[26/05/2006] Energia

Serafini: «Confindustria non capisce che Kyoto è una risorsa, non un vincolo»

ROMA. Nel programma 2006-20068 di Confindustria, approvato nell’assemblea del 27 aprile scorso, un paragrafo è dedicato a “Energia e Ambiente”. Per riallineare il prezzo dell’energia per le imprese italiane a quello sostenuto dai concorrenti esteri in 5 anni, Confindustria indica alcune soluzioni da attuare, che abbiamo chiesto a Massimo Serafini (nella foto), esperto di energie per Legambiente, di commentare insieme.

Confindustria mette al primo posto «una maggiore diversificazione delle fonti primarie di approvvigionamento, a favore del carbone e delle fonti rinnovabili e con la riproposta del nucleare». Serafini che cosa ne pensa?
«Allora innanzitutto vorrei fornire un elemento di riflessione. Delle circa 880 industrie europee che sono interessate alle emission trading oltre 600 sono italiane: ovvero dovranno comprare crediti al posto delle emissioni per il rispetto del Protocollo di Kyoto. Questo dimostra che l’industria italiana ha vissuto la questione ambientale e in particolare Kyoto come un vincolo e non come un’opportunità di innovazione tecnologica e di conquista di nuovi mercati. Gli obiettivi enunciati nel programma biennale di Confindustria non fanno che confermare queste tendenze che porteranno il Paese al declino perché sostanzialmente puntare sul carbone significa aumentare la nostra non realizzazione di Kyoto, mandare più CO2 in atmosfera e quindi avere maggiori necessità di acquisire crediti di emissione».

E su fatto che: «deve essere preso in considerazione il rientro dell’Italia nel nucleare più avanzato….»?
«Puntare su un rilancio del nucleare significa non risolvere né i problemi di insicurezza intrinseca che questa tecnologia si porta dietro esponendo il paese a rischi, né risolvere il problema energia-ambiente. Per non parlare del problema assolutamente irrisolto delle scorie.
Inoltre continuare a pensare che le fonti rinnovabili siano puramente integrative del modello fossile o di quello nucleare significa fare una scelta miope che considera il modello energetico non rinnovabile insostituibile, contrariamente a quanto tedeschi, giapponesi e altri stanno facendo per costruire un modello rinnovabile al 100% (l’obiettivo del governo tedesco è di raggiungerlo entro il 2050) integrato per la fase di avvicinamento al 100% dal contributo di fonti non rinnovabili».

Confindustria indica anche che «per il settore del gas vanno potenziati i gasdotti entro due anni, e costruiti almeno 5 rigassificatori entro 3 anni»
«Il problema è che se l’obiettivo è trovare soluzioni di transizione verso il 100% di rinnovabili, allora il gas non deve essere predominante, le quantità devono declinare. E siccome il rigassificatore ha una perdita molto più consistente di quello che arriva via tubo, credo che qualche impianto andrà fatto, perché il gas è comunque il miglior combustibile fossile da utilizzare, ma a patto che ci sia una strategia chiara in cui è reso evidente il ruolo transitorio».

L’obiettivo finale che si dà Confindustria è quello di arrivare ad eliminare il differenziale di prezzo del 20% dell’energia elettrica e del 10% del gas naturale rispetto alla media europea.
«L’altro giorno l’Enel ha annunciato che alzerà le bollette per i grandi clienti a causa del protocollo di Kyoto, aumenti che poi di conseguenza finiranno anche nelle bollette domestiche e delle aziende. Questo perché Enel non mai fatto alcuna politica virtuosa, anzi sforando di oltre 20 milioni di tonnellate di emissioni, ora si ritrova ad acquistare crediti in Cina e Brasile, dove costano meno, circa 20 euro a tonnellata. Mi spiego meglio: Enel produce in Italia inquinamento che comporta sanzioni per il mancato rispetto del protocollo di Kyoto e queste sanzioni le fa pagare a noi consumatori finali. Poi va ad acquistare crediti, ovvero finanzia l’innovazione e la ricerca per le fonti rinnovabili in altri paesi. Questo è il risultato della politica di Enel e dell’industria italiana, che hanno cercato di aggirare in tutti i modi il protocollo di Kyoto, considerandolo un vincolo, facendo poi pagare i propri errori ai consumatori finali».

Torna all'archivio