[30/06/2009] Acqua

Come mai il fiume Cecina è in agonia?

FIRENZE. L’agonia del fiume Cecina denunciata oggi sulle pagine del Tirreno dai pescatori dell’Aps, è conseguenza di quello che è stato fatto, ma soprattutto di quello che non è stato fatto per la tutela del fiume nel corso degli anni. C’è poco acqua nell’alveo fluviale nonostante l’autunno piovoso (ma anche in primavera le precipitazioni non sono mancate), osservano i pescatori che hanno deciso di trasferirsi in Bocca d’Arno per dare sfogo alla loro passione. Al di là delle variazioni climatiche locali, le responsabilità qui sono altre. Ricordiamo che il fiume Cecina è stato scelto come bacino pilota in cui sperimentare la Direttiva Europea Acque 2000/60/CE. Il Forum di partecipazione con tutti i portatori d’interesse, come del resto i soggetti istituzionali, le criticità le avevano evidenziate: il fiume ha problemi per la qualità delle acque (l’eutrofizzazione di questi giorni con una forte crescita algale testimonia l’eccessiva presenza di nutrienti, azoto e fosforo) e quantitativi per prelievi soprattutto industriali che superano le possibilità di ricarica della falda.

«Le criticità erano state evidenziate e proposte anche alcune soluzioni- sottolinea Marcello Demi attualmente presidente del Wwf Toscana che allora partecipò in qualità di coordinatore al Forum) - ma non sono state prese in considerazione e non è stato fatto niente. Il peccato originale comunque - continua Demi - risale al 2004 quando l’ufficio Via (Valutazione d’impatto ambientale) della Regione non ha considerato in modo adeguato le ripercussioni ambientali del progetto Idros prevedendo prescrizioni inadeguate. Il successivo ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale ndr) vinto dalle associazioni ambientaliste, ha di fatto bloccato l’accesso di Solvay alle nuove concessioni minerarie di Saline, ma con la delibera di via del 2004 l’azienda ha comunque acquisito dei diritti ed è in attesa di poterli esercitare».

Quindi ci pare di capire che la Regione è tra due fuochi: deve esercitare la tutela ambientale dell’area e agire nel rispetto dei diritti acquisiti dall’azienda?
«Esattamente. Qualche settimana fa abbiamo appreso dell’approvazione di una delibera di tutela dell’area Gorili-Steccaia (DGRT n.283 del 14 aprile 2009). Dal 2006, grazie ad Arpat, sappiamo che in quell’area c’è l’ultima riserva idrica di ottima qualità della bassa Val di Cecina e non ci siamo mai stancati di chiederne la tutela perché quella falda è da considerarsi strategica per l’uso civile. Quella delibera mette sotto tutela l´area dichiarando inammissibili opere come bonifiche agrarie (asportazione di 40 cm di terreno) e locali interrati, ma consente esplicitamente, e in deroga alla regolamentazione proposta, la realizzazione di un invaso grande 20 ettari e profondo più di 10 metri (il cosiddetto progetto Idros ndr) che sarà riempito con acqua di piena del fiume, acqua e sedimenti notoriamente inquinati da tutto quanto viene giù da monte. Ma non è finita qui. Come se ciò non bastasse, quella delibera dichiara inammissibile anche il rilascio di nuove concessioni di prelievo e il rinnovo delle esistenti, ma consente esplicitamente di mantenere i medesimi prelievi industriali. Prescrivere che al rinnovo delle concessioni i prelievi industriali assentiti dovranno essere ridotti del 50% significa prescrivere infatti il mantenimento dello status quo ante: non è un segreto che in Val di Cecina la grande industria ha concessioni (cioè prelievi assentiti) pari a circa il doppio dei suoi attuali prelievi. Queste cose Wwf, Legambiente,Italia Nostra e medicina Democratica le hanno già dette alla Regione».

Forse qualche ragione e responsabilità per l’agonia del fiume è stata individuata.

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