[15/07/2009] Parchi

Continua l´assalto al mare di Giannutri

PORTOFERRAIO (Livorno). Passano gli anni ma nulla cambia a Giannutri, la più piccola isola del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Sito di importanza regionale (Sir), Sito di Interesse Comunitario (Sic) e Zona di Protezione Speciale (Zps)dell’Ue a Mare e a terra.

L’isola dei gabbiani, come viene chiamata Giannutri, è, infatti, presa d’assalto durante il periodo estivo, da centinaia di barche, “ferri da stiro” e non, che con i loro scarichi e le loro ancore distruggono e inquinano i fondali e le bellissime acque di questa perla dell’Arcipelago Toscano.

Durante questo fine settimana, infatti, ancora una volta, il golfo dello Spalmatoio è stato completamento riempito in tutta la sua superficie, da barche di dimensioni che andavano da pochi metri a quasi centinaia, con la presenza addirittura di una nave da crociera.

Nel giro di pochissimo tempo il mare è stato ricoperto da nafta, schiuma e plastica. Molte delle imbarcazioni erano, poi, così vicine agli scogli che quasi era impossibile nuotare se non a proprio rischio e pericolo. Eppure l’istituzione del Parco, ormai 13 anni fa (e i vincoli a mare ancora precedenti), avrebbe dovuto impedire tutto ciò.

Purtroppo una perimetrazione del Parco a mare senza senso, e immodificabile nella regolamentazione e perimetrazione fino a che non verrà istituita l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano (indicata addirittura nella legge 979 del 1982!) e la mancanza di un controllo efficace hanno impedito e impediscono che questo sito di notevole importanza naturalistica, riconosciuta sia a livello nazionale che europeo, venga protetto così come dovrebbe essere (anche per legge).

Eppure, appena un anno fa, le cose sembravano poter cambiare con il Parco che aveva deciso di fare finalmente il Parco e quindi arrivare ad una regolamentazione del numero di imbarcazioni ed alla regolamentazione delle presenze turistiche nella piccola isola di appena 2,62 km2.
Dopo vari incontri con i residenti, gli amministratori locali, i portatori di interesse e Legambiente si era arrivati alla scelta di definire un numero stabilito di barche, non più libere di ancorarsi se non a delle boe messe dal Parco. Tutto questo per evitare che la prateria di posidonia, pianta protetta sia a livello nazionale che europeo per la sua fondamentale importanza ambientale, potesse scomparire per sempre da Giannutri, a causa dei danni prodotti dalle innumerevoli ancore. Quello che sembrava però un sogno, un sogno è rimasto e nulla è cambiato.

A Giannutri regna, poi, la totale mancanza di rispetto delle regole. Domenica, infatti, come accade frequentemente, una barca per la pesca d’altura, con il suo equipaggio, senza alcun timore di essere sanzionata, stava pescando in zona 2 del Parco (zona interdetta alla pesca se non ai residenti e per un quantitativo molto limitato), in violazione del Decreto del Presidente della Repubblica che istituisce il Parco e l’aree di tutela a mare.

Sembra, ormai, che il destino di questa isola sia quello dell’annientamento delle sue bellezze naturalistiche, le stesse che la rendono così appetibile ai vacanzieri con le loro barche, ai crocieristi e ai pescatori illegali.
Il Parco ha cercato di porre rimedio con regolamenti (aggiornati anche di recente) che prevedono percorsi guidati e regole di comportamento che vengono disattesi dagli stessi operatori che si erano impegnati a rispettarli, ma sembra impotente di fronte ad un’invasione della terra e del mare protetto e che le Forze dell’Ordine, a corto di uomini, mezzi e risorse, non sembrano in grado di controllare.

Il Ministero dell’Ambiente (che sull’isola possiede anche immobili e la villa romana dei Domizi Enobarbi ancora inaccessibile), la Regione Toscana, il Comune dell’Isola del Giglio e gli altri enti preposti alla sua tutela dove sono?

Nell’estate 2008, il tuffo del Presidente della Camera Gianfranco Fini nelle acque proibite della Zona 1 del mare di Giannutri sollevò giustamente un grande clamore, ma quel che succede quotidianamente con l’assalto alla piccola isola è molto più scandaloso e preoccupante, e nessuno chiede scusa come fece doverosamente Fini.

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