[03/06/2009] Comunicati

Report dagli Usa: Ecco come sta cambiando la politica energetica in California

LOS ANGELES (California). La California malgrado la crisi economica - qui particolarmente dura, a cui bisogna aggiungere quella dello Stato che ha un buco di 24 miliardi di dollari, con Schwarzenegger che ha annunciato tagli di stipendi pubblici, servizi sociali, scuole, parchi - è sicuramente il luogo più interessante per capire qualcosa della politica energetica che Obama ha in mente. Da qui viene il Ministro dell´energia Steven Chu, il premio nobel che era a capo del Lawrence Berkeley National Laboratory. Da qui viene anche Henry Waxman il deputato (collegio di Los Angeles-Beverly Hills, rieletto ininterrottamente dal 1975) primo firmatario della proposta di legge su cui puntano i democratici per avviare una nuova stagione in materia di energia e clima. Qui tra Palo Alto e San Josè, la Silicon Valley si sta convertendo al solare con alcune delle più importanti aziende al Mondo che stanno sperimentando nei materiali alternativi al silicio, nel film sottile, nel miglioramento dell´efficienza.

La prima cosa che colpisce è l´entusiasmo che tutti hanno quando parlano di cambiamento "green", dall´energia agli stili di vita. Ma anche un umore plumbeo perché la crisi sta lasciando il segno anche per chi, dopo 8 anni di amministrazione Bush, finalmente vede una prospettiva diversa. Opinione diffusa è che Obama, per ora, con i fondi dello Stimulus Plan ha salvato una situazione che altrimenti sarebbe diventata drammatica. A Berkeley lo spiegano con semplicità: la crisi delle banche stava per portarsi dietro anche le imprese che puntano sulla ricerca nel solare, perché sono stati tagliati tutti i prestiti alle start-up. Che invece possono adesso guardare a investimenti per portare avanti lo sviluppo di prototipi e la ricerca applicata. Al Comune di San Francisco come a Sacramento (sede del Governo dello Stato) stanno lavorando senza sosta per far diventare progetti cantierabili le idee che fino ad adesso avevano per la mobilità urbana, le infrastrutture ferroviarie, l´efficienza energetica e questo grazie a fondi mai sperati prima.

C´è un grande orgoglio nel raccontare come qui siano stati approvati i provvedimenti più ambiziosi negli Usa in materia di efficienza energetica in edilizia, di sviluppo delle rinnovabili (al 2016 il 20% di elettricità da rinnovabili, 3000Mw di fotovoltaico e metà delle nuove case con tetti solari), sul clima (a San Francisco l´obiettivo è -20% di CO2 al 2012 rispetto al ´90), e come siano in discussione provvedimenti che porterebbero al 2020 ad avere in California il 33% dell´energia elettrica da rinnovabili. Le ricerche che stanno portando avanti alla California Energy Commission e all´Università di Berkeley mostrano come sia possibile immaginare una California completamente rinnovabile (almeno come potenziale). Il lavoro che stanno facendo è di quantificare gli investimenti necessari sulle reti elettriche per portare l´elettricità dagli impianti eolici nelle aree interne verso le grandi città, di come realizzare le centrali solari a concentrazione di 500MW nei deserti verso il Nevada, di portare avanti grandi centrali geotermiche di nuova generazione. Per mettere in piedi questo scenario occorre fare grandi investimenti nelle linee e nella gestione del sistema elettrico, pensare a sistemi di stoccaggio dell´energia elettrica perché ognuno delle fonti rinnovabili ha andamenti durante il giorno e le stagioni diversi di produzione.

