[09/06/2006] Energia

Anche a Trieste chiedono una moratoria per i rigassificatori

PIRANO (Slovenia). Moratoria dei rigassificatori, la richiesta stavolta non riguarda Livorno o la Toscana, ma Trieste e il bacino dell’Alto Adriatico. E’ uno dei dati più importanti emersi dal Forum alternativo internazionale dell’Adriatico, che si è riunito nei giorni in cui si incontravano anche i rappresentanti dei governi dell’Adriatico. La riunione «alternativa» si è conclusa con un documento che è stato consegnato alle Regioni e agli stati dell’Euroregione adriatica che chiede l’istituzione della «Zona sensibile di protezione speciale» per il mare minacciato da inquinamento, petroliere, traffico di sostanze chimiche, insediamenti industriali costieri, cementificazione delle coste e privo di un sistema di emergenza per affrontare eventuali incidenti in mare.

Al Forum alternativo c’erano ambientalisti italiani, sloveni e croati, parlamentari ed enti locali italiani e sloveni. Il Forum alternativo chiede, da subito, un esame transnazionale dei nuovi progetti proposti per evitare che in attesa della zona sensibile si facciano altri guai. Il documento approvato al termine dei lavori, e consegnato ai rappresentanti dei governi nazionali e regionali dell’Adriatico, esamina i problemi presenti nel bacino Adriatico e i progetti di infrastrutture in itinere.
Le acque italiane del golfo di Trieste sono interessate da due impianti di rigassificazione in fase di autorizzazione, di cui uno offshore, della capacità di 8 miliardi di metri cubi ciascuno, a cui si aggiunge l’ipotesi di impianto in acque croate di un ulteriore terminal di rigassificazione e il progetto di un nuovo oleodotto da Costanza, Mar Nero, a Trieste via Pancevo e Omisalj. Ciò si va ad aggiungere al carico del traffico marino, spesso fatto con naviglio obsoleto e pericoloso e con carichi tossico-nocivi, agli impianti chimici, alle centrali elettriche e alle distillerie.

Le richieste avanzate alle regioni e agli stati dell’Euroregione adriatica comprendono, oltre alla richiesta di «Zona sensibile di protezione speciale», anche l’impegno ad avviare procedure partecipate per la definizione delle strategie e dei limiti di sostenibilità del modello di sviluppo dei settori energia, trasporti, turismo e pesca. Ma la richiesta principale è una moratoria «dei processi di verifica e di autorizzazione dei progetti relativi a opere di iniziativa privata, quali i terminali di rigassificazione, fino alla verifica delle strategie e delle politiche attuative». Il Forum alternativo ha chiesto anche la partecipazione degli stakeholder anche per evitare «modifiche preoccupanti alle posizioni espresse da alcuni governi a seconda della tipologia degli interlocutori».

Nella foto: uno scorcio di Trieste

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