[12/05/2009] Rifiuti

L´Osservatorio nazionale rifiuti fotografa le criticità delle reti del riciclo

LIVORNO. In Germania il recupero dei materiali da rifiuti (urbani e speciali) è un vero e proprio business, come del resto lo è anche se in misura minore nel nostro paese. Lo abbiamo scritto più volte e oggi lo ricorda anche un articolo di Repubblica, che mette a confronto il poco che si fa in Italia rispetto a quanto si produce, limitandosi tra l’altro solo alle sfera dei rifiuti urbani.

Un analisi approfondita del sistema che sta dietro al riciclo nel nostro paese, è stata fatta nel rapporto dell’Osservatorio nazionale rifiuti, organismo che ha funzione di vigilanza sui sistemi consortili unici e obbligatori che operano nel nostro paese, ma anche di promozione delle attività di riciclo da questi attivati.

Lo sviluppo del settore del riciclaggio dei rifiuti offre infatti notevoli vantaggi ambientali, anche per la riduzione dell’effetto serra raggiungibile attraverso il recupero di materia, già evidenziata in altri studi di settore. Il settore dei rifiuti, conferma infatti l’Osservatorio, può fornire un significativo contributo alla riduzione dei gas climalteranti (sia con il ricorso al riciclaggio di materia, sia con la riduzione del biogas emesso dalle discariche) che secondo una stima effettuata da Prognos nel 2008, potrebbe, per l’Italia, corrispondere al 30% degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto al 2020 (30 mil. di tonnellate di CO2eq).

Ma il contributo di riduzione più significativa si ottiene proprio dal riciclaggio/recupero dei rifiuti, mediante la sostituzione di materie prime vergini con materie prime seconde, con gli ulteriori vantaggi di rallentare il consumo di materie vergini e ridurre la quantità di materiali che sarebbero altrimenti destinati allo smaltimento.

Quali sono allora le criticità che non fanno decollare appieno questo sistema?
Intanto si devono fare i conti con gli andamenti, nel mercato, dei prezzi delle materie vergini che condizionano fortemente l’andamento della collocazione delle materie seconde e di ritorno anche quelli delle raccolte differenziate.

«La raccolta differenziata dei diversi materiali- si legge nel rapporto Onr- è funzione del sistema di riciclo e della richiesta delle materie seconde da parte del mercato. Le materie seconde sono in stretto rapporto con i valori che le materie prime raggiungono. I mercati delle materie prime e delle materie seconde sono mercati variabili e ciclici che hanno portato negli anni a situazioni alterne in cui la materia seconda poteva essere o meno conveniente rispetto alla materia vergine».

A titolo di esempio, nel rapporto viene analizzato l’andamento delle materie seconde plastiche, che all´inizio del 2008 con l´alto costo del petrolio, avevano un prezzo molto competitivo rispetto a quello delle materie prime plastiche, ma alla fine dello stesso anno, con la caduta del prezzo del petrolio le materie prime plastiche hanno diminuito il prezzo relativo diventando più convenienti delle materie seconde.

Una situazione che è andata in pieno ad incrociarsi con la crisi economica mondiale e che ha portato uno dei consorzi di materia (il Corepla) ad accusare una crescente difficoltà a conferire il raccolto differenziato e separato in forme di materie prime seconde, da cui la decisione del Conai-Corepla di aumentare il contributo ambientale (Cac) fino a 195 euro per tonnellata a partire dal mese di luglio 2009.

Una decisione avvallata dall’Osservatorio, per il fatto che, si legge sempre sul rapporto, «il punto centrale in qualsiasi politica di sostegno al riciclo è che queste non possono essere sviluppate a metà. I maggiori oneri, non solo per la raccolta differenziata, ma anche per una corretta introduzione delle materie seconde sul mercato, devono essere considerati indispensabili se finalizzati efficacemente allo scopo».

Quindi il problema va distribuito lungo tutta la rete della filiera del riciclo, che nei sistemi collettivi e individuali del nostro paese si sviluppa sempre linearmente.
Un singolo soggetto, che costituisce un nodo della rete, è infatti sempre collegato ad un altro singolo soggetto. Questo è un aspetto positivo nella individuazione delle responsabilità condivise nella gestione dei rifiuti, ma può rappresentare anche un elemento di debolezza laddove un singolo soggetto sia di fatto o potenzialmente debole e quindi generatore di crisi per tutta la filiera.

Al contrario, sostiene l’Osservatorio, una rete parzialmente ramificata può sfruttare un secondo ramo in alternativa all’altro nel caso in cui quest’ultimo sia per qualche ragione impraticabile.
Le reti del riciclo si basano essenzialmente sulla realizzazione di tre tipologie di catene riferite ai principali tipi di flusso in esse coinvolte: i flussi di materia, i flussi monetari e quelli di informazione.

A queste tre principali catene se ne possono aggiungere altre, anche solo parzialmente, che possono coincidere con una delle prime o dipendere da una di esse.

Il fatto che la singola catena dei flussi dei materiali sia chiusa o aperta dipende non solo dalla tipologia dei prodotti e dei materiali, ma anche da fattori economici e da scelte organizzative. Pertanto la chiusura del flusso di materia su un nodo dipende anche dalle catene finanziarie ed informative.

Di fatto sono da considerarsi prevalentemente a catena chiusa gran parte delle catene afferenti al sistema del Conai e segnatamente quella dell’alluminio, del vetro e della carta, mentre è da considerarsi a catena aperta quella delle plastiche.

L’analisi complessiva di tutto il sistema porta a far emergere, oltre al forte ritardo delle reti di raccolta e recupero di molti prodotti, tra cui i Raee, le batterie, le cartucce per stampanti, i medicinali, una profonda eterogeneità delle strutture di supporto per il riciclo, che riguarda gli aspetti organizzativi e si riflette poi anche sui sistemi di controllo, come ad esempio accade nella duplicazione delle funzioni similari del dell’Osservatorio e quello dei comitati di vigilanza e il controllo dei Raee.

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