[30/06/2009] Comunicati

Certificazione energetica degli edifici in compravendita: va dove ti portano le regioni

LIVORNO. L’effetto a macchia di leopardo non riguarda solo il piano casa, (vedi altro articolo di greenreport di oggi) ma colpisce anche la certificazione energetica degli edifici, in vigore da domani.
O meglio l’obbligo di presentare l’allegata certificazione in caso di compravendita di edifici già esistenti, che è stato derubricato a livello nazionale, rimanendo in vigore solo per quelli di nuova costruzione a livello nazionale.

Da domani in caso di compravendita di singole unità immobiliari chi vende dovrà presentare un attestato che certifichi il rendimento energetico dell’edificio ma solo se si trova a condurre la trattativa in alcune regioni, ovvero Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, che hanno provveduto a varare le norme per la certificazione energetica.

Mentre nella altre regioni, che hanno la legge regionale ma non ancora i decreti attuativi, per l’attestato si dovrà ricorrere alla qualificazione energetica, ovvero un modello simile a quello utilizzato per poter richiedere la detrazione fiscale del 55% in caso di ristrutturazioni ai fini di efficienza energetica.

Ma quello che non è chiaro, oltre alla differente modalità di compilazione dell’attestato, è anche l’obbligo o meno di allegare tale attestato ai documenti necessari per il rogito in caso di compravendita. In questo caso mentre a livello nazionale tale obbligo è stato abrogato con la legge 133/2008, in alcune regioni, ovvero Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Valle d’Aosta, rimane e quindi questa attestazioni saranno richieste dal notaio all’atto del rogito, da allegare al resto della documentazione mentre in Liguria no e nelle altre regioni non è chiaro. Non solo il Piemonte e in Toscana sono previste anche sanzioni in caso che non vengano allegati e il Piemonte richiederà da domani l’attestazione energetica anche in caso di affitto. Mentre Lombardia e ed Emilia Romagna inseriranno questo obbligo dall’anno prossimo e la Toscana dovrà definirne i tempi con un atto della giunta, che ancora non è stato varato.

Insomma una norma così importante per incoraggiare la riduzione degli sprechi energetici nelle abitazioni, strumento importante per aumentare l’efficienza energetica in edifici spesso più simili a colabrodi quali sono gran parte di quelli esistenti nel nostro paese e per dare anche un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi ai quali siamo obbligati dalle norme europee derivanti dal pacchetto delle tre 20, rischia di diventare un ennesimo boomerang.

E di creare una gran confusione tra i cittadini che dovranno districarsi tra le diverse norme, nazionali e regionali, senza avere come spesso accade, nessuna certezza. Inoltre dal momento che le attuali leggi nazionali e locali facilitano solo la certificazione energetica in caso di condomini, consentendo una unica certificazione nei palazzi dotati di caldaia centralizzata, altrettanto non può dirsi nel caso di una edificio singolo, dove sarà avvantaggiato chi vuole vendere in tempi brevi (dal momento che la certificazione è valida per 10 anni) mentre poco stimolati saranno coloro che pensano di rimanere nella propria casa a riqualificarla da un punto di vista energetico.

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