tutela del territorio e dell’ambiente» cui pensa la Regione Toscana, che proprio ieri ha alzato i veli sul Piano regionale di sviluppo 2006-2010. Le parole pronunciate dal presidente Claudio Martini (nella foto) e dal suo vice Federico Gelli, che si ritrovano in molti dei quotidiani toscani di oggi, danno comunque il senso di una volontà ben precisa: quella di pensare ad uno sviluppo non scollegato dalla sua qualità. Il che non vuol dire ignorare i duri colpi della crisi, che anche in Toscana si fa sentire, ma affrontarla senza abbassare la guardia davanti alle esigenze dell’ambiente e della sostenibilità. Ambiente che figura nella lista delle dodici sfide di cui si compone il Piano, a conferma del fatto che il cammino verso un’integrazione delle politiche economiche ed ecologiche è, purtroppo, ancora molto lungo e impegnativo e che la tentazione di considerare l’ambiente come un settore, sottovalutandone (o a volte ignorandone) la carica di trasversalità che lo caratterizza, è tuttora assai forte.

E’ un fatto, però, che la Toscana pensa al suo futuro senza avere smarrito la bussola di uno sviluppo di qualità, o almeno dice di farlo (giusto ieri eravamo a rilevare l’estrema difficoltà nel mantenere, da parte del governo nazionale, l’ambiente fra le sue priorità o almeno fra le questioni tematizzate). E’ chiaro che sarà necessario misurare la corrispondenza, o l’eventuale distanza, fra obiettivi annunciati e realizzazioni. Fra il dire e il fare c’è di mezzo, come al solito, una infinita serie di variabili e di condizioni, fra le quali spicca una caratteristica storica della Toscana, quella di essere la terra dei mille campanili.

Il pericolo dei localismi sempre più marcati ed esasperati è costantemente in agguato. E viene acuito da un altro elemento, che già abbiamo riscontrato a proposito del confronto su «Toscana 2020», ovvero i materiali che facevano da sfondo e da corredo alle linee del Piano regionale di sviluppo: l’assenza pressoché assoluta di interventi da parte delle forze politiche. Tutto sembra delegato, quando non appaltato, alle istituzioni, soprattutto ai loro esecutivi ed a chi li guida. Qualche gruppo consiliare fa sentire la propria voce, ma è la carenza di luoghi di elaborazione e di sintesi a colpire. La funzione dei partiti, insomma. Che non riguarda esclusivamente le questioni della sostenibilità, ma di certo tocca, e in maniera decisa, anche queste.

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