[26/05/2006] Rifiuti

«Crudo crudele», e l´Aamps diventa un palcoscenico

LIVORNO. Si chiama «Crudo crudele» lo spettacolo che andrà in scena domani sera alle 21 nel piazzale interno della sede dell’Aamps, l’azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti nella città di Livorno. Il progetto che sta alla base dell’iniziativa è stato realizzato in collaborazione con l´Anffas (Associazione nazionale famiglie fanciulli e adulti subnormali). La rappresentazione, la cui regia è curata da Lamberto Giannini e Azzurra Ruggeri, metterà in scena 45 attori, di cui 25 disabili psichici.

E’ un evento che mette al centro il paradosso del disabile che diventa rifiuto, la volontà di non nascondere l´handicap ma di metterlo in scena senza abbellimenti, amplificando le stereotipie, la rappresentazione non mediata della fisicità e la provocazione trasgressiva. E, al tempo stesso, la decisione di accendere i riflettori su uno spicchio di umanità particolare, tracciando un parallelo tutt’altro che banale fra uomo e rifiuti: la necessità è quella di lavorare trattando, per evitare di ricorrere alla discarica, tanto per le cose quanto per le persone. Si capisce anche da qui l’intreccio fecondo del rapporto fra Aamps e Anffas.

La rappresentazione avrà un´impronta di spietato cinismo e crudele sincerità. Voluta e studiata a tavolino. La convinzione è che la trasparenza, la spontaneità immediata, la libertà di essere se stessi, di riconoscersi ed essere riconosciuti unici e di percepire l´altro come diverso e con naturalezza, siano la vera forza del gruppo. I disabili protagonisti diventano «simpatiche attrazioni» di un villaggio turistico, i gay vengono sbeffeggiati, il razzismo verso i ragazzi di colore è ostentato.

Le repliche dello spettacolo, nel quale domani sera è prevista la partecipazione straordinaria del senatore Marco Filippi e dell’assessore del Comune di Livorno Alfio Baldi, sono previste per il 5 giugno al Teatro del Porto di Livorno, nel mese di luglio a Lari e a Sant´Anna di Stazzema e ad agosto di nuovo a Livorno nell’ambito di «Effetto Venezia».

Torna all'archivio