[10/07/2009] Consumo

Consumi sostenibili ed acquisti consapevoli: Arpat li fa conoscere

FIRENZE. E’ stato molto apprezzato il lavoro che l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpat), ha svolto durante l’ultima edizione di Terra Futura sul tema del consumo sostenibile e consapevole, che ha come conseguenza diretta una riduzione di materia all’origine, di scarti a termine delle filiere di consumo e in generale di minore impatto sull’ambiente. Per essere parte attiva in questo percorso il cittadino deve conoscere, per questo Arpat all’interno dei convegni “Consumo sostenibile? Facciamolo”, ha portato esempi concreti di buone pratiche che enti, istituzioni ed associazioni stanno attuando sul territorio. Alcune sono già state riportate nell’edizione di greenreport del 30 giugno. Oggi ne segnaliamo altre.

Il Comitato “Verso il DES Brianza” (DES: Distretto di Economia Solidale) ha sviluppato un progetto alternativo di utilizzo del territorio richiamando anche antiche tradizioni locali. Con il progetto “Spiga & madia: dal grano al pane in 30 km”, gli ideatori hanno coinvolto in una filiera corta alcuni attori locali: una cooperativa agricola, un mugnaio che opera anche su piccole quantità, alcuni panificatori del territorio, e circa duecento famiglie aderenti ai Gas (Gruppi di acquisto solidale) del territorio.

Questi soggetti sono diventati i protagonisti del progetto in cui un terreno di 8 ettari viene convertito a coltivazione biologica, il mugnaio confeziona sacchi di farina bio per 70 quintali ed alcuni panificatori preparano quasi 400 pagnotte alla settimana di cui beneficiano (tra pane e farina) circa 500 famiglie legate ai Gas. In una logistica nuova di filiera, tornando a metodi invece antichi di conservazione del pane (all’interno della madia), è stata creata occupazione ed impegnato il territorio a fini rurali togliendolo agli appetiti dell’edilizia.

Altro progetto interessante è quello del Tavolo Res - Rete economia solidale - Italia. Nel Parco Agricolo Sud Milano, il più grande d’Italia, si trova la Cascina Forestina (32 ettari), una delle sei aziende agricole biologiche del Parco sulle circa 1.000 presenti. La Cascina, ha avviato la produzione “bio orticola” attraverso il rapporto attivato con un Gas di Milano. Coltivatori ed acquirenti decidono annualmente i prodotti da coltivare e gli stessi prodotti vengono poi raccolti dai componenti del Gas: quindi i consumatori partecipano direttamente al processo produttivo.

La Cascina che è anche sede di uno dei “Punti Parco”, svolge attività di agriturismo (con una “cucina solidale”), di “fattoria didattica”, di visite guidate, è quindi un’azienda “multifunzionale” sul piano operativo, che ha scelto l’economia solidale a livello di sistema di relazioni.

Passando dagli alimenti ai tessuti, la sostenibilità della filiera viene garantita solo se il marchio e “Made in No”. Il “no” del nome sta ad indicare sia il territorio nel quale si sviluppa la produzione italiana, cioè Novara, sia il “no” alle storture del sistema economico, cioè allo sfruttamento delle piccole imprese e dei produttori tessili, e all´abbandono della produzione locale. La filiera del settore tessile è caratterizzata da un elevato impatto sociale e ambientale nella fase industriale, è lunga e molto frammentata e tra l’altro soggetta a forti speculazioni.

Inoltre i prezzi alla produzione sono in forte calo negli ultimi anni, e la remunerazione del lavoro del produttore è spesso irrisoria rispetto al prezzo di vendita. «In base a questi elementi è nato il progetto-sfida “Made in No” promosso dalla cooperativa Fair, con il sostegno della provincia di Novara e della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, e la collaborazione dell’Associazione Cristiana Casagrande.

“Made in No”, è una linea di intimo e abbigliamento solidale tutta realizzata a Novara (dalla Sartoria Giuseppe Bruzzese e altri artigiani del novarese)- spiega Deborah Lucchetti di Fair- utilizzando cotone ecologico e solidale proveniente dal Brasile, grazie alla collaborazione con Justa Trama, una rete di 800 famiglie di produttori brasiliani, e dall’India e dall’Africa, grazie al rapporto con Remei-Biore. I canali di vendita sono le Botteghe del Mondo, i Gas, i negozi “bio”, le fiere di settore e i mercati locali ed il prezzo è trasparente e garantisce un’equa remunerazione di tutti i passaggi».

Il progetto “Fili e Filiere per relazioni solidali” che sta avendo un buon successo è ad alta responsabilità sociale visto il coinvolgimento di aree marginali di altre parti del mondo e necessità di attenti controlli visto la complessità della filiera.
Sia che si tratti di alimenti o di tessuti l’acquirente finale è il cittadino spesso riunito in gruppi di acquisto solidale. Queste realtà si sviluppano nella sfera delle conoscenze familiari ma possono anche interessare il settore lavorativo. I Gruppi di acquisto solidale aziendali (Gasa) sono gruppi di colleghi che si riuniscono, per praticare acquisti comuni ispirati al pagamento di un prezzo equo per il produttore e per il consumatore, alla tutela ambientale e della salute.

«L’esperienza del Gasa, promosso da Ecosistemi s.r.l., spiega Sabina Nicolella (SDI Group)- nasce dall’esigenza di veicolare messaggi legati alla sostenibilità in modo pratico e accessibile anche alle persone meno sensibilizzate sul tema all’interno del gruppo di aziende entro cui opera. I Gasa costituiscono infatti un innovativo strumento per stimolare nei luoghi di lavoro la cultura della sostenibilità partendo dalle persone anziché dalla struttura aziendale o da programmi specifici e limitati nel tempo. Perché le organizzazioni non possono cambiare senza che cambino le persone che le compongono» ha concluso Nicolella.

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