[29/05/2006] Urbanistica

Zanzara tigre, i consigli del biologo

FIRENZE. Aedes albopictus questo il nome scientifico della zanzara tigre, l’insetto che è nel mirino di molte amministrazioni comunali delle principali città toscane che stanno impiegando energie e risorse (320.000 euro il costo del piano d’intervento del Comune di Firenze finanziato per il 30% dalla Regione) per rendere più piacevoli le giornate dei cittadini che con la bella stagione vengono trascorse prevalentemente all’aperto. Questa zanzara, estremamente adattabile, proviene dalle aree tropicali del sud-est asiatico ed ha colonizzato negli ultimi 20 anni tutti i continenti.

L’Italia è lo stato europeo più colpito dall’infestazione di Aedes albopictus, il cui primo avvistamento risale al 1990.
L’attività ectoparassitaria della zanzara tigre si svolge prevalentemente di giorno, in particolare al mattino e al tramonto, ma può svolgersi anche durante le ore notturne in aree illuminate.

Abbiamo chiesto a David Puccioni, biologo, consulente di varie amministrazioni sul problema, come fa un singolo cittadino a coadiuvare l’amministrazione per "combattere" la zanzara tigre?
«Vorrei rilevare prima di tutto che la partecipazione del cittadino nella lotta alla zanzara tigre è assolutamente indispensabile. Prove sul campo hanno dimostrato che circa il 50% dei siti di sviluppo è situato all’interno di aree private dove le amministrazioni non possono tecnicamente intervenire in modo appropriato. Inoltre, anche con poche zanzare, nate da una piccola raccolta d’acqua, si possono avere notevoli disagi: le femmine hanno un comportamento particolarmente aggressivo (pungono più volte per completare il pasto di sangue, di qui il nome di zanzara tigre) e nelle persone sensibili le punture danno reazioni allergiche con arrossamenti.
Consapevoli del nostro dovere, ogni tanto, ci dobbiamo armare di un po’ di pazienza per andare alla ricerca dei possibili ristagni d’acqua (focolai larvali) che permettono lo sviluppo delle larve. Sul terrazzo, nel giardino, nell’orto o nel nostro piazzale dove parcheggiamo l’auto ogni posto è buono: basta che siano presenti dei contenitori (sottovasi, teli di nylon, cocci, caditoie -griglie o tombini- o bidoni….).
Una volta che abbiamo individuato una possibile fonte del problema dobbiamo cercare di risolverla nel modo più semplice e duraturo possibile. I piccoli oggetti vanno rimossi ed eliminati, i contenitori nell’orto se necessari possono essere chiusi con una zanzariera orlata da un elastico e nel caso di piccole caditoie si possono inserire dei prodotti specifici.
Infine ricordiamoci sempre che la lotta alle zanzare non può essere fatta in un mese o una sola stagione ma deve proseguire nel tempo. Aedes albopictus è in grado di produrre nei mesi autunnali uova diapausanti resistenti a basse temperature, che le consentono di superare con successo inverni anche molto rigidi».

Lei ha parlato di prodotti specifici da applicare in alcuni casi. Ha qualche consiglio in merito?
«Considerando sempre come prioritaria la lotta contro le larve e dovendo intervenire in depositi d’acqua, dove non sono possibili altre strategie di prevenzione, consiglio di scegliere i prodotti in relazione al sito che vogliamo trattare e alla nostra disponibilità di tempo. Prima di fare qualsiasi trattamento è necessario verificare se effettivamente ci sono le larve. Appurato ciò, si deve quantificare la dose di prodotto in relazione alla quantità di acqua presente (indicata sulla confezione). Solitamente una pasticca di prodotto è più che sufficiente per una griglia in giardino. Nel caso si decida di ovviare con i trattamenti si consiglia di verificare lo stato di pulizia del deposito d’acqua e nel caso rimuovere eventuali depositi (foglie e sedimenti): si riduce il nutrimento alle larve e si aumenta l’efficacia dei prodotti insetticidi.
I prodotti più usati sono quelli a base di Bacillus thuringiensis Var. israelensis oppure a base di Temephos (prodotti non tossici) e solitamente vanno somministrati nel periodo tra aprile ed ottobre ogni 7-10 gg nel primo caso o ogni 12-18 gg nel secondo caso. Oggi, sono disponibili sul mercato prodotti a base di regolatori della crescita (per es. Diflubenzuron) che possono portare l’intervallo di trattamento a circa 25-30 gg (consigliato per le seconde case al mare).
In casi estremi se i livelli di infestazione diventano insopportabili si può intervenire con prodotti abbattenti nei confronti degli adulti. In questo caso sarebbe meglio rivolgersi alle ditte specializzate che hanno le attrezzature specifiche per erogare tali prodotti e richiedere eventualmente quelli a base di piretroidi (meno tossici), considerando, però, che in pochi giorni l’infestazione ritorna ai livelli di partenza e che agiscono anche nei confronti dell’entomofauna utile.
Un piccolo beneficio si potrebbe avere riducendo le irrigazioni del giardino all’essenziale (ogni 2-3 gg) e spostandole alla notte: la ridotta umidità ostacola in un certo modo la vitalità degli adulti».

E per quanto riguarda la lotta biologica? Ad esempio in molti casi è stata utilizzata la Gambusia.
«Alcuni pesci come la gambusia, la tinca e i pesci rossi sono utilizzati in programmi di lotta biologica contro le zanzare. Nei confronti della zanzara tigre possono agire solo nelle piccole vasche ornamentali dei giardini ma comunque non esplicano alcuna azione predatoria, nei fossi o nei canali, per il semplice fatto che questa zanzara non si trova mai allo stadio di larva nelle acque di questi ambienti naturali».

Per una corretta prevenzione ci sono oggettivi impedimenti tecnici, esiste un problema di costi oppure a prevalere è solo l´aspetto culturale e quello della corretta informazione?
«La corretta prevenzione dovrebbe prevedere sul fronte pubblico la riduzione delle raccolte d’acqua sulle strade cioè eliminare tutte le caditoie (tombini) presenti. Ovviamente non è possibile e pertanto siamo costretti a fare trattamenti insetticidi continui.
Ma la lotta alla zanzara tigre è solo uno dei tanti problemi che le amministrazioni devono affrontare ed è naturale che le risorse a disposizione siano bilanciate con le altre priorità.
Il principale ostacolo all’informazione è invece l’adesione del cittadino che spesso non si rende partecipe dei messaggi e dei consigli che gli vengono forniti e pretende che altri gli risolvano un problema che spesso origina anche dal suo giardino».

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