[16/07/2009] Parchi

Un lago nel deserto per l’età dell’oro del regime del Turkmenistan

LIVORNO. I regimi delle satrapie post-sovietiche dell’Asia centrale non sono nuovi ad opere faraoniche: c’è chi costruisce nuove capitali di sana pianta, chi fa mettere statue dorate del dittatore in ogni piazza, chi fa semplicemente il governo con i propri familiari e lascia in eredità il potere al figlio… Il Turkmenistan ha deciso di far rinascere un antico lago nel deserto del Karakum, nella zone di Ak Iaïla (Distesa bianca) e il Gourbangouly Berdymoukhammedov lo ha inaugurato ieri battezzandolo Altyn Asyr (Età dell’oro).

Il nome non è proprio originale, visto che è lo stesso affibbiato ad un grande centro commerciale in falso stile asiatico realizzato ad Ashgabat ed alla squadra di calcio della stessa capitale del Paese. E’ insomma il riflesso condizionato di ogni dittatura, che vuole fermare nel bronzo, nel marmo e nei nomi magniloquenti una pretesa grandezza e l’inizio di una nuova civiltà che si stentano a vedere nei deserti turkmeni contesi dai petrolieri russi, cinesi ed europei.

Il nuovo lago è lungo 103 chilometri e largo una ventina, in tutto occupa una superficie di 1.915,8 km2 ed ha una capacità di 132 miliardi di m3, occupa la depressione di Karashor (Sale nero) nel nord-est del deserto del Karakum e dovrebbe ricevere le acque di drenaggio e di scarico di tutto il Turkmenistan, e poi andare ad alimentare le oasi del Karakoum e anche le paludi residue, alimentando un ciclo virtuoso che è ancora da verificare in tutto il suo reale funzionamento.

Le acque arrivano all’Altyn Asyr attraverso due condotte lunghe in totale più di 2.650 km lo riforniscono di 132 miliardi di m3. In teoria il nuovo lago, con le sue sabbie e la sua vegetazione, dovrebbe fare da un’immensa fitodepurazione per l’acqua del Turkmenistan che poi verrebbe utilizzata a fini agricoli ed industriali. Il progetto faraonico ha preso il via nel 2000, fortemente voluto dal precedente dittatore turkmeno Saparmourat Niazov, naturalmente autoproclamatosi “Padre della Patria” e il suo costo dovrebbe aver ormai superato di un pezzo i 4,5 miliardi di dollari. Berdymoukhammedov ha invece modestamente detto che questo è il frutto della sua politica dominata dal principio «Lo Stato per il Popolo».

Al di là della megalomania di chi può permettersi di spendere come vuole le entrate di gas e petrolio che il popolo non vede nemmeno, il problema dell’acqua in Asia centrale è di vitale importanza e il Turkmenistan presenta la realizzazione del lago Altyn Asyr come il modo più drastico, ma anche sostenibile, per raggiungere un equilibrio idrico ed energetico. Fino ad oggi i grandi progetti però non hanno certamente avuto grande successo, anzi a volte si sono rivelati una tragedia, come nel caso del Lago Aral.

Il nuovo lago punta però al mantenimento e non allo spreco delle risorse idriche, come hanno fatto i sovietici nell’area per troppo tempo, e il regime non nasconde di voler far diventare lo specchio d’acqua un elemento chiave della sua politica di sviluppo che lo ponga al centro dell’infrastrutturazione idrica (e quindi dell’economia) dell’Asia centrale.

Non a caso il progetto del regime è stato ben sostenuto sia dall’Onu che lo vede come un esempio per il raggiungimento dei suoi Obiettivi del millennio, sia dalla Fao che pensa che possa servire ad incrementare la produzione agricola e l’acquacoltura e ad assicurare la sicurezza alimentare nell’area.

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