[15/06/2009] Comunicati

Il vento verde dell´Ue illumina Monti, Friedman... e il Corriere della Sera

LIVORNO. Che non si dica, almeno, che di sostenibilità ambientale e di riconversione ecologica non ne parla nessuno. Sarà l´Obama-mania, sarà che la green-economy ora piace anche ai pubblicitari, ma di certo che oltre a greenreport (oggi in apertura e più volte nei giorni scorsi), anche il Corriere della Sera del neodirettore De Bortoli per due giorni di fila (ieri e oggi) dia spazio in prima pagina prima a Mario Monti con "La lezione verde di Cohn-Bendit" e poi a Thomas Friedman con "Troppe risorse bruciate" riferito a Ambiente e mercato, è una notizia. Significa che se anche al G8 di Lecce i cambiamenti climatici si è no hanno trovato casa nelle battute conclusive, qualcosa sta cambiando dalle due parti dell´oceano atlantico. In Usa con la neo presidenza e anche in Europa, dove anche Mario Monti appunto ha colto una ´lezione´ per tutti dalle bistrattatissime votazioni appena tenutesi.

L´ex commissario europeo infatti non solo rilancia il tema «ha ancora senso che l´Europa punti allo ´sviluppo sostenibile’» domanda tautologica per noi alla quale però ha il merito di rispondere positivamente incrociandola con il sociale (suo cavallo di battaglia) e tracciando anche una strada: "E´ necessario - dice -riconciliare l´Europa e l´attenzione sociale come già sono in armonia l´Europa e l´attenzione ambientale. E´ anche possibile? Sì, in due modi. Un primo modo consisterebbe nel consentire, da parte della Ue, che ogni Stato si occupi delle istanze sociali senza riguardo all´apertura rispetto al resto della Ue, anche in violazione delle regole del mercato unico. Forse l´Europa diventerebbe meno impopolare, ma si avvierebbe a una rapida disintegrazione. Un secondo modo, invece, richiede che l´integrazione prosegua, ma si estenda ad aspetti, come il coordinamento della fiscalità, che permettano agli Stati di dare grande attenzione al sociale pur rispettando il mercato unico. E´ la linea proposta su queste colonne il 10 maggio. I risultati delle elezioni ne mostrano l´opportunità». Si può discettare sull´uso di termini impropri "attenzione ambientale" piuttosto che il più adatto sostenibilità ambientale, ma ci pare che non cambi il senso del contenuto, più importante in questo caso del contenete che è in questo caso la prosa.

Più avanti va invece il tre volte premio Pulitzer Thomas Friedman che pur essendo troppo nuclearista per i nostri gusti, ne dice diverse decisamente sottoscrivibili a cominciare dal suo appello: ripensiamo finanza ed ecologia. «I nostri genitori - scrive - furono la Grande Generazione, costruirono per noi un mondo di libertà e di abbondanza. Noi siamo stati la generazione delle cavallette, abbiamo mangiato tutto. I nostri figli dovranno essere la re-generation, creando un modello di crescita basato su valori sostenibili, sia per il mercato che per Madre Natura. Detto in due parole, quello che la libertà fu per i nostri genitori, la sostenibilità dovrà essere per noi e i nostri figli. Altrimenti non saremo liberi, anzi saremo ancora meno liberi di quanto non lo saremmo mai stati se i sovietici avessero vinto la guerra fredda. Le restrizioni che l´economia e la natura imporrebbero su di noi sarebbero severissime, a meno appunto di non trovare un modello di crescita sostenibile. Saremmo schiavi».

Meno d´accordo Friedman ci trova sull´analisi di come fare, la sua impostazione è molto local, nel senso che «per me il governo deve limitarsi ad assicurare il massimo di trasparenza sui mercati e imporre regole severe per l´uso delle risorse ambientale», non solo «ognuno deve intervenire per regolare i propri mercati, ma il coordinamento globale non è una necessità assoluta». Una fotografia quindi dell´oggi, dove le regole globali non ci sono e che ci pare non abbia dato granché di risultati.

Altre cose sono poi discutibili e altre ancora condivisibili, ma quello che vogliamo sottolineare è che il tema ora è centrale negli Usa, come in Europa se solo lo si riesce a capire. Ora più che mai non si deve sbagliare l´analisi: la sostenibilità ambientale e sociale è il nodo da sciogliere del futuro. Ci si era persi per strada anche in Europa ma Obama ce la sta facendo ritrovare, persino alla sinistra, e questo fa riflettere ma bisogna prenderne atto. Aggiungiamo poi che se disgraziatamente la crisi ecologica esploderà causa bolla eco-speculativa gonfiata dall´inazione dei governi, non facciamo poi il processo agli economisti che non hanno previsto la catastrofe perché i responsabili hanno già un nome e cognome oggi...

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