[07/06/2006] Aria

Protocollo di Kyoto, il Wwf si schiera con il commercio di emissioni

ROMA. Il commercio di emissioni sarebbe lo strumento più efficace e conveniente in termini economici per centrare gli obiettivi del Protocollo di Kyoto. L’Emission trading (Ets, schema di commercio delle emissioni) è infatti la migliore alternativa di regolazione ambientale per favorire la competitività del sistema economico della Ue. Lo afferma uno studio del Wwf, che smentisce i timori secondo i quali applicare il commercio di emissioni rappresenterebbe un ostacolo per la crescita dell’economia europea e per il mercato del lavoro.

Il rapporto «Impatto del commercio di emissioni su competitività e impiego nella Ue», curato del Centro per le ricerche economiche europee e presentato oggi, afferma che lo Schema europeo sul commercio delle emissioni, il cosiddetto Emission trading, (Eu Ets) non provocherà alcuna perdita di lavoro o riduzione della competitività dell’Unione Europea come alcuni vogliono paventare.

L’analisi tende a dimostrare, infatti, che le previsioni delle società e delle associazioni industriali di vari settori (soprattutto acciaierie, industrie chimiche e carbonifere) sull’impatto negativo dell’Ets sarebbero prive di fondamento. Ammonterebbe a 79 miliardi di euro il costo per l’Europa, qualora si volesse raggiungere l’obiettivo di Kyoto ricorrendo a strumenti di regolazione tradizionali. Per la sola Germania i benefici del sistema di emission trading sarebbero stimabili in un risparmio tra i 230 e i 545 milioni di euro, il che dimostrerebbe che si avrebbe un effetto «caro Kyoto» solo senza Ets.

Il Wwf considera il nuovo rapporto formulato da esperti (il Centro per le ricerche economiche europee è un organismo indipendente tedesco di ricerca) un contributo realistico ed efficace per il dibattito sul commercio di emissioni. Per il Wwf l’Ets nell’Unione europea può avere due effetti positivi a un costo relativamente basso: un contributo alla riduzione di CO2 e un cambiamento strutturale in vari settori, preparando l’Europa ad una nuova rivoluzione industriale, ovvero un futuro con una minore intensità di carbonio, maggiore efficienza energetica ed un nuovo sviluppo di tecnologie innovative in grado di conciliare crescita economica e sviluppo sostenibile, di conservare produttività l´occupazione che sarebbero irrimediabilmente erose in uno scenario energetico incapace di emanciparsi dai combustibili fossili.

«Ci auguriamo che il rapporto reso noto oggi dia un minimo di razionalità al dibattito anche in Italia – dice Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia – il nostro Paese non ha avuto, sino a oggi, una politica di attuazione del Protocollo di Kyoto, ha preso sotto gamba l’Ets e rischia di pagare tutto questo molto amaramente. Sarà compito del nuovo Governo recuperare il terreno perduto, cambiare approccio e basarsi sugli obiettivi di Kyoto: l’imperativo è fare bene puntando su questa competitività».

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