[03/06/2009] Consumo

Erosione della biodiversità agricola: i geni delle piante cominciano a dare frutti

LIVORNO. I delegate dei 120 Paesi della terza sessione del Governing body dell’International treaty on plant genetic resources for food and agriculture che si chiude a Tunisi il 5 giugno stanno discutendo dei benefici prodotti dal Trattato internazionale sulle risorse fito-genetiche e «per la prima volta – sottolinea la Fao – I contadini dei Paesi poveri saranno, all’interno di un trattato giuridicamente obbligatorio, ricompensati per aver conservato e propagato delle varietà di piante in grado di salvaguardare la sicurezza alimentare mondiale nel corso dei prossimi decenni».

Il Trattato stabilisce una Banca genetica mondiale che comprende 64 colture alimentari che costituiscono oltre un milione di campioni delle risorse fitogenetiche conosciute e prevede che ogni volta che un prodotto commerciale risultato dall’utilizzo della Banca e brevettato, l’1,1% delle vendite devono essere versate al fondo di condivisione dei benefici del Trattato.

La Fao sottolinea che «Il lavoro di selezione delle piante è un processo molto lento. Occorrono persino 10 anni perché dopo l’operazione di trasferimento genetico si arrivi ad un prodotto brevettato». E’ per questo motivo che alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, hanno voluto un sistema di finanziamento. Ad esempio, la Norvegia ha imposto una piccola tassa sul suo mercato interno di sementi con la quale finanzia i progetti internazionali (dei quali parliamo in un altro articolo).

Shakeel Bhatti, segretario del Trattato ha sottolineato a Tunisi: «Siamo riconoscenti ai governi che hanno reso questo possibile grazie ai loro contributi volontari. Se i contadini e gli altri partner in materia di agricoltura non ottengono alcun sostegno per conservare e sviluppare le differenti varietà di piante, la diversità delle colture delle quali si occupano andrà persa per sempre».

Nessun Paese può ormai dirsi autosufficiente per quel che riguarda le risorse fitogenetiche e la biodiversità si sta rivelando sempre più importante per garantire l’agricoltura di altri Paesi e regioni. «La cooperazione internazionale e il libero scambio delle risorse genetiche sono di conseguenza fondamentali per la sicurezza alimentare – dice la Fao – il cambiamento climatico ha reso sempre più pressante l´esigenza di preservare tutte le piante coltivate nel corso di millenni e che sono in grado di resistere a inverni rigidi e ad estati torride».

Invece la biodiversità agricola è in preoccupante regressione a causa della modernizzazione, dell’evoluzione e standardizzazione dei regimi alimentari e della crescita demografica. Secondo la Fao «Circa i tre quarti della diversità genetica delle piante coltivate sarebbero state perdute per sempre nel corso dell’ultimo secolo, e questo fenomeno di erosione genetica prosegue. Si stima che disponevamo di oltre 10.000 specie coltivate». Oggi, l a maggioranza della popolazione mondiale si ciba di 150 varietà agricole e solo 12 di queste danno l’80% dell’apporto energetico di origine vegetale, riso, grano e patate da soli rappresentano il 60%.

La nuova miniera del cibo e la difesa contro la sua erosione genetica si trova probabilmente nelle “nuove” numerose varietà che vengono coltivate in aree marginali ed inaccessibili alla globalizzazione e che rappresentano una risorsa ancora no esplorata dei Paesi più poveri dove vengono coltivate con metodi tradizionali dai piccoli agricoltori senza mai essere commercializzate.

A Tunisi si cerca un accordo sul modo per rafforzare gli aspetti del Trattato riguardanti la condivisione dei benefici e per aiutare così i Paesi in via di sviluppo a migliorare la qualità delle oro colture alimentari. Secondo Bhatti «Se i disaccordi sull’accesso alle risorse genetiche delle piante possono essere legati a questioni di ordine tecnico e giuridico complessi, gli impegni restano chiari. I selezionatori hanno bisogno di un accesso ad una vasta diversità genetica per rilevare le sfide del cambiamento climatico e della lotta contro i danni e le malattie delle piante e per nutrire la popolazione mondiale in rapida espansione».

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