[01/06/2009] Consumo

La nuova guerra del ferro (al ribasso) di Rio Tinto e Nippon Steel contro i cinesi

LIVORNO. Il 26 maggio la multinazionale mineraria anglo-australiana Rio Tinto ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il gigante giapponese Nippon Steel Corporation sul prezzo delle forniture di minerale di ferro per i contratti annuali a partire dall’aprile 2009. «In base a questo accordo – si legge in un comunicato di Rio Tinto - i nuovi prezzi per i prodotti Hamersley saranno i seguenti: Pilbara Blend Fines: 97 centesimi di dollaro per tonnellata a secco (dmtu); Pilbara Blend Lump 112 centesimi per dmtu».

Sam Walsh, a capo della Rio Tinto Iron Ore, ha detto: «Rio Tinto ha il piacere di giungere oggi a questo accordo con la Nippon Steel Corporation, leader della siderurgia in Giappone. Riteniamo che questo regolamento sia un risultato realistico, per entrambe le parti, che rispecchia il mercato globale per il minerale di ferro e le attuali impegnative condizioni di mercato di fronte i nostri clienti».

L’accordo sul prezzo del ferro ha fatto andare su tutte le furie i cinesi che rifiutano il ribasso previsto è che peserà come un macigno sulle loro contrattazioni nei Paesi in via di sviluppo. La China Iron and Steel Association (Cisa) ha scritto in un comunicato che «La riduzione dei prezzi non riflette la situazione reale dell’offerta e della domanda sul mercato internazionale ed obbligherà la siderurgia cinese a lavorare in perdita se verranno applicati».

L’accordo Rio Tinto - Nippon Steel prevede ribassi tra il 33 e il 44% in funzione dei contratti e secondo i cinesi della Cisa «Non riflette le relazioni mutualmente beneficiarie che devono prevalere tra i produttori di acciaio e coloro che li approvvigionano in minerale di ferro. La siderurgia cinese non accetterà questa riduzione e non si allineerà a questi prezzi».

Secondo le industrie dell’acciaio cinesi, che dopo il comunicato si sono rifiutate di dare ulteriori spiegazioni persino alle agenzie ufficiali del governo di Pechino, «I prezzi del minerale devono ritornare ai loro livelli del 2007, cioè ad un calo medio superiore del 40% sui contratti annuali».

E’ evidente che anglo-australiani e giapponesi hanno fatto cartello per mettere in difficoltà l’espansionismo cinese, la cosa nuova è che lo facciano strizzando l’occhio ai fornitori, offrendo di più di quanto sono disposti a fare i cinesi e mettendoli così in difficoltà con i loro amici, soprattutto nella frontiera africana delle materie prime nella quale Pechino era penetrata come nel burro. Sembra proprio che sia iniziata una nuova guerra commerciale che per ora si gioca su chi fa il minore ribasso.

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