[09/06/2009] Aria

Il Canada tesse trame anti-Copenhagen... con la complicità dell´Italia?

LIVORNO. Secondo un documento nreso oto dal giornale Le Devoir, il governo canadese continua a considerare irrealistica un taglio tra il 25% e il 40% delle emissioni di gas serra del Canada e sta lavorando ai Climate change talks in corso a Boon per cercare di rimettere in discussione gli obiettivi che doovrebbero essere portati alla discussione finale di Copenhagen.

Eppure il Canada si era allineato (molto controvoglia) alle conclusioni della Conferenza di Bali del 2007, per poi ad ogni tappa della road map verso Copenhagen difendere posizioni diametralmente opposte.

Il documento, ottenuto da Le Devoir grazie alla legge federale canadese di accesso all’informazione, svela le vere intenzioni del governo conservatore ed è stato realizzato da specialisti in affari esteri e ambientali canadesi alla fine del 2008, poco prima della conferenza sul clima di Poznan e vi si legge a chiare lettere: «La raccomandazione a ridurre le emissioni di gas serra dal 25% al 40% entro il 2020, quale è stata fissata dalla Conferenza sul clima di Bali, non è realistica, compresa quella per diversi Paesi europei, ed è fuori portata per il Canada. Dobbiamo quindi ricercare degli approcci settoriali e dei partenariati in materia di innovazione tecnologica».

Siamo quindi in piena contraddizione con gli impegni del Canada a trovare un accordo internazionale sul clima e il voltafaccia non sarebbe il primo, visto che il governo liberista di Ottawa aveva già paralizzato la Conferenza di Cartagena per il controllo internazionale degli Ogm.

Il docunento reso noto da Le Devoir svela le 3 scelte strategiche del Canada che esigerà «un’intesa nella quale tutti i grandi Paesi emettitori di gas serra dovranno impegnarsi a raggiungere degli obiettiovi obbligatori» e che per questo deplora l’Ue che ha concesso a Paesi emergentio come Cina, India e Brasile di avere obiettivi volontari di riduzione, il che sposterebbe il fardello su Paesi come il Canada.

Il governo do Ottawa punta a rimettere in discussione il principio della «responsabilità comune e differenziata» che riconosce le emissioni «storiche» dei Paesi ricchi.

Per far questo il Canada cercherà di utilizzare l’arma economica, minacciando di non concedere più alcun aiuto finanziario ai Paesi emergenti che non prenderanno in cambio misure di tagli obbligatori di gas serra in modo da sgravare la sua quota.

Preoccupante la lista di alleati che conta di farsi il Canada in questa operazione anti-Copenhagen: tra i Paesi europei considerati più disponibili c’è l’Italia, insieme a Malta e alla Croazia, che «potrebbero serrvire da ferro di lancia per far valere all’interno dell’Unione Europea le nostre posizioni in favore di un equilibrio tra sviluppo economico e protezione del clima – svela Le Dovoir - Ci siamo concentrati in particolare sul presidente Berlusconi in Italia, che era preoccupato per l´impatto degli impegni dell’Europa sul suo settore industriale, per creare una breccia nel fronte comune degli europei»

La ricostruzione è impressionante, perché mentre i canadesi preparavano così Poznan, il nostro governo faceva contro il pacchetto 20-20-20 dell’Ue proprio quell’azione di opposizione che canadesi (e allora Bush) chiedevano.

Il documento è in contraddizione con le posizioni che il Canada espone ufficialmente, ma i conservatori lasciano intendere che l’Europa non ce la farà a raggiungere gli obiettivi di riduzione del Protocollo di Kyoto, proprio come il Canada. Un azzardo perché gli esperti assicurano che Francia, Germania e Gran Bretagna oltrepasseranno addirittura quegli impegni, mentre l’Australia che era nella compagine eco-scettica insieme a Canada ed Usa oggi si è data obiettivi ambiziosi e conta di rispettare il Protocollo di Kyoto.

A questa situazione di quasi isolamento si è aggiunta la nuova posizione di Obama che annuncia una riduzione dei gas serra Usa dell’80% rispetto al 1990 entro il 2050, partendo piano fino al 2020 per poi raggiungere l’ambiziosa Ue, un atteggiamento completamente diverso dai canadesi che dicono (forse ricorda qualcosa...) che non si può rallentare l’economia per lottare contro il global warming.

Raggiunto a Bonn da Le Dovvoir il portavoce di Équiterre, Hugo Séguin, ha detto che «l´importante attualmente è di sapere se questi orientamenti negoziali che guidavano l’ex ministro John Baird e che chiariscono la sua strategia ostruzionistica a Poznan sono semopre quelli che guidano il ministro attualmente responsabile del dossier, Jim Prentice.
L’biettivo principale del governo Harper sembra essere quello di ignorare i nostri obblighi internazionali, di fare il meno possibile e di continuare ad inquinare l’atmosfera senza ostacoli. Se questa è ancora la posizione attuale del Canada, faremmo meglio a ritirarci completamente dai negoziati pittosto che cercare di far deragliare gli sforzi della comunità internazionale».

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