[09/07/2009] Comunicati

G8 & clima, Edo Ronchi invita alla prudenza

FIRENZE. Invita alla prudenza nel valutazione dei risultati sul clima raggiunti al G8, Edo Ronchi (Nella foto), presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che in qualità di ministro per l’ambiente firmo per l’Italia il protocollo di Kyoto. «Se si carica il G8 di aspettative improprie si resta delusi. Il G8 non è luogo di trattati internazionali per i quali la sede è l´Onu. Attenzione quindi a dire che non si è chiuso l´accordo - ha continuato Ronchi - il G8 non può chiudere accordi e svuotare Copenaghen. Il G8 è uno scambio di opinioni, i documenti sono molto generici. Il vero nodo è la Conferenza Onu di Copenaghen, il prossimo dicembre, ma con il 2020 come riferimento. Il G8 non era autorizzato».

Queste parole da una parte sono di conforto dall’altra fanno intendere che quanto pare deciso in terra d’Abruzzo (taglio della Co2 dell´80% al 2050 per i paesi industrializzati e del 50% globalmente), possa essere messo in discussione. Ronchi sottolinea che l’appuntamento cruciale sarà quello del voto in assemblea a Copenaghen quando si sancirà l’accordo e anche rispetto al ruolo di Cina, India e dei paesi emergenti la partita è ancora tutta da giocare: per ora si sono viste solo schermaglie politiche anche se «le emissioni storiche non sono loro responsabilità. La crisi del clima di oggi è relativa alle emissioni di 100 anni e quindi da questo punto di vista hanno ragione, ma hanno torto perché se non vi fosse un impegno significativo, quantificato e controllato di riduzione di CO2 anche per questi paesi, Cina in testa, l´accordo, se non vanificato, sicuramente ne uscirebbe indebolito. E l´accordo globale non è eludibile». Secondo l’ex ministro dell’ambiente in terra danese per la Cina non si parlerà di 50%, e nemmeno per l´India che rispetto alla Cina ha un terzo di emissioni in meno. Rimangono quindi fermi i tre punti: impegni stringenti per i paesi industrializzati; impegni differenziati per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo; trasferimento di tecnologie. «Il G8 - ha concluso Ronchi - non poteva chiudere e non aveva il mandato per farlo. Rispetto a Copenaghen sono più ottimista. Si andrà però verso un quadro differenziato di impegni». Quindi è auspicabile che la trattativa si soffermerà sul 2020 mentre l´impegno di fermare l´aumento della temperatura a 2 gradi è ufficiale.

Legambiente invece, attraverso la voce del coordinatore della segreteria nazionale, Maurizio Gubbiotti, chiede al G8 impegni stringenti sul clima da subito e non solo l’elenco dei buoni intenti. «Il documento del Mef (Major economic forum) apre uno spiraglio positivo, ma ora si fissino obiettivi concreti e immediati all’interno del summit. Chiediamo a questo G8 di concludere accordi globali, condivisi dalle nazioni presenti, che riescano a imporre misure immediate per la mitigazione dei cambiamenti climatici». Non convince poi l’associazione del Cigno, lo spostamento in avanti (2050) della data per la riduzione delle emissioni «Solo con obiettivi a medio-termine e stanziamenti concreti, seppur calcolati in base alle specifiche responsabilità di ogni Paese, si può dar concreto seguito ai tanti proclami di questi giorni sulla necessità di sostenere i Paesi più poveri» ha concluso Gubbiotti.

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