Oltre all´entusiasmo c´è anche molto realismo, perché sono consapevoli che i risultati non sono ancora quelli sperati, che alcuni strumenti non stanno funzionando bene. Questa esperienza negli Usa permette anche di sfatare due convinzioni (spesso luoghi comuni): il primo è che il sistema energetico fosse del tutto privatizzato e con una vera concorrenza che noi in Italia ancora non vediamo nell´offerta alle famiglie e alle imprese. In realtà il territorio è diviso in zone e in ognuna opera un’azienda (Utility), che può essere privata (il più delle volte) oppure municipalizzata, qualche volta una cooperativa. Quindi per la fornitura l’unica possibilità è prendere quello che la zona in cui abiti prevede: nessuna possibilità di cambiare offerta dell´elettricità o del gas. E la ragione per cui gli obiettivi per le rinnovabili procedono lentamente è proprio perché passa per le Utility, che dovrebbero garantire degli obiettivi minimi e crescenti di energia prodotta da rinnovabili (come i nostri certificati verdi), e fanno di tutto per ritardare gli investimenti visto che non ci guadagnano nulla. Senza una chiara volontà politica e autorità capaci di regolare e multare (hanno delle commissioni di controllo sulle utility a livello Statale e municipale), dicono sarà difficile che questo strumento decolli. Siccome questo sistema (il renewable portfolio standard) è lo stesso che ha in mente Obama a livello federale qualche preoccupazione viene.

Tutti vorrebbero il sistema di incentivi tedesco, con tariffa fissa per 20 anni, che anche noi abbiamo per il fotovoltaico (con risultati molto superiori ai loro!), ma sarebbe vissuto come una tassa e quindi nessuno ha il coraggio di proporlo.

La secondo convinzione è che negli Stati Uniti pesassero meno certe logiche di concertazione nelle decisioni, che ci fosse un ruolo meno attivo dei corpi intermedi (sindacati, associazioni di categoria, ecc.). Invece l´esperienza che ho conosciuto qui più interessante mostra come almeno in questi mesi sia avvenuto tutto il contrario.

Green for All è un’associazione nata a Oakland (baia di S. Francisco) che lavora per fare dei "Green jobs" una prospettiva innanzi tutto per chi sta ai margini, un’occasione per tirare fuori le persone dalla povertà, per chi non ha lavoro perché in comunità emarginate, uscito da prigione o tornato dalla guerra in Iraq. Per cui organizzano gruppi che lavorano nelle comunità più in difficoltà. Il fondatore è oramai un personaggio noto, Van Jones autore di un libro-manifesto sul tema citato spesso da Al Gore, anche lui entrato da qualche settimana a lavorare nella squadra di Obama. Insieme alle altre associazioni che lavorano su questo tema (la più nota è Apollo Alliance) sono riuscite a far inserire nello Stimulus Plan 500milioni di dollari per interventi di riqualificazione energetica di edifici residenziali pubblici e di uffici statali, di formazione e assistenza, il tutto da veicolare con particolare attenzione al coinvolgimento delle comunità e facendo lavorare chi vive nelle zone da recuperare attraverso bonifiche e dismissioni industriali. Stesso tipo di ottica, dicono, c´è nella Waxman-Markey grazie al lavoro fatto con i deputati che seguono il testo.

Anche dagli incontri con il Sierra Club emerge il grande lavoro di lobbying sulla legge sull´energia di cui riconoscono grandi pregi e anche limiti, e su cui portano avanti una continua e coordinata pressione. Si trovano anche voci scettiche riguardo alle prospettive di Obama: Lee Schipper dell´università di Stanford sostiene ad esempio che tutta questa strategia cerca di aggirare il vero problema, che è il costo dell´energia negli Usa. Da quando era presidente Ford fino ad oggi il problema è sempre lo stesso, la politica ha paura di gestire una fase in cui bisognerà dire agli americani che non ha alcun senso pagare così poco l´elettricità e la benzina (questi giorni il prezzo alla pompa è di 0,56euro a litro). Tutte queste proposte in discussione sono giuste e le persone che le portano avanti le migliori (la maggior parte sono stati suoi ex colleghi) ma puntano a rinviare e nascondere la questione. Che però non è eludibile, oppure la si può rinviare ma poi a quel punto quando gli americani scopriranno di dover pagare di più può essere un fortissimo boomerang se nessuno glielo aveva mai spiegato prima.

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