[04/06/2009] Energia

Analisi del Piano energetico ambientale della provincia di Firenze (7)

FIRENZE. Come già visto, a fronte di una superficie che corrisponde al 15% del totale regionale, la provincia di Firenze consuma il 21% (4461 milioni di kwh su circa 21000) di tutta l’energia elettrica usata in regione, e produce il 35% del Pil toscano. Dal punto di vista delle emissioni climalteranti, la provincia di Firenze produce il 23% del totale, con 8,3 milioni t CO2/anno su un totale di 36 milioni di t/anno per la Toscana nella sua totalità.

Globalmente, il consumo energetico della provincia è cresciuto dai 12500 GJ del 2000 ai 16200 del 2006, con una crescita di circa il 30%. Riguardo ai singoli comparti del sistema produttivo, si nota che la crescita del fabbisogno del settore primario è stata del 36% circa (da 114000 GJ a 154000), quella dell’industria del 37% (da 4090000 GJ a 5600000), mentre la crescita del fabbisogno per i servizi è stata più marcata (circa il 40%), passando da 4400000 GJ a 6250000. ben più contenuto è stato invece, dal 2000 al 2006, l’incremento del fabbisogno domestico, cresciuto solo di circa l’8%.

In termini di utenze attive, si segnala il dato sostanzialmente stabile legato all’agricoltura (6598 nel 2000, 6678 nel 2006) e agli usi domestici (460000 nel 2000, 490000 nel 2006), mentre diminuiscono le utenze dell’industria (da 22849 a 19339) e aumentano fortemente quelle del settore terziario, che salgono da 66553 a 74191. Il totale di utenze attive è in lieve crescita (da 556000 a 590000).

Più interessante appare il dato relativo ai consumi medi per singola utenza, che cresce per tutti i settori produttivi, in particolare per l’industria (agricoltura da 17,4 GJ/utente a 23, industria da 179 a 293, terziario da 66,8 a 84,3), mentre resta stabile per i consumi domestici (da 8,4 a 8,5). In termini percentuali, la crescita del fabbisogno per utenza è stata di circa il 30% per l’agricoltura, del 27% per il terziario e del 65% nell’industria: questo dato, unito alla precedente constatazione sulla diminuizione del numero di utenze industriali, indica che il processo di accorpamento avvenuto in provincia in questi anni nel secondo settore ha comportato un aumento del fabbisogno per singola utenza che è stato molto maggiore in termini percentuali rispetto sia a quanto avvenuto per il primario, sia per il terziario. Con il forte impulso alla riqualificazione e all’efficienza energetica che percorre l’agorà politico, economico e sociale in questi giorni (e al netto delle possibili valutazioni relative all’attuale stato di crisi, con le conseguenti contrazioni nella domanda energetica, almeno in valore relativo) è da attendersi certamente che nei prossimi anni il dato relativo al fabbisogno industriale per singola utenza tenda a crescere con intensità molto minore.

Occorre considerare, comunque, che i dati fin qui presentati sono relativi al solo consumo di energia elettrica, valore che è molto utile per fornire un quadro generale dei consumi, ma che non analizza la loro totalità. Per esempio, altri dati presenti nel Peap sono quelli relativi al consumo di gas naturale, le cui importazioni in Italia sono cresciute (dati: Autorità per l’energia elettrica e il gas) di circa il doppio dal 1997 al 2008 (da 39 miliardi di mc a 76,7), a fronte di una diminuizione dei prelievi da giacimenti nazionali di più della metà (1997: 19,2 miliardi di mc, 2008 9,1 miliardi). Il totale del gas consumato in Italia nel 2008 è stato di 82,4 miliardi di mc, in Toscana di 4,8 miliardi.

Nel Peap della provincia fiorentina i rilevamenti arrivano al 2006, anno in cui (dati: Snam) il consumo regionale di gas è stato di 5,04 miliardi di mc, prevalentemente erogati nelle provincia di Livorno (1,65 miliardi), seguita da Firenze (1,03) e Lucca (0,9). Anche in questo caso, però, persiste una scarsità dei dati disponibili che limita la possibilità di analizzarli in maniera più integrata: in particolare, «la disomogeneità dei dati raccolti non ha permesso di effettuare un confronto tra i settori di consumo del gas in provincia di Firenze», ma solo di effettuare un confronto tra i vari Sel (sistemi economici locali).

In generale, anche a questo proposito il Peap evidenzia una «carenza di dati» che «evidenzia la scarsa attenzione delle strutture gestionali e amministrative al problema dell’energia. Malgrado la legge 10/91 abbia introdotto l’Energy manager per la maggior parte delle strutture pubbliche e private, ancora non si riesce ad avere dati dettagliati ed affidabili di tipo energetico, poiché risulta difficile anche avere le potenze, termiche ed elettriche, impegnate ed i consumi energetici. Non parliamo poi della struttura degli impianti, almeno in termini di numero di caldaie, centrali di refrigerazione, eccetera». Sono giudicati insufficienti i dati sui consumi delle scuole («assolutamente disomogenei»), quelli sugli alberghi, che «forniscono una dettagliata illustrazione dei flussi turistici ma scarse informazioni sulle caratteristiche energetiche del sistema ricettivo», e quelli sul commercio, «praticamente inesistenti».

Visto che, sia a livello nazionale che regionale, «il settore industriale e quello civile, terziario e residenziale, coprono insieme oltre il 60% dei consumi energetici, come mostrano i dati pubblicati annualmente da Enea», in questi due settori «la conoscenza della richiesta energetica e delle modalità con cui essa viene soddisfatta è essenziale per programmare lo sviluppo del territorio». L’obiettivo fondamentale posto dal Peap, come abbiamo già visto nelle scorse settimane, è la creazione di «catasti energetici» costruiti su diverse scale territoriali, e in ultima analisi di giungere al punto di «ragionare come se si avesse un’unica grande unità di produzione con linee dedicate ai singoli prodotti» energetici. Strumento fondamentale a questo proposito potrà essere «la realizzazione di un sistema informativo territoriale» che, analogamente a quanto avviene per i Sit urbanistici o quelli ecologici, «integri al suo interno i dati relativi ai consumi energetici ed alla produzione di energia, permettendone una precisa georeferenziazione».

(7 – continua)

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