[02/07/2009] Comunicati

La Corea del nord lancia tre missili sui colloqui tra Onu e Giappone (e sull’inviato cinese)

LIVORNO. Mentre il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon è a Tokyo per capire come risolvere il problemaccio del nucleare (e quello della risibile proposta giapponese sul post-Kyoto), la Corea del nord, è il caso di dire, lancia un minaccioso avvertimento: qualche missile sparato verso il mare e nel cuore delle preoccupazioni del mondo.

L’agenzia sudcoreana Yonhap ha svelato oggi che due missili terra-mare sono stati lanciati oggi dal suolo della Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc)da un poligono situato nell’est del Paese. La Corea del nord ha poi effettuato un altro lancio di missili.

I lanci non sono assolutamente casuali: già a fine giugno i servizi segreti statunitensi avevano provveduto a preallarmare i media occidentali: Pyogyang si prepara a lanciare altri missili strategici a corta o media gettata.

I nuovi lanci farebbero parte delle manovre militari annunciate in pompa magna dal regime stalinista nordcoreano nel mar del Giappone che dovrebbero essere iniziate il 25 giugno per terminare il 10 luglio.

Secondo i servizi Usa la zona di mare scelta (450 per 1.000 km) e vietata alla navigazione preparava proprio il lancio dell’ennesimo missile della Rpdc. Dovrebbe trattarsi comunque di un tiro di avvertimento, tanto per tenere alta la tensione e far capire ad Onu e Giapponesi che Pyongyang non è disposta a trattare e non del lancio di un missile di lunga gittata, come quell’Unha-2 (Via Lattea) che il 5 aprile 2009 ha provocato la crisi internazionale che continua ancora oggi.

Quel che si capisce è che con questo missile il regime comunista-dinastico nordcoreano irride a quanto detto ieri in una conferenza stampa congiunta da Ban Ki-moon (che, é bene ricordarlo, é sudcoreano) e dal ministro degli esteri giapponese Hirofumi Nakasone: «Un riconoscimento internazionale dello status nucleare della Corea del nord sarebbe inammissibile».

Per Nakasone «Gli esperimenti nucleari effettuati dalla Repubblica popolare democratica di Corea costituiscono una seria sfida alla comunità internazionale ed implicano una reazione ferma. Il riconoscimento della Corea del nord come detentrice dell’arma nucleare è impossibile».
Parlando della risoluzione 1874 del Consiglio di sicurezza adottata il 12 giugno che condanna gli esperimenti nordcoreani e prevede ispezioni di trasporti di Pyongyan sospettati di essere legati ad attività nucleari o balistiche, Ban ha detto che «Tutti i Paesi membri devono dar prova della volontà di cooperare in vista dell’applicazione del documento nella sua integrità ».

C’è il sospetto infatti che le attrezzature e l’uranio per sostenere l’avventura nucleare nordcoreana arrivino da Paesi “amici” come il Pakistan, ma ancor più che molto filtri attraverso le uniche due frontiere agibili a nord: Cina e Russia, visto che a sud c’è solo l’altra Corea.

Un’altra preoccupazione che circola in questi giorni è che il “modello” nucleare nordcoreano stia per essere adottato da un altro inguardabile regime asiatico: la dittatura militare che opprime il Myanmar che non nasconde di volersi armare di atomiche, magari mettendosi ancora più a disposizione dei fedeli amici-padroni cinesi.

Ban Ki-moon in Giappone si è anche incontrato con il preoccupatissimo premier Taro Aso al quale ha chiesto di giocare un ruolo maggiore nella riduzione globale dei gas serra. Ma l’avventurismo nucleare nordcoreano rischia di far sparire ogni mancata promessa energetico-climatica del Giappone ed Aso ha avuto buon gioco a spostare il discorso sull’emergenza: «E’ imperativo che la comunità internazionale non ammetta che la Rpdc diventi una potenza nucleare e che operi per convincere la Rpdc ad abbandonare i suoi progetti nucleari».

Poi Aso ha presentato a Ban quelli che i Paesi in via di sviluppo hanno definito ai Climate change talks di Bonn i numeri truccati: una riduzione delle sue emissioni di gas serra del 15% entro il 2020 in rapporto al 2005. In realtà un incremento del 2% rispetto a quanto già deciso che nasconde il fallimento totale degli impegni giapponesi a Kyoto. Ban comunque sembra aver gradito ed ha detto che allora «Il Giappone dovrà ridurre le emissioni di gas serra aiutando finanziariamente e tecnologicamente i Paesi più poveri».

Il segretario generale dell’Onu ha anche incontrato esponenti della “Confindustria” giapponese ed esponenti delle categorie economiche più importanti chiedendo loro che il Giappone dia prova di leadership per realizzare un nuovo quadro internazionale per il post-Kyoto per far fronte al cambiamento climatico.

Oggi è iniziato anche il tour del vice ministro degli esteri cinese, Wu Dawei, nei 6 Paesi che siedono (o meglio sedevano prima che Pyongyang lo facesse saltare) al tavolo dei negoziati sul nucleare nordcoreano. Il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Qin Gang, ha detto che «Wu Dawei visiterà la Russia, Gli Usa, la Corea del sud e il Giappone per condurre delle consultazioni sul dossier nucleare niordcoreano così come sulla situazione nell’Asia del nord-est. La Cina rimane in contatto permanente con i partecipanti al negoziato e proseguirà la sua missione. Wu Dawai esporrà nel corso delle sue visite la posizione del suo Paese».

I tre missili di Pyongyang hanno fatto qualche insidioso cratere anche sulla strada dell’inviato cinese, senza evidentemente temere di mettere in imbarazzo l’unico amico che rimane ai nordcoreani, sapendo che Pechino non potrà mai abbandonare il regime stalinista e militarista del Rpdc al suo destino perché dovrebbe poi probabilmente farsi in gran parte carico di un crollo umanitario immenso e perché sa che subirà parte delle conseguenze dei colpi di coda finali di un regime pronto a tutto pur di sopravvivere alla condanna della storia, anche ad affamare, opprimere e lobotomizzare ideologicamente il suo popolo.

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