[09/06/2006] Rifiuti

Confronto Arpat-associazioni ambientaliste sul nuovo codice ambientale

FIRENZE. Si è svolto ieri all’Arpat il secondo appuntamento di approfondimento tematico tra l’Agenzia regionale e le associazioni ambientaliste toscane. Oggetto del focus è stato «Il nuovo D. Lgs. 152/06, Norme in materia ambientale». «La legge delega 308/2004 e il suo decreto attuativo – ha introdotto la direttrice generale Arpat Sonia Cantoni – sono stati un’occasione mancata di raccordo di varie normative esistenti e per recepire in modo adeguato le direttive europee rispetto alle quali invece si sono introdotti spazi di contraddizione. Inoltre il decreto è stato emanato in modo centralistico, non tenendo conto della sussidiarietà, senza attuare nessun tipo di confronto a partire da quello con i Dipartimenti del Ministero, con le Regioni e con lo stesso sistema delle agenzie».

«E’ difficile comprendere – ha continuato – come in alcune parti il decreto possa essere adattato e raccordato alla normativa regionale. Per noi che ogni giorno siamo chiamati a dare risposte sul territorio, non sono pochi i problemi di carattere tecnico ed amministrativo che ci troviamo ad affrontare per far fronte ai principi del decreto. Ora che il nuovo governo è entrato nella fase operativa e che i suoi esponenti si erano posti in maniera netta e contraria alla delega quando erano all’opposizione, si parla di sospendere il decreto e nel frattempo di correggerlo. Il nostro auspicio è quello di evitare una fase transitoria lunga e pericolosa per la salvaguardia dell’ambiente».

Concorda con Sonia Cantoni Lucia Venturi, responsabile scientifico Legambiente: «La legge delega è stata contrastata fin dall’inizio dalle associazioni ambientaliste, e non solo, il problema è che non c’è stato nessuno spazio di confronto. Oggi siamo in una situazione delicata e la strada è tutta in salita anche se si andrà alla sospensione del decreto e alla sua riscrittura, perché comunque i tempi saranno lunghi e non abbiamo la certezza che nel governo ci sia la condivisione degli obiettivi». «A noi pare – ha continuato – che il testo sia stato difeso solo dagli industriali e questo forse qualcosa vuol dire, visto soprattutto che il settore dove sono maggiori le criticità e dove la nuova norma stravolge la precedente è quello dei rifiuti e bonifiche partendo addirittura da una nuova concezione della definizione di rifiuto. E poi ci sono i contrasti con la normativa comunitaria e le procedure d’infrazione della commissione europea contro il nostro Paese su molti temi. Ci pare che oggi sarà più difficile dare risposte concrete in tempi brevi con il pericolo che ad averne vantaggi sia chi opera con scarso rispetto delle normative ambientali».

La mancanza di chiarezza del decreto e l’esigenza di certezze per le procedure di applicazione della norma è stato il filo conduttore degli interventi di molti dirigenti e tecnici Arpat. Inoltre è stato rilevato come anche dal punto di vista finanziario il decreto rappresenti un’ennesima occasione mancata per spostare a carico delle aziende la partita dei controlli, cosa alquanto opportuna vista la congiuntura economica in cui gli Enti locali si trovano a muovere. «La norma è vigente e bisogna applicarla al meglio – afferma Roberto Gori, direttore tecnico dell’Arpat – dove è palesemente più permissiva non possiamo fare molto, ma visto che siamo un Ente che deve tutelare l’ambiente quando ci saranno richiesti pareri specifici evidenzieremo dal punto di vista tecnico le contraddizioni della norma con la tutela dell’ambiente. Nel contempo le nostre strutture tecniche tematiche metteranno a punto e segnaleranno settore per settore quelle che sono le difficoltà di applicazione del decreto nei limiti delle nostre competenze ovviamente senza sostituirci alle istituzioni».

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