[11/05/2009] Parchi

Altro che “invenzioni di Legambiente”… Alle Paffe è già tutto approvato da mesi!

PORTFERRAIO (Livorno). A marzo Legambiente Arcipelago Toscano aveva lanciato un allarme sulle”voci “ insistentib che circolavano a Cavo, la frazione di Rio Marina, di richieste di acquisto di terreni in località Le Paffe con il dichiarato intento di costruire in un’area costiera di grande pregio paesaggistico, sotto l’antica grande cava di calcare, a soli trenta metri dal mare e a non molta distanza dalla “Costa dei Barbari” il complesso edilizio costiero al centro del processo di “Elbopoli” insieme all’ecomostro di Procchio.

Un’area di grande importanza quale testimonianza d’archeologia industriale, per la presenza di strutture e "tremogge" che ricordano l’epoca delle estrazioni di calcare, dai primi anni del ‘900 fino al dopoguerra, e diventata particolarmente appetibile per la presenza di una spiaggetta e di un vecchio molo che potrebbe servire a costruire un piccolo approdo esclusivo che sarebbe il coronamento di una privatizzazione.

«L’area (evidentemente non a caso) – dicevamo a marzo - è in evidente dissesto idrogeologico, ma rappresenta una piccola enclave ritagliata subito all’esterno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed è completamente circondata anche dalla Zona di Protezione Speciale “Elba Orientale” dell’Unione Europea (…) Ci chiediamo quindi quali siano le intenzioni e le mire su questo fazzoletto di terra e chiediamo al Parco, al Comune e alla Regione di non permettere sfregi e cementificazioni di un’area così importante dal punto di vista paesaggistico e ambientale e così legata alla memoria ed alla storia mineraria ed estrattiva del Cavo e dell’Elba»

Il Sindaco di Rio Marina, l’On. Francesco Bosi (Udc) rispondeva risentito e cercando di trasformare la questione in una cosa personale: «Il signor Mazzantini (il portavoce di Legambiente Arcipelago toscano, ndr) non è certo nuovo a iniziative estemporanee con le quali cerca disperatamente di mettere in cattiva luce l’amministrazione comunale di Rio Marina, anche a costo d’inventarsi di sana pianta situazioni che non esistono (…) dobbiamo dire che per quanto riguarda la località Le Paffe, a Cavo, forse egli si riferisce alle previsioni del vecchio Piano Regolatore che, peraltro, non si sono realizzate. Questa amministrazione ha infatti in corso di adozione il Regolamento Urbanistico che riduce fortemente quelle previsioni. E’ inoltre in corso l’iter di un Piano di recupero di quanto può interessare per la salvaguardia di elementi di archeologia industriale».

Quel che Bosi asseriva essere inventato di sana pianta ci è voluto poco a scoprirlo, anche senza l’intervento di un’opposizione che ci sembrava stranamente silente e che poi abbiamo scoperto complice. Il 28 novembre 2008 il Consiglio Comunale di Rio Marina ha approvato, con i voti di centro-destra e centro-sinistra, sempre uniti a Rio Marina quando c’è da cementificare, il “Piano di recupero d´iniziativa privata e riconversione ai fini ricettivi delle tramogge esistenti in Loc. Le Paffe – Frazione di Cavo – proponente Società SO.CO.MA. – Adozione” (in allegato).

A questo ennesimo “cambio di destinazione d’uso” della nostra storia ha dato naturalmente il via libera anche una Conferenza dei Servizi con la Regione Toscana, Provincia di Livorno, Soprintendenza per i Beni Paesaggistici che riguardo al Piano Attuativo chiede «la prescrizione che a livello di progetto esecutivo sia predisposto uno specifico studio relativo alle sistemazioni esterne con particolare riferimento ai materiali, per i quali occorre preferire il riutilizzo delle pietre di risulta degli interventi architettonici previsti, con riferimento alla strada, per la quale sono necessari interventi di ingegneria naturalistica e con riferimento al parcheggio per il quale occorre prevedere un’opportuna schermatura sul lato mare. Particolare attenzione dovrà essere prestata alle opere necessarie per la funzionalità dei deflussi idrici», confermando almeno la giustezza di alcune preoccupazioni sollevate da Legambiente.

La stessa Soprintendenza (pronta come sempre a vietare un pannello solare su un tetto e ad approvare ogni operazione che preveda modifiche ben più importanti…) di fronte ad un progetto evidentemente impattante chiede una «nuova soluzione architettonica che preveda il recupero della volumetria esistente del terzo piano limitatamente al vecchio profilo del manufatto più in particolare intervenire soltanto sul fianco destro del complesso lasciando a giardino pensile la restante copertura; l’abbassamento del piano di campagna per diminuire l’altezza complessiva; accorgimenti tecnici ed ambientali (non definiti) per garantire su tutta la copertura dell’intero edificio la realizzazione di un giardino pensile in modo da apprezzarne la continuità con la macchia mediterranea circostante; la mappatura delle essenze arboree e cespugliate più importanti ed interessanti che nella sistemazione degli spazi esterni dovranno essere mantenute; un elaborato grafico che indichi con chiarezza l’accesso al complesso residenziale con progetto stradale e relativo titolo per la sua realizzazione; la sistemazione dell’area a parcheggio con valutazione di impatto ambientale»

Cosa voglia fare la società Sa.Co.Ma. lo spiega bene la delibera che incredibilmente afferma che si tratta di «una volumetria già in essere di non rilevante valore storico, culturale ed architettonico; l’immobile nel suo insieme non rappresenta documento materiale della cultura né elemento significativo del paesaggio e non costituisce comunque risorse essenziali del territorio».

Per questo, riprendendo le previsioni del vecchio Prg approvato da una giunta di centro-sinistra, si da il via al «recupero delle tramogge esistenti mantenendone l’impianto originale, per un eventuale uso a fini ricettivi, o di servizio alla struttura ricettiva di nuova realizzazione, mediante Piano di Recupero o Piano articolareggiato unitario di iniziativa pubblico o privata, ammettendo interventi di tipo A, B, C, D1, D2 sui manufatti esistenti» consentendo così la trasformazione di strutture minerarie in un “alberghetto”.

Sembrano, in piccolo, le prove generali di quanto accadrà a Vigneria con l’enorme speculazione del Villaggio Paese rimesso all’asta con lo sconto da Demanio per 8 milioni di euro e di quella alberghiera di Cala Seregola.

L’Onorevole Sindaco Bosi si poteva almeno risparmiare di cercare di nascondere, con le solite contumelie contro Legambiente, l’approvazione di una delibera all’unanimità che con la solita scusa del “riordino” e del “recupero” trasforma in strutture ricettive delle tremogge di una cava di calcare!

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