[27/05/2009] Energia

Le elezioni mongole mettono nei guai i progetti nucleari di Putin?

LIVORNO. Nei giorni scorsi, di ritorno dal Giappone, Putin si era fermato ad Ulan Bator per rinsaldare i già stretti legami tra Russia e Mongolia e dare il suo appoggio a Nambaryn Enkhbayar, il presidente uscente della Mongolia che puntava ad una sua nuova rielezione il 24 maggio. Invece il candidato del Partito rivoluzionario del popolo mongolo (Prmp, il Partito comunista) ha ottenuto solo il 47,44%. E presidente della Mongolia è diventato Tsakhiagiin Elbegdorj (Nella foto), il capo del partito democratico nazionale mongolo che giuda la Democratic Union Coalition che si è aggiudicata il 51,24% dei voti già al primo turno.

Ora Mosca è costretta a rifare i suoi conti e ha mandato avanti il direttore di Rosatom, il monopolista nucleare di Stato, per tastare il terreno: intervenendo ad Atomexpo, la fiera del nucleare in corso a Mosca, Sergei Kirienko ha detto di essere sicuro che «La Mongolia vuole proseguire la collaborazione con la Russia nello sfruttamento dei suoi giacimenti di uranio. Il presidente mongolo eletto opererà prima di tutto per il bene del suo Paese. Questa cooperazione conviene alla Russia, sennò non la faremmo, ed alla Mongolia».

In verità Elbegdorj, che è già stato primo ministro della Mongolia, è un osso duro per Mosca e durante il suo breve (e non brillante) governo aveva spostato l’asse economico-strategico del suo Paese verso gli Usa, individuando nel rapporto con la Russia una prosecuzione dell’antica sudditanza con l’Urss, incarnata dal potere del Prmp, il principale ostacolo per la sua politica liberista.

Quindi la vittoria a sorpresa dell’opposizione mongola arriva in un momento delicatissimo, mentre si stava per firmare l’accordo per la cooperazione nucleare tra Rosatom e la Direzione per l’industria nucleare della Mongolia che dovrebbe portare alla nascita di una Joint venture per lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di uranio mongoli.

Per Kirienko, l’accordo potrebbe essere firmato entro qualche settimana, così come ha chiesto Vladimir Putine durante la sua visita ad Ulan Bator. Ma è difficile credere che Elbegdorj sia disposto a prendere a scatola chiusa il pacchetto preparato dall’ex governo comunista e dai russi a qualche giorno dalle lezioni. Probabilmente Rosatom dovrà sudarsi l’accesso al milione e mezzo di tonnellate delle riserve di uranio della Mongolia e probabilmente non basterà più la ristrutturazione della rete ferroviaria che, fra l’altro, è per metà di proprietà russa.

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