[01/07/2009] Aria

G8: la pagella ambientale di Wwf e Allianz. Italia a metà classifica, ma già insufficiente

LIVORNO. Il Wwf International e la compagnia assicurativa Allianz hanno presentato il rapporto “G8 climate scorecards” e sottolineano che «I paesi del G8 non sono fin qui riusciti a prendere misure sufficienti per proteggere il pianeta di fronte al cambiamento climatico».
La classifica non è certo esaltante ma mette al primo posto la Germania, seguita da Gran Bretagna e Francia che sembrano avere una marcia in più degli altri.

Poi si sprofonda in una mediocrità fatta di distanze minime nella quale emergono al quarto e quinto posto la nostra eco-scettica Italia e il criticatissimo Giappone che è stato protagonista del fallimento dei Climate change Talks di Bonn.

La pagella dell’Italia è questa: emissioni pro-capite 9 tonnellate di CO2 equivalenti; aumento delle emissioni tra il 1990 e il 2007 + 7,1%; distanza dagli obiettivi di Kyoto + 13,6%. L’Italia è il Paese del G8 con meno emissioni di gas serra procapite, ma le ha aumentate considerevolmente dal 1990 al 2007 (nell’immagine la scheda del rapporto riguardante l’Italia) .

Dopo ci sono Canada ed Usa praticamente appaiati che, rispetto al precedente G8, superano la Russia e la relegano all’ultimo posto.

Se queste sono le performance dei Paesi più industrializzati del mondo, per Copenhagen ci resta solo da sperare nella vecchia Europa e nella protesta sempre più forte dei Paesi in via di sviluppo. Il rapporto, stilato da Ecofys per conto di Wwf e Allianz, fa la classifica dei Paesi G8 e valuta i 5 Paesi in via di sviluppo più importanti in relazione alle loro politiche di lotta al cambiamento climatico: «A soli 5 mesi dai negoziati cruciali a Copenhagen – dice il Wwf - l’edizione 2009 del “G8 climate scorecards” dimostra che malgrado alcuni sforzi, le azioni restano insufficienti per mettere il mondo sulla strada di un’economia sobria in carbonio».

Il “G8 Climate scorecards 2009” misura le performances e le tendenze in settori quali l’evoluzione delle emissioni di gas serra dopo il 1990, la distanza di quanto realizzato rispetto agli obiettivi di Kyoto, la percentuale di energie rinnovabili e l’efficacia delle politiche climatiche. La valutazione si basa sui miglioramenti effettuati dopo il 1990, il livello attuale di emissioni e le politiche previste per il futuro.

Purtroppo il rapporto non evidenzia particolari progressi avvenuti nei vari Paesi e solo la Germania si distingue dalla mediocrità con qualche miglioramento. Canada, Usa e Russia hanno invece fallito ogni test di affidabilità, per questo Italia e Giappone pur con riduzioni minime di emissioni e molto indietro rispetto agli impegni presi con la firma del Protocollo di Kyoto, li superano in classifica.

«Benché Germania, Gran Bretagna e Francia abbiano già raggiunto i loro obiettivi di Kyoto, la loro performance a lungo termine non è sufficiente a limitare l’innalzamento della temperatura mondiale a meno di 2 gradi – spiega il rapporto – Gli Stati Uniti passano dall’ultimo posto alla settima piazza grazie alle iniziative per il clima previste o annunciate fino a qui dall’amministrazione Obama. Il Canada e la Russia, in ribasso nella classifica, non hanno programmi per modificare la loro evoluzione attuale o non li mettono in opera.

Il direttore del Wwf, James Leape, e Joachim Faber, del direttivo di Allianz, chiedono alle 8 nazioni ed ai Paesi emergenti di avviare azioni immediate e dio contribuire a trovare un buon accordo a Copenhagen: «Mentre troveremo probabilmente il modo di salvarsi dalla crisi finanziaria, nessuna somma di denaro permetterà di salvare il pianeta una volta che il cambiamento climatico avrà superato la sua soglia critica. E’ per questo che è essenziale limitare l’aumento della temperatura al di sotto di 2 gradi in rapporto al livello pre-industriale».

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