[02/07/2009] Parchi

Iucn: la crisi della vita selvatica è peggiore di quella economica

LIVORNO. Secondo il rapporto dell’Iucn “ Wildlife in a Changing World – an analysis of the 2008 IUCN Red List of Threatened Species” «la vita selvatica sul pianeta é gravemente minacciata, malgrado l’impegno ad invertire la tendenza preso dei dirigenti mondiali».

Lo studio viene pubblicato ogni 4 anni e questa volta arriva proprio alla vigilia della data fissata dai governi per valutare il grado di attuazione degli obiettivi per il 2010 di riduzione della perdita di biodiversità. Il rapporto, che quest’anno ha come titolo “La vita selvatica in un mondo in mutazione”, dimostra che gli obiettivi per il 2010, riassunti nell’iniziativa count down 2010, non saranno raggiunti.

Il principale redattore del rapporto, Jean-Christophe Vié, direttore aggiunto del Programma dell’Iucn per le specie, spiega che «Quando gli Stati prendono delle iniziative per ridurre la perdita di biodiversità, c’è qualche progresso, ma siamo ancora lontani dall’aver invertito la tendenza. E’ ora di riconoscere che la natura è la più grande impresa del mondo e che opera, gratuitamente, a profitto del 100% dell’umanità. I governi dovrebbero fare degli sforzi altrettanto importanti, se non di più, per salvare la natura che per salvare i settori economici e finanziari».

Lo studio analizza lo stato di 44.838 specie della Red List Iucn e presenta i risultati per gruppi di specie, regioni geografiche ed habitat.

I dati sono drammatici: 869 specie sono completamente estinte o estinte allo stato selvatico, una cifra che arriva a 1.159 se si aggiungono le 290 specie in pericolo critico di estinzione classificate come “probabilmente estinte”. Nel Pianeta si conoscono almeno 16.928 specie minacciate di estinzione, ma l’analisi si limita a solo il 2,7% degli 1,8 milioni di specie descritte e probabilmente gli esseri viventi estinti o in via di estinzione sono molti di più.

L’Iucn definisce lo studio «un’istantanea utile per quel che riguarda l’insieme delle forme di vita sulla terra».

Il rapporto 2009 valuta un maggior numero di specie di acqua dolce e purtroppo evidenzia una situazione critica: «In Europa il 38% dei pesci sono minacciati; in Africa dell’est il 28%. La forte connettività dei sistemi di acqua dolce, che permette alle specie invasive ed all’inquinamento di propagarsi rapidamente, ed uno sfruttamento delle risorse che tiene poco conto delle specie che ci vivono, sono all’origine di queste cifre».

Gli oceani non stanno meglio. Secondo il rapporto una grande varietà di specie marine hanno subito perdite potenzialmente irreversibili a causa della sovra pesca, dei cambiamenti climatici, delle specie aliene, dell’urbanizzazione delle coste e dell’inquinamento. «Almeno il 17% delle 1.045 specie di squali e razze, il 12,4 % delle cernie e 6 su 7 delle specie di tartarughe marine sono minacciati di estinzione. Particolarmente preoccupante è che il 27% delle 845 specie di corallo che formano le barriere sono minacciate, il 20% sono quasi minacciate ed il 17% non sono sufficientemente conosciute per poter essere valutate».

Gli uccelli marini sono molto più minacciati (27,5% in pericolo di estinzione) che gli uccelli terrestri (11,8%)

Vié invita a fermarsi a pensare cosa voglia dire questa perdita e sperpero di natura: «immaginate la pesca senza pesci, lo sfruttamento delle foreste senza alberi, il turismo senza barriere coralline né altre specie selvatiche, le colture senza impollinatori. Immaginate i danni per le nostre economie e le nostre società se tutto questo andasse perduto. Tutti gli animali e le piante che costituiscono la trama straordinaria della vita sul pianeta hanno un ruolo specifico ed assicurano dei beni essenziali: cibo, medicine, ossigeno, acqua salubre, impollinazione delle colture, stoccaggio di carbonio e fertilizzazione dei suoli. L’economia dipende completamente dalla diversità delle specie. Noi abbiamo bisogno di tutte le specie e di popolazioni numerose. E’ semplice: non possiamo letteralmente permetterci di perderle».

