[17/01/2006] Parchi

Svendita spiagge, il modello Parchi Val di Cornia per combattere il «Piano Las Vegas»

PIOMBINO (Livorno). Il modello Parchi Val di Cornia come esempio positivo e opposto al «Piano Las Vegas» (così è stato ribattezzato dagli ambientalisti), ovvero la norma della Finanziaria (articolo 1 dal comma 602 al comma 612), che prevede la concessione dei beni demaniali marittimi per la realizzazione di grandi progetti di sviluppo turistico sulla base di un semplice accordo di programma e in deroga agli strumenti urbanistici vigenti». Per molti un vero e proprio scempio, che è stato al centro anche della trasmissione radiofonica «Repubblica Radio», condotta da Giovanni Valentini. E proprio in questa trasmissione è stato chiamato Massimo Zucconi, presidente della Parchi Val di Cornia Spa, a parlare del suo modello.

«Il Piano Las Vegas si concentra in due commi della finanziaria – spiega Zucconi - ed io trovo che sia una logica devastante perché l’obiettivo è solo quello di fare cassetta con il demanio marittimo, scavalcando ogni livello di pianificazione del territorio, e in barba a qualsiasi criterio di evidenza pubblica».

In effetti questa norma prevede concessioni a favore di imprese private che assicurino l’assunzione di 250 unità. «E’ una quantità di addetti turistici enorme – prosegue Massimo Zucconi – ma immaginiamoci cosa vuol dire: per rientrare nei costi ci vorranno almeno 500 camere, volumi di 50-60mila metri cubi, grattacieli sul mare di venti piani».

Il «Piano Las Vegas» prevede che i dicasteri delle Finanze, delle Attività produttive, dell’Ambiente e delle Infrastrutture predispongano un decreto interministeriale che individui i requisiti per partecipare a questa opportunità. «Poi - continua la sua spiegazione il presidente della Parchi Val di Cornia - una volta selezionati i concorrenti, che ovviamente saranno grandi gruppi multinazionali, gli accreditati potranno presentare alle Regioni le loro proposte di utilizzazioni del demanio. Le Regioni avranno quindi 60 giorni per assumere decisioni, con la possibilità di ascoltare anche il parere (non vincolante) dei Comuni, in deroga a tutti gli strumenti urbanistici e le norme ambientali. Ma la cosa più assurda – è ancora Zucconi che parla - è che il perfezionamento dell’intesa fra Regione e impresa proponente potrà avvenire con trattativa privata. E’ sconvolgente».

Il caso della Parchi Val di Cornia è esattamente l’opposto di quello che prefigura la Finanziaria. «Le coste della Val di Cornia – dice Zucconi – sono tutte classificate come parco pubblico territoriale (nella foto: il golfo di Baratti) e affidate alla nostra società, secondo pianificazioni stabiliti dal piano coordinato e poi dai piani particolareggiati». Il bello è che la Parchi Val di Cornia non solo è riuscita a tutelare il proprio patrimonio, ma è anche riuscita a consentire investimenti privati ricavandoci soldi da reinvestire nelle aree protette. «Nel piano del parco – racconta il presidente - oltre alla salvaguardia dell’ambiente naturale sono stati individuati nuclei di servizi per la balneazione a distanza di circa un chilometro: abbiamo individuato esattamente il luogo, descritto le tipologie di materiale da utilizzare (a basso impatto ambientale), stimato la redditività e il reale valore di mercato di ogni struttura. Quindi abbiamo avviato procedure di gara di evidenza pubblica ottenendo risultati economici sia per il parco che per questi privati, che infatti hanno tutti il bilancio in attivo». Ma qual è il segreto che fa della Parchi val di Cornia un esempio positivo da seguire? «E’ semplicissimo: ovunque gli stabilimenti utilizzano il demanio marittimo pagando concessioni calcolate su parametri nazionali bassissimi. Noi abbiamo previsto le strutture rilevanti su territorio comunale, lasciando sul demanio marittimo solo gli ombrelloni. In questo modo abbiamo potuto stabilire canoni in modo autonomo: se la media nazionale prevede un canone di 2,19 euro al metro quadro, da noi se ne pagano 12,75. E ripeto, tutte le imprese sono ugualmente in attivo».

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