[18/06/2009] Comunicati

Non solo ragioni ambientaliste contro il Barroso-bis

LIVORNO. Si è aperto oggi a Bruxelles il Consiglio europeo, un appuntamento di due giorni che riunisce i capi di Stato e di governo dei ventisette paesi Ue, che tra i vari temi in agenda (si discute anche della supervisione finanziaria) dovranno sciogliere il nodo politico del sostegno al nuovo mandato di Manuel Jose Barroso (Nella foto) alla presidenza della Commissione. La partita della nomina, o della semplice designazione Barroso, sarà giocata nel pomeriggio da tutti i leader europei, che si trovano stretti fra la richiesta dell´Europarlamento di essere consultato nella scelta e il percorso a ostacoli fra il trattato di Nizza, attualmente in vigore, e quello di Lisbona che ancora attende il via libera degli elettori irlandesi. Nell´incertezza Barroso ha deciso, di presentare ai ventisette leader europei il suo programma per i prossimi cinque anni, e ha scritto loro in una lettera «Se posso contare sul vostro sostegno chiaro e se la mia visione è condivisa da voi e dal Parlamento europeo sarà per me un onore continuare a servire il progetto europeo».

Ma l’autocandidatura di Barroso non incontra un consenso unanime, bocciato dalle associazioni ambientaliste, ha poi suscitato attacchi aperti prima da parte dei Verdi e oggi anche da un editoriale apparso su The Guardian. Secondo i suoi detrattori, Barroso si accinge a replicare, come accadde a Jaques Delors, non in virtù di una visione innovativa per l’ Europa, quanto per l’attitudine alla mediazione e la tenacia nel perseguire questo obiettivo.

Nel video diffuso dai Verdi su Youtube le dichiarazioni di Barroso in veste di presidente della commissione vengono modificate in una serie di No: no alla solidarietà, no alle energie rinnovabili, no ad un dinamismo economico, no alle riforme , a nuove idee e a nuove soluzioni.
E non è certo più morbido The Guardian che attacca nell’editoriale con una accusa ben precisa:

«Nelle prossime settimane a Bruxelles si sentirà parlare di un solo argomento: posti di lavoro. Non si tratta però delle litanie sui licenziamenti che abbondano sulla stampa del resto del mondo, ma delle poltrone che una cricca di uomini (e qualche donna) strapagati e privi di fascino riuscirà a garantirsi» e poi parte la giaculatoria nei confronti di Barroso, degno rappresentante di questo sistema: «Il suo disprezzo per la democrazia- scrive il quotidiano britannico- è una ragione sufficiente perché Barroso sia sbattuto fuori a calci, ma ce ne sono molte altre. In un momento in cui servono altruismo e innovazione per risolvere i problemi ecologici ed economici del pianeta, si è rivolto a individui che rappresentano una screditata ortodossia e un´insaziabile avidità. Ha chiesto aiuto sulla crisi finanziaria a Callum McCarthy, ex presidente dell´authority finanziaria britannica, che fino al 2007 considerava quelli che chiedevano maggiori controlli sulle banche "esagitati cani rabbiosi". Per affrontare il cambiamento climatico ha ingaggiato Peter Sutherland della Bp, azienda che nel 2005 è stata inserita tra le dieci più inquinanti del mondo».

E ancora: «più volte Barroso ha dato al profitto privato la priorità sull´interesse pubblico. Ha cercato di aprire alla competizione i servizi essenziali, ha complottato con Peter Mandelson (l’attuale ministro britannico delle attività produttive, ndr) per costringere i paesi poveri ad accettare disastrosi accordi commerciali, ha difeso i cibi geneticamente modificati e si è impegnato per permettere a migliaia di prodotti chimici di eludere i test sanitari».

La accuse sono anche per i mancati impegni sulla questioni della solidarietà sociale: «ha traccheggiato sull´introduzione di nuove leggi contro la discriminazione. Sull´asilo politico e l´immigrazione ha obbedito all´agenda imposta dall´estrema destra, sostenendo l´incarceramento per 18 mesi per chi non riesce a ottenere l´asilo».

«I pacifisti, poi - conclude the Guardian - non gli perdoneranno mai di aver ospitato il summit delle Azzorre del 2003 in cui George Bush e Tony Blair hanno dato gli ultimi ritocchi al piano dell´invasione illegale che ha sprofondato l´Iraq nel sangue degli innocenti».

Tutte ragioni per cui Barroso non andrebbe rieletto, nutrendo però ben poche speranze che la sua conferma possa incontrare qualche intralcio. «Barroso ha sottolineato che la sua conferma è soggetta all´approvazione dei governi e dei parlamentari europei, ma sarei sorpreso se incontrasse qualche resistenza. Ed è una vergogna».

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