[14/07/2009] Aria

Il presidente brasiliano Lula scommette: a Copenhagen raggiungeremo l´accordo sul clima

LIVORNO. Finito il G8 de L’Aquila il dibattito sul clima continua a distanza. Mercoledì scorso al vertice dei G8, i paesi più industrializzati del mondo si sono detti d´accordo a sostenere l´obiettivo di ridurre le emissioni globali del 50% entro il 2050 e di ridurre le emissioni nei paesi ricchi dell´80%.
Ma paesi emergenti come Cina, India e Brasile hanno detto che c´è bisogno di più obiettivi a breve termine per rendere credibile l´impegno e hanno sollecitato i paesi ricchi a ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020.

Nonostante le divergenze tra i vari paesi, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva si dichiara però ancora possibilista sul raggiungimento di un accordo globale sul clima entro il summit di dicembre a Copenhagen: «credo che raggiungeremo un accordo per il vertice di Copenhagen del prossimo dicembre» ha detto infatti il presidente brasiliano.

Motivo di tale ottimismo il mutato atteggiamento da parte degli Usa: «gli Stati Uniti si stanno assumendo la responsabilità di discutere di questo argomento, qualcosa che non hanno mai fatto da quando è stato siglato il Protocollo di Kyoto» ha spiegato Lula.
Gli Usa infatti firmarono il protocollo di Kyoto ma non lo hanno poi mai ratificato, mentre l’attuale amministrazione Obama sta muovendosi in maniera significativamente diversa.

Il presidente del Brasile ha detto che i Paesi industrializzati che hanno emesso gas serra per oltre un secolo hanno la responsabilità ora di adottare obiettivi più arditi.
«Gli Stati Uniti hanno più responsabilità della Cina; l´Europa ha più responsabilità del Sud America o dell´Africa» ha puntualizzato Lula, richiamando al maggior impegno da parte delle economie più avanzate.

Lula ha aggiunto che obiettivi più aggressivi per le riduzioni delle emissioni da parte dei Paesi ricchi sono un prerequisito per la creazione di un fondo per finanziare la cattura del carbonio, attraverso la nuova piantumazione e la tutela delle foreste.
«Altrimenti – si chiede Lula - che succederà? I paesi ricchi, che hanno denaro, pagheranno quelli poveri per piantare altri alberi nelle foreste per assorbire il carbonio, mentre loro inquinano».

E proprio sul tema delle compensazioni, da Pechino il governo lamenta che, se le proposte europee che puntano ad eliminare la compensazione delle emissioni gas serra più inquinanti entrassero in vigore, la Cina ne verrebbe danneggiata. Ma gli risponde subito Jurgen Lefevere, policy coordinator dell´Ue per i negoziati sul cambiamento climatico, che rassicura sul fatto che queste proposte dell’Ue che vanno nella direzione di un inasprimento del meccanismo di compensazione delle emissioni di gas serra voluto dall´Onu aiuteranno la Cina anziché danneggiarla.

«Il ruolo della Cina nel mercato globale delle emissioni verrà rafforzato» ha detto infatti all’agenzia Reuters, Jurgen Lefevere.
La Cina è uno dei paesi più attivi nel sistema Cdm, noto come "meccanismo di sviluppo pulito", e genera il 60% delle compensazioni mondiali.

Il sistema permette ai paesi industrializzati di abbattere le emissioni di anidride carbonica, laddove non riuscissero a rispettare le quote di riduzione assegnate, compensandole con la realizzazione di progetti di energia pulita nei paesi in via di sviluppo.
Regole che adesso secondo l´Ue, dovrebbero però essere rese più severe.

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