[21/05/2009] Energia

Nucleare, Scajola: «Entro il 2018 i primi chilowattora prodotti». Realacci: «Solo bugie»

LIVORNO. «Nel 2010 le imprese interessate presenteranno le domande per le nuove centrali nucleari. Entro il 2013 metteremo la prima pietra della prima centrale. Entro il 2018 avremo i primi chilowattora prodotti nel nostro paese con il nucleare». Lo ha detto il ministro Scajola nel corso del suo intervento all´assemblea di Confidustria, aggiungendo che «a regime il nucleare coprirà il 25% del fabbisogno elettrico italiano». Il ministro ha ricordato che il governo ha «già firmato accordi paritetici di collaborazione con la Francia e con la Russia e altri ne firmeremo. Non si devono quindi temere inesistenti ´colonizzazioni tecnologiche´ da altri paese».

Parlando poi della strategia in campo energetico del governo, Scajola ha detto che «con il nuovo mix la produzione da fonti fossili scenderà dall´attuale 81% al 50% con enormi benefici per l´ambiente. Abbiamo dato impulso - ha proseguito - alle energie rinnovabili da cui vogliamo ricavare un altro 25% di energia. Nell´ultimo anno il fotovoltaico è aumentato del 400%, l´eolico del 60% e anche l´idroelettrico e le biomasse sono in crescita». Secondo Scajola «le tecnologie applicate alle fonti rinnovabili potranno rappresentare inoltre un´opportunità di uscita dalla crisi se, come ha detto Bill Gates, il sistema capitalistico saprà essere creativo». Il ministro, rivolgendosi alla platea degli industriali, ha concluso che grazie a questa strategia «le vostre imprese pagheranno l´elettricità´ fino al 30% in meno come i vostri concorrenti europei».

Puntuale la replica di Ermete Realacci, responsabile Ambiente del PD: «Oggi dal Ministro Scajola sul nucleare abbiamo ascoltato solo propaganda e colossali bugie. Mente quando afferma che sarà possibile produrre energia atomica a partire dal 2018 e mente soprattutto quando dice che ci sarà un risparmio del 30% sulle bollette delle imprese e delle famiglie. E’ vero esattamente il contrario: il ritorno al nucleare è antieconomico e i costi ricadrebbero proprio sulle tasche degli italiani».

«E’ per ragioni economiche – continua Realacci - che negli USA, dove il settore energetico è tutto privato, non si fanno nuove centrali nucleari dal ‘78, ben prima di Chernobyl. Senza un forte sostegno pubblico, infatti, l’attuale nucleare non è competitivo nei paesi occidentali. A maggior ragione in un momento di crisi - conclude - è necessario puntare su misure che danno risultati a breve termine, sostengono e rendono più competitiva l’economia e l’aumento occupazionale. Per il nostro paese questo vuol dire puntare sul risparmio e l’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili, sul recupero energetico del patrimonio edilizio esistente, sul ricambio dei beni durevoli orientato su base ambientale».

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