[04/06/2009] Consumo

Pesca abusiva e pirati ogni anno derubano il Madagascar di 750 milioni di dollari

LIVORNO. Come si dice, piove sul bagnato: il Madagascar sfiancato dai disordini politici e dalla catastrofi ambientali deve fare i conti con la pesca di frodo e la pirateria che al largo delle sue coste lo rapinano letteralmente ogni anno di 750 milioni di dollari. Lo Stato, sempre più impoverito e indebolito, non è in grado di controllare e proteggere il suo spazio marittimo. La denuncia arte addirittura da uno degli uomini forti che garantisce il nuovo regime nato da un sollevamento militare, l´ammiraglio della marina malgascia Abel Radavidson, che ha convocato una conferenza stampa per denunciare il saccheggio del mare, la pesca abusiva e le esportazioni illegali di risorse naturali, il traffico di droga, armi ed esseri umani, attività illecite in forte crescita intorno alla grande isola africana e che rappresentano per il Masdagascar enormi perdite economiche.

I 5.000 chilometri di cote e i 111. 120 km2 di acque territoriali del Madagascar sono ricche di pesci ed aragoste che vengono pescati per lo più illegalmente da naviglio straniero. Tutto questo dovrebbe essere controllato ed impedito da 350 guardiacoste che dispongono solo di 6 imbarcazioni veloci di una nave più grande.

«Questo dispositivi – ha detto Radavidson- possono coprire solo la parte nord dell’isola a causa della mancanza di budget e non possono assicurare la sicurezza delle coste malgasce». Thierry Garcin, un professore dell’Université de Paris specializzato in relazioni internazionali, che ha partecipato alla conferenza stampa come esperto, ha spiegato che «I pirati tendono ormai a passare a sud dell’oceano Indiano, in vicinanza della costa del Madagascar e delle 253 isole limitrofe. Gli attacchi dei pirati sono legati ad una combinazione di instabilità politica e povertà. Le condizioni attuali nella Grande le sono favorevoli all’emergenza della pirateria marittima nelle acque territoriali malgasce. La prevenzione, così come la repressione giudiziaria, resta un’opzione difficile da mettere in opera causa della povertà».

Come è successo in Somalia dopo la dissoluzione della dittatura di Siad Barre e poi dello Stato unitario, anche in Madagascar i pescatori tradizionali si sono convertiti in pirati perché le risorse si stanno esaurendo a causa della sovra pesca industriale e per la pressione della popolazione in crescita sulle risorse marittime costiere. E il terremotato governo malgascio nato dal colpo di mano politico-militare di marzo non sembra in grado di mettere ordine in tempi brevi.

E a rimettere in piedi uno stato sfiancato non servirà probabilmente nemmeno la condanna a 4 anni di galera e i 70 milioni di dollari di multa inflitti dal tribunale di Antananarivo all’ex presidente In esilio Marc Ravalomanana, anche se questo conferma le accuse del nuovo presidente Andry Rajoelina.

Anche la causa della condanna la dice lunga sulla situazione del Madagascar, no dei Paesi più poveri del mondo: secondo France 24 Ravalomanana (che era soprannominato il Berlusconi malgascio ed era forse l’uomo più ricco del Paese) è stato condannato per l’acquisto di un jet da 60 milioni di dollari da utilizzare per i suoi spostamenti. Secondo i giudici «Ravalomanana ha mischiato gli interessi pubblici ed i suoi interessi personali». E questo non è perdonabile, almeno in Madagascar.

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