Wildlife in a Changing World dimostra che circa un terzo degli anfibi, più di un uccello su 8 e quasi un quarto dei mammiferi sono minacciati di estinzione.

Per alcune specie di piante, come le conifere e le cicadacee, la situazione é ancora più preoccupante: hanno rispettivamente il 28% e il 52% delle loro specie minacciate di estinzione.

In tutti i casi di questi animali e piante la causa maggiore dei loro guai é la distruzione degli habitat causata da attività umane come agricoltura, gestione errata del territorio, sfruttamento forestale intensivo. Gli anfibi sono in gran parte vittime della chitridiomicosi, una malattia provocata da un fungo, che sta rendendo quasi impossibili le azioni di salvaguardia. Tra gli uccelli la maggior parte delle specie minacciate si trova in Brasile e Indonesia, ma in percentuale sono le isole oceaniche a subire il più grande calo di specie.

Per i vertebrati le maggiori minacce vengono dalle specie invasive e dalla caccia (spesso di frodo) o per collezionismo. Il rapporto spiega che «Per i mammiferi, dopo la distruzione degli habitat, è la caccia non sostenibile il pericolo più importante. L’impatto é forte in Asia, dove anche la deforestazione avanza rapidamente».

Craig Hilton Taylor, responsabile dell’Iucn per la Lista Rossa non si nasconde che «La lettura del rapporto può sembrare deprimente. Ci indica che la crisi dell’estinzione è altrettanto cattiva di quel che noi temiamo o anche peggio. Ma mostra anche le tendenze salvifiche per le specie che sono essenziali per prendere buone decisioni. Entro il 2010 la comunità internazionale dovrà utilizzare questo rapporto coscienziosamente per rispondere alla situazione».

Il rapporto si chiude con la presa d’atto che attualmente il cambiamento climatico non è ancora la principale minaccia per le specie selvatiche «ma potrebbe presto diventarlo».

Lo studio esamina le caratteristiche biologiche di 17.000 specie di uccelli, anfibi e coralli e conclude che una parte importante di questi animali che non risultano attualmente in pericolo sono minacciati dai cambiamenti climatici: «E´ il caso del 30% degli uccelli non minacciati, del 51% dei coralli non minacciati e del 41% degli anfibi non minacciati, che hanno tutte le caratteristiche che li rendono vulnerabili ai cambiamenti climatici»

Gli indici della Lista Rossa contenuti nel rapporto sono stati rinnovati per permettere di individuare meglio i diversi gruppi di specie, con risultati interessanti: «Il deterioramento prosegue per gli uccelli, i mammiferi, gli anfibi e i coralli, con un declino particolarmente rapido per quest’ultimi».

Altri indici si occupano delle specie di mammiferi, anfibi ed uccelli utilizzati come cibo e per la medicina e queste specie risultano molto minacciate, in particolare mammiferi ed uccelli.

«La diminuzione di queste risorse – spiega l’Iucn - ha degli effetti sulla salute e il benessere delle popolazioni che ne dipendono direttamente».

Simon Stuart, presidente della commissione salvaguardia delle specie dell’Iucn tira le conclusioni: «La Lista Rossa dell’Iucn apre una finestra su un gran numero di grandi impegni del nostro tempo, compresi il cambiamento climatico, la distruzione dei sistemi di acqua dolce e la superpesca. Se noi non affrontiamo le cause essenziali della non sostenibilità a livello del pianeta, gli ideali elevati degli Stati in materia di riduzione del tasso di estinzione non comporteranno niente».

Torna all'archivio