[25/06/2009] Rifiuti

Federambiente ancora su nanopolveri e inceneritori

ROMA. Lo studio che Federambiente ha commissionato ai massimi esperti italiani di combustione dei rifiuti urbani aveva un unico scopo: capire se e quanto fosse reale la pericolosità dei termovalorizzatori per l’ambiente e la salute umana.

I più qualificati esperti italiani, docenti delle migliori università e ricercatori del LEAP sono stati chiamati a “dire la verità”. Per le aziende pubbliche che gestiscono i rifiuti urbani senza fini di lucro è importante conoscere gli effetti delle lavorazioni che si compiono e, soprattutto, essere certi che le tecnologie impiegate non arrechino danno al territorio e alle popolazioni, perché di quel territorio e di quelle popolazioni le imprese pubbliche sono un elemento integrato, evidente e responsabile.

Lo studio ha messo in evidenza, comparando le varie sorgenti che generano polveri fini e ultrafini (le cosiddette “nanoparticelle”), quanto siano rilevanti, al confronto, gli apporti del traffico urbano, del riscaldamento prodotto dalle caldaie domestiche alimentate a combustibili fossili, della raffinazione di prodotti petroliferi, della produzione industriale primaria e manifatturiera, rilevando che l’apporto dei termovalorizzatori all’inquinamento atmosferico e alla minaccia per la salute delle persone è “insignificante” e “impercettibile”.

Siamo, perciò, confortati della buona conduzione dei 50 impianti italiani ma, tuttavia, continueremo a studiare e ricercare tecnologie e prassi sempre più rassicuranti circa l’affidabilità della combustione di tutti quei rifiuti che, non potendosi riciclare, devono per legge (direttiva UE 198/2008) essere avviati al recupero d’energia e non essere seppelliti in discarica lasciando ai posteri il problema.

Il dottor Montanari, polemizzando con noi (vedi link), argomenta che le polveri ultrafini sono pericolose per la salute umana. In assenza di seri studi scientifici a conferma o smentita di questa affermazione, Federambiente ha commissionato la ricerca proprio per avere risposte certe e, soprattutto, scientificamente attendibili. E dalla ricerca, condotta in totale indipendenza e senza tesi precostruite, risulta che “dall’analisi delle implicazioni tossicologiche degli studi nel settore non emergono indicazioni di rischi particolari attribuibili alle polveri ultrafini provenienti da attività di combustione dei rifiuti che recuperano energia, purché in linea con la migliore tecnologia disponibile”, mentre le indagini epidemiologiche fin qui condotte evidenziano correlazioni “molto deboli” tra l’esposizione a PU e l’insorgenza di malattie respiratorie e cardiocircolatorie, per cui “le stime di rischio (…) hanno significatività statistica limitata”.

La polemica appare pretestuosa e strumentale. Se il dottor Montanari fosse coerente con le sue affermazioni, chiederebbe di chiudere, ora e dovunque, l’industria automobilistica per impedire che il traffico (responsabile al 68% delle emissioni di polveri ultrafini nel mondo – U. S. Environment Protection Agency Annual report 2007) avveleni l’aria delle nostre città. Non risulta, peraltro, che il nostro contraddittore sia impegnato a far spegnere gli oltre 2 milioni di caldaie a gasolio che, in Italia, rilasciano quantità di polveri ultrafini milioni di volte superiori a quelle emesse dai termovalorizzatori. E non abbiamo mai visto “il nostro” impegnato per far chiudere le raffinerie di petrolio, che di polveri ultrafini ne producono, appunto, quantità industriali.

Le 800 conferenze tenute dal dottor Montanari, con ricche e variegate esposizioni di feti malformati e apocalittiche profezie di sterminio, hanno sempre avuto come unico bersaglio i 50 termovalorizzatori di rifiuti urbani gestiti, in larghissima parte, da aziende pubbliche. Delle migliaia d’impianti privati operanti in Italia il dottor Montanari non si occupa.

Forse è anche per questo che le sue denunce e l’attività del laboratorio di sua moglie non sono considerate, a livello internazionale, meritevoli d’attenzione se non da chi milita nel fronte “una, cento, mille Campania sommerse dai rifiuti.

*Presidente di Federambiente

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