[08/07/2009] Comunicati

Federchimica al G8: la green economy passa da noi

LIVORNO. Il mondo della chimica lancia un appello al G8 che apre oggi i lavori a L’aquila: «una vera Green Economy non può prescindere dall’utilizzo dei prodotti chimici». Una asserzione che prende campo da una ricerca condotta da Icca (International Council of chemical associations), l’Associazione mondiale dell’Industria chimica, che con la consulenza McKinsey&Company ha realizzato lo studio “Innovare per abbattere le Emissioni di Gas Serra”.

Il settore della chimica a livello mondiale ha fatturato nel 2008, oltre 3 mila miliardi di dollari e prodotti e tecnologie chimici sono utilizzati in quasi tutte le aree dell’economia mondiale. Non solo, con il diffondersi dell’economia globale, è aumentata anche la richiesta di prodotti dell’industria chimica e quindi il ruolo di questo comparto nel contributo alle emissioni di gas serra è senza dubbio importante. I prodotti chimici hanno infatti un effetto duplice sulle emissioni dei gas serra : da una parte ne producono durante la loro produzione, dall’altra molti di questi prodotti possono contribuire ad una significativa riduzione delle emissioni globali. Fino, in alcuni casi, alla eventualità che la riduzione delle emissioni, resa possibile dall’utilizzo di tali prodotti, può addirittura superare le quantità emesse per la loro produzione. L’esempio migliore è rappresentato dai prodotti destinati all’isolamento, che riducono considerevolmente il fabbisogno di riscaldamento degli edifici, riducendo così il consumo energetico e le emissioni di gas serra.

Lo studio condotto da Icca riguarda oltre 100 prodotti chimici, divisi in otto categorie di applicazione: trasporto, riscaldamento, edifici, agricoltura, imballaggio, beni di consumo, energia elettrica e illuminazione.

Il criterio utilizzato è quello del ciclo di vita, per valutare in maniera complessiva l’impatto sulle emissioni, dall’estrazione delle materie prime e dei combustibili, alle emissioni dirette e indirette nella produzione, alla fase di smaltimento (incenerimento, o recupero di calore, o riciclo, o discarica a terra) e le relative analisi sono state validate da un ente terzo, l’Öko Institut.

Il documento adotta due modalità di misura per valutare l’impatto dell’industria chimica sulle emissioni di carbonio. La prima è il rapporto di risparmio lordo in cui la quantità di Co2eq risparmiata tramite l’utilizzo di un prodotto chimico è rapportata con la quantità di Co2eq emessa durante l’intero ciclo di vita di tale prodotto. La seconda è la riduzione netta delle emissioni, che è la differenza tra i risparmi lordi di Co2eq ottenuti dall’utilizzo del prodotto chimico e dalla C02eq emessa durante la sua produzione e smaltimento.

Nel 2005 le emissioni mondiali di gas serra dell’industria chimica ammontano a 3,3 miliardi di tonnellate (Gt) di Co2: la maggior parte (2.1 GtCo2eq) derivano dalla produzione di prodotti chimici provenienti da materie prime e dai combustibili consegnati all’industria chimica, mentre il resto (1.2 GtCo2eq) origina dalle fasi di estrazione delle materie prime e del combustibile e dallo smaltimento dei prodotti finali.

Valori che discendono da un impegno da parte del comparto per ottenere una maggiore efficienza, che ha portato in Europa a mantenere stabile il consumo energetico (tra il 1990 e il 2005) a fronte di un aumento della produzione pari al 60%. Che significa, si legge nel rapporto, che l’industria chimica ha tagliato ogni anno la sua richiesta energetica del 3,6% e ha ridotto nel frattempo le emissioni di gas serra del 30%.

Performance importanti che si rilevano anche in altre aree del mondo: l’industria chimica giapponese ad esempio ha ridotto il consumo energetico tanto che nel 2006 le prestazioni raggiunte erano l’82% del livello del 1990; negli Stati Uniti, sempre rispetto ai valori del 1990 le emissioni industriali di gas serra si sono ridotte del 13% e in Brasile il consumo energetico specifico tra il 2001 ed il 2007 è stato ridotto del 25%, a fronte di un aumento di produzione di almeno il 30%; nel 2007, più del 50% dell’energia proveniva da fonti rinnovabili e l’intensità totale di Co2 è diminuita del 16% tra il 2001 e il 2007.

Ma la chimica ha contribuito – secondo il rapporto- a ridurre le emissioni anche di altri comparti, tanto che si dice «in un mondo senza industria chimica ci sarebbero state emissioni superiori da 3.6 a 5.2 GtCo2e, cioè dall’8 all’ 11% in più». Anche se gli esempi che si citano nel rapporto possono in alcuni casi far sorgere alcune perplessità, come ad esempio l’uso dei fertilizzanti, cui viene attribuita una quantità equivalente di emissioni evitate pari a 1,6 Gt, o quello degli imballaggi (0,22 Gt) mentre il 40% dei risparmi individuati vengono attribuiti all’isolamento termico nell’edilizia (2,4 Gt) e all’illuminazione (0,7 Gt).

Sforzi che potrebbero ulteriormente migliorare, si dice nel rapporto, tenendo conto del ruolo che la chimica può avere nella riduzione delle emissioni secondo due scenari ipotizzati al 2030.
Nel primo, se poco o nulla cambierà in termini di interventi normativi legati ad una governance mondiale e investimenti su tecnologie e ricerca (attivati dalla parte pubblica) considerando la crescita del volume produttivo, i guadagni di efficienza previsti e l’effetto della delocalizzazione verso paesi meno efficienti, le emissioni di Co2 legate all’attività produttiva delle industrie chimiche raddoppieranno: si stimano 6,5 Gt di Co2, contro le 3,3 Gt del 2005. Nonostante che le tecnologie dell’industria chimica permetterebbero comunque una complessiva riduzione delle emissioni di 11,3-13,8 Gt di Co2.

Il secondo scenario, auspicabile, prevede nuove misure di regolamentazione per l’abbattimento delle emissioni, un maggiore uso dell’isolamento termico, una migliore efficienza dei sistemi di illuminazione, un maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili di energia e sistemi Ccc (carbon capture and storage); allora i livelli di Co2 previsti sono di circa 5 Gt, a fronte però di una produzione industriale più che raddoppiata. In questo caso, l’abbattimento globale delle emissioni reso possibile dall’industria chimica è calcolato pari a 16-18,5 Gt di Co2.

Una differenza nella riduzione delle emissioni di gas serra nei due scenari di 4,7 Gt di CO2, quantità non certo trascurabili.

Torna all'archivio