[26/06/2009] Acqua

Il più grande fiume d´Italia è malato: le proposte di Legambiente per la sua cura

ROMA. Ha preso il via oggi a Rovigo la campagna di Legambiente “Operazione Po” per accendere i riflettori sul più grande fiume italiano. A supporto delle varie iniziative che proseguiranno lungo tutta l’asta del Po (la conclusione è prevista il 12 luglio a Torino), è stato presentato un dossier che evidenzia le varie criticità che riguardano l’ecosistema fluviale. Nel bacino del Po ci sono ben 2423 comuni a rischio idrogeologico, che meriterebbero attenzioni e politiche mirate alla tutela, alla conservazione e valorizzazione del loro territorio.

Le alluvioni anche recenti (l’ultima importante che ha riguardato gran parte del bacino risale al 2000), hanno prodotto molti danni mettendo in evidenza il ritardo nell’attuazione di politiche di prevenzione. L’Italia è tra i maggiori Paesi produttori di cemento al mondo e quindi servono sabbie e ghiaie (quelle di fiume sono molto pregiate).

Dal 1982 al 2005 sono state date concessioni per il prelievo di oltre 16 milioni di m3 di sabbia e ghiaia dal Po e dai suoi affluenti. Oggi prelevare sabbia dal fiume è vietato ma le estrazioni abusive continuano.

Se si passa all’acqua le cose non migliorano: il carico inquinante complessivo (in cui il comparto agro-zootecnico è il più impattante) è pari a 114 milioni di abitanti equivalenti, come se nel bacino del Po vivessero e scaricassero, il doppio degli abitanti dell’Italia intera. Legambiente nel suo dossier si sofferma anche su casi di rischio ambientale peculiari, come la presenza del deposito di scorie radioattive a Saluggia nel Vercellese, nei pressi della confluenza del Po, dove sorgono gli impianti e i depositi di scorie radioattive più grandi d’Italia, collocati nella fascia di pertinenza fluviale della Dora Baltea, oltre alla minaccia di nuove installazioni nucleari, che necessitano di acqua per il raffreddamento dei generatori.

«l Po è il più importante e sfruttato fiume d’Italia- ha sottolineato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - ma su di esso manca ancora oggi una politica unitaria ed efficace per la gestione dell’intero bacino idrografico, che supplisca agli scarsi effetti della miriade di enti ed istituzioni locali che – con poco successo - cercano di far fronte alle piene, ai momenti di scarsa portata e a tutte le problematiche che riguardano il fiume e il territorio circostante». La redazione del Piano di gestione del Distretto internazionale del Po, nonostante i tempi ristretti, può rappresentare l’occasione per avviare una pianificazione di sistema basata su principi di prevenzione, precauzione e sostenibilità che possa offrire la possibilità concreta di intervenire per ripristinare gli equilibri idrogeologici e ambientali e al tempo stesso agire per tutelare la sicurezza idraulica delle città e dei paesi situati sulle sue sponde. Legambiente intanto fornisce la sua ricetta in 10 punti sintetici, per dare al fiume un futuro:

La tutela del territorio: occorre applicare nelle aree di pertinenza fluviale misure rigorose per l´uso corretto del suolo in modo da prevenire l´edificazione in aree a rischio e preservare le aree utilizzabili per la laminazione delle acque.

Vigilanza: deve essere coordinata ed intensificata, contro ogni forma di abusivismo (furti di sabbia e ghiaia, scarichi civili, industriali e zootecnici) che comporti un deterioramento dell’ambiente Fluviale.

Agricoltura: occorre attuare subito interventi di miglioramento dell´uso agricolo dei suoli che tengano conto delle esigenze del fiume. Come la forestazione degli ambiti fluviali, la promozione di buone pratiche per il risparmio idrico in agricoltura o il riutilizzo irriguo delle acque di scarico depurate.

Natura: Parchi, Riserve naturali, Siti di Interesse Comunitario... La conservazione e il ripristino di ambienti naturali sono le azioni più adeguate per le aree di pertinenza fluviale soggette a rischio alluvionale. Un’azione complessiva a livello di bacino permetterebbe di costruire la ‘rete’ dei parchi del Bacino del Po.

Navigazione: il Po e alcuni suoi affluenti si prestano alla navigazione turistica, mentre per il trasporto delle merci è più pronto, economico, ecologico, semplice e veloce usare il treno. Per questo diciamo no ad interventi per la navigabilità commerciale e alla cementificazione del Grande Fiume.

Difesa dalle acque: occorre coordinare la gestione del bacino idrografico, per evitare la realizzazione di opere idrauliche che compromettano la sicurezza a valle, escluda prelievi di inerti dall’alveo, assicuri la cura dei manufatti, tuteli le aree di esondazione, assicuri la gestione delle porzioni montane del bacino, rimuova le artificializzazioni inutili o dannose.

Inquinamento: la qualità delle acque del Po continua ad essere critica, soprattutto nella parte bassa del suo corso. Occorre un maggiore sforzo per migliorare i sistemi di depurazione degli scarichi industriali e civili, ed un particolare impegno per affrontare il problema dei reflui zootecnici.

Deflussi idrici: va assicurata la necessaria divagazione dell´alveo, anche per invasare e conservare la risorsa idrica in modo naturale, assicurare la depurazione delle acque ed evitare prelievi idrici che sottraggano al fiume e ai suoi affluenti la quantità di acqua indispensabile ad assicurare la vitalità dei tratti idrici a valle.

Turismo: il Po e i suoi affluenti offrono straordinarie opportunità per un turismo attento ai valori del territorio, alla sua identità e tradizione. La navigazione fluviale e la mobilità su bici nel bacino padano vanno promosse anche con una migliore organizzazione dei percorsi e dei servizi per consentire un turismo leggero in armonia con la natura e la cultura del fiume.

Partecipazione: l’attenzione nei confronti del Po è cresciuta. Per una maggiore efficacia e per conseguire una autentica attuazione della direttiva europea sulle acque occorre una maggior diffusione di dati, progetti, iniziative, una effettiva consultazione delle parti sociali, la previsione di forme di partenariato.

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