[16/06/2009] Consumo

Le otto ragioni per cui gli agricoltori americani dovrebbero sostenere l’azione contro il global warming

LIVORNO. L´agricoltura, l´energia ed il riscaldamento globale sono collegati inestricabilmente, è questo il motivo per cui i coltivatori degli Stati Uniti devono essere una parte della soluzione al riscaldamento globale. E’ quanto sostenuto dal segretario Usa per l’agricoltura, Tom Vilsack, alla commissione per l´agricoltura in cui si è svolta un´udienza sulla legge per la sicurezza e l’ energia (American clean energy and security act, Acesa), una legislazione che offre un´occasione significativa ai coltivatori degli Stati Uniti per aumentare il loro reddito salvaguardando al tempo stesso la loro sopravvivenza e quella della nazione sia per il cibo che per la disponibilità di energia.

Il segretario Usa per l’agricoltura, Tom Vilsack, definisce la riduzione della Co2 «una nuova risorsa che potrebbe cambiare il vecchio modello di sostentamento degli agricoltori».
Una frase emblematica, con la quale ha invitato gli agricoltori a cogliere le occasioni economiche offerte dalla riduzione dell’inquinamento «per guardare al futuro con minore paura» e per aiutare gli Usa a ridurre la propria dipendenza energetica.

La legge offre infatti l’opportunità agli agricoltori di diversificare le loro fonti di reddito, riconoscendo incentivi e riducendo le imposte e aumentando il loro rendimento energetico; ricompenserà le buone pratiche e fornirà gli strumenti per accertarsi che i coltivatori americani possano trarre beneficio dalle soluzioni al riscaldamento globale.

E sono ben otto i motivi addotti perché gli agricoltori dovrebbero sostenere questo percorso per ridurre il global warming.
La prima ragione è data dal fatto che le terre agricole e forestali possono sequestrare 246 milioni di tonnellate di Co2 ogni anno, ovvero il 13% delle emissioni degli Usa. Ma con incentivi appropriati queste terre potranno arrivare a sequestrare il 50% delle emissioni, ovvero impostando nuove pratiche di lavorazione, nuove colture, pascoli di rotazione, prevenzione dell’erosione dei suoli, così da controbilanciare le emissioni di carbonio prodotte dal comparto agricolo e creare un vero e proprio mercato per il sequestro della Co2.

La seconda è data dal fatto che gli agricoltori possono fare soldi dallo scambio delle emissioni.
La nuova legge stabilisce infatti un mercato di scambio delle emissioni che permetterebbe agli agricoltori di vendere quote di riduzione di Co2, così che sarebbero ripagati per quanto hanno già fatto e per quanto potranno fare in più in futuro. La Energy Information Administration ha stimato che il valore delle compensazioni in agricoltura potrebbe avere un valore economico pari a circa 24 miliardi di dollari l’anno.

Terzo motivo. L’agricoltura statunitense produce 413 tonnellate di Co2 l’anno, genera due terzi di tutte le emissioni di Nox e significative emissioni di metano, gas entrambi con un valore climalterante più alto dell’anidride carbonica, per questo il settore agricolo è responsabile del 6% del totale delle emissioni degli Usa. Quindi questo comparto deve dare un contributo alla riduzione delle emissioni, ma può farlo senza che gli agricoltori perdano profitto, anzi guadagnandoci.

Il programma di compensazioni sarà quindi realizzato con il coinvolgimento del dipartimento agricoltura per individuare regole e strumenti per far funzionare bene il mercato della Co2.
Terzo motivo. Nell’Acesa si prevede che lo standard di energie rinnovabili arrivi al 15% entro il 2020. Anche in questo settore l’agricoltura può dare un forte sostegno al raggiungimento dell’obiettivo, attraverso l’installazione di impianti eolici, pannelli solari ed altre tecnologie di energia rinnovabile sulle terre e sulle costruzioni.

Quindi gli agricoltori potranno incrementare il loro reddito anche attraverso questo programma, dato che l’affitto della terra per l’istallazione di una pala eolica potrebbe fornire circa $3.000 all´anno.

Il quarto motivo è dato dal fatto che gli agricoltori potranno produrre materia prima per i biocarburanti accedendo agli incentivi previsti.
L’Acesa prevede obiettivi ambiziosi in tal senso, contando di arrivare a produrre 21 miliardi di galloni di biofuels entro 2022, con la clausola che siano a basse emissioni su tutto il ciclo di vita, non intacchino gli stock alimentari e rispondano ai requisiti di sicurezza ambientali.

Quinto motivo. L’Acesa riconosce un rimborso mensile per i consumatori rurali che subiscono una perdita nel potere di acquisto dovuto ai costi energetici.

Sesto motivo. Verranno riconosciuti sgravi fiscali in cambio di miglioramenti nell’efficienza energetica. Una misura che oltretutto permette agli agricoltori che hanno una elevata bolletta energetica di risparmiare apportando quindi anche un beneficio per le loro tasche, dato che la bassa efficienza energetica incide adesso per il 6% nei costi di produzione totali dell´azienda agricola.
Gli ultimi due motivi riguardano il futuro prossimo degli agricoltori e quello del pianeta, e quindi misure di adattamento.

Infatti la nuova legge prevede risorse per mettere in atto misure di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici già in qualche caso evidenti e quindi verranno dati rimborsi a chi opererà in questo senso.

Infine si riconosce che rimanere inerti di fronte al riscaldamento globale, significa sottostare all’attuale volatilità dei prezzi dei combustibili, agli eventi estremi ora di siccità ora di alluvioni e all’aumento della dipendenza dagli aiuti in caso di disastri. E gli agricoltori sono particolarmente vulnerabili a questi scenari, per questo l’Acesa vuole dare seguito al richiamo degli scienziati e intervenire nella lotta al riscaldamento climatico per evitare gli effetti peggiori e gli agricoltori sono chiamati a fare la loro parte.

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