[22/05/2009] Comunicati

India: nasce una giovane leadership climatica?

LIVORNO. Secondo Anna da Costa, responsabile della sede del Worldwatch Institute di New Delhi, «La ri-elezione dell’United Progressive Alliance (Upa), guidata da primo ministro Manmohan Singh del Congress Party, è probabile che non porti a cambiamenti immediati nell’approccio dell’India al cambiamento climatico. Ma molti giovani candidati possono influenzare le istanze del Congress».

Tra le nuove azioni attesi dal nuovo governo indiano ci dovrebbe essere un rapporto strategico dettagliato che illustri un Piano nazionale per affrontare il cambiamento climatico. Documenti che sono in ritardo proprio a causa delle elezioni. L´Upa nel periodo pre-elettorale aveva messo l’accento proprio su un Piano d’azione nazionale sul climate change che doveva comprendere l’obiettivo di aumentare la produzione di pannelli fotovoltaici per 1.000 megawatt all´anno e poi efficienza energetica, riforestazione misure di adattamento.

Per Malini Mehra, a capo del Centre for Social Markets «Questo è un inizio, ma abbiamo bisogno di un po´ di più. Il Congress dovrà dimostrare lungimiranza e leadership per ottenere un accordo alla COP15 e che questo è buono sia per l´India che per il mondo». Infatti il ruolo che deciderà di svolgere l’India nelle trattative del summit Onu sul clima a Copenhagen potrebbe rivelarsi determinante per il post-Kyoto.

Mehra ha fatto parte di una delegazione indiana di leader ambientalisti che questa settimana si è incontrata a Washington con politici ed ecologisti statunitensi per dimostrare che, nonostante il dibattito elettorale alla fine si sia concentrato soprattutto sulla crescita economica, molti in India chiedono una più forte iniziativa nazionale e globale per affrontare il cambiamento climatico, anche se gli indiani hanno ammesso che l’emergenza ambientale e climatica nel loro Paese non è ancora considerata un’urgenza.

«Tuttavia, molti villaggi poveri delle zone rurali sarebbero disposti ad abbracciare le energie rinnovabili – ha spiegato Harish Hande, dell’impresa di energia solare Selco di Bangalore – se le tecnologie fossero adeguatamente finanziate. L´energia rinnovabile per i poveri non è un problema. Francamente non vedo nessun’altra soluzione».

Comunque Ben Block, un esperto di politica ambientale asiatica del Worldwatch Institute, è abbastanza ottimista: «L´Alleanza può disporre di giovani politici che sono potenzialmente più attenti all´ambiente, compresi Rahul Gandhi, figlio della presidente del Congress Sonia Gandhi; Sandeep Dixit, attuale deputato di East Delhi e figlio del Chief Minister della capitale indiana; Sachin Pilot, attuale deputato della Dausa constituency del Rajasthan; Jitin Prasad, attuale ministro per l´acciaio e deputato per distretto dell’Uttar Pradesh».

Attualmente nessuno può dire quale sarà la posizione indiana a Copenaghen, visto che sembra in costante evoluzione e che sarà pesantemente condizionata dalla formazione del nuovo governo che dovrà essere comunque di coalizione, visto che l’Upa si è aggiudicato alla fine del mese di maratona elettorale 262 seggi, un netto vantaggio rispetto ai 157 della National Democratic Alliance (Nda), guidato dalla destra nazionalista indù del Bharatiya Janata Party (Bjp) . Per arrivare ai 272 seggi della maggioranza all’Upa mancano 10 seggi che dovrà cercare o tra i piccoli ma esigentissimi piccoli partiti regionali oppure nel Third Front che raggruppa sinistra, comunisti e partito degli intoccabili e che però pone la pesantissima pregiudiziale della rinuncia all’accordo Usa-India sul nucleare civile.

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