[09/07/2009] Energia

Il Senato dà il via libera alla seconda stagione nucleare italiana (Italia permettendo)

LIVORNO. Per il ritorno dell’energia nucleare nel nostro paese si scaldano ormai davvero i motori. Con il via libera definitivo ottenuto stamani in Senato dal disegno di legge sullo sviluppo, che fornisce, tra l’altro, le indicazioni per rimettere in pista i reattori nucleari che un referendum aveva fatto chiudere nel 1987, il nucleare non sarà più un´opzione strategica richiamata a forza nei convegni da suoi sostenitori, ma rischia di diventare realtà.
L´opposizione, pur avendo annunciato il voto contrario, non ha partecipato al voto nel tentativo di far mancare il numero legale, ma il provvedimento ha ottenuto 154 voti favorevoli e uno contrario, sufficienti a farlo diventare legge.

Immediato il commento di Legambiente che dichiara: «Con grande soddisfazione questo governo oggi plaude a se stesso per aver raggiunto un antico obiettivo: tornare alla preistoria energetica e spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione».

Con questo Ddl si dà delega al Governo di predisporre entro sei mesi dall’approvazione e dall’entrata in vigore, uno o più decreti normativi per riscrivere l’assetto normativo necessario alla localizzazione sul territorio nazionale di impianti per la generazione di energia nucleare, di quelli per la fabbricazione del combustibile, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi prodotti oltre all’individuazione del deposito definitivo dei materiali e rifiuti radioattivi e infine delle misure compensative da corrispondere alla popolazioni interessate da questo genere di impianti.

I decreti fisseranno anche le procedure per lo smantellamento delle vecchie centrali e stabiliranno le procedure autorizzative e i requisiti richiesti per la costruzione, l’esercizio e lo smantellamento delle nuove centrali, prevedendo un´autorizzazione unica che sostituisce tutti gli atti amministrativi del caso, tranne la Via e la Vas, che rimangono per fortuna ancora obbligatori, per il fatto che tali impianti saranno considerati attività di preminente interesse nazionale. Tramite i decreti verranno stabilite le modalità di esercizio sostitutivo del Governo in caso di mancato accordo con gli enti locali e quindi anche alla procedura di forza.

Si dovranno inoltre prevedere gli oneri relativi ai controlli di sicurezza, che saranno a carico oneroso degli esercenti dell’attività nucleare e la predisposizione di un fondo, a carico del produttori, per le operazioni di decommissioning.

I decreti saranno predisposti dal ministero dello Sviluppo, di concerto con quello dell’Ambiente e dovranno avere il parere della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari competenti.
Sarà un delibera del Cipe, da adottare sempre entro sei mesi, dall’entrata in vigore del Ddl, a definire le tipologie di impianti per la produzione di energia nucleare che potranno essere realizzati sul territorio nazionale.

Sempre con delibera del Cipe, su proposta del ministero dello Sviluppo, saranno individuati i criteri per la creazione di consorzi per la costruzione l’esercizio degli impianti, che potranno essere formati da produttori di energia elettrica e soggetti industriali.
Sogin sarà smantellata e nel frattempo commissariata, mentre l’Enea tornerà ad essere l’ente di ricerca per cui era nata, ovvero per lo sviluppo del nucleare.

Infine non sarà un´agenzia indipendente bensì un’autorità nazionale a svolgere i compiti di regolamentazione tecnica, il controllo e l´autorizzazione ai fini della sicurezza delle attività concernenti gli impieghi dell´energia nucleare, la gestione e la sistemazione dei rifiuti radioattivi, la protezione dalle radiazioni, nonché la vigilanza sugli impianti.

Un brutto giorno per chi come questa redazione crede che il nucleare sia una scelta sbagliata, per motivi strategici, economici e di sicurezza e un periodo buio che si preannuncia in tutti quei territori che verranno individuati per la localizzazione degli impianti, che pur non concordi con la scelta fatta dovranno cedere alla forza, che secondo i criteri e i principi direttivi con cui nasce questa delega al governo, potrà essere esercitata anche per mano dell’esercito.

Per fortuna siamo in Italia, e quindi possiamo sperare come accaduto moltissime altre volte per altre opere, che il percorso sia lento, lungo, interminabile e soprattutto interminato.